Fratello fino alla morte. Nicodemo cacciatore nelle tenebre. 3. #nicodemo #morte #croce #lanternadelcercatore

1. Ultimo Atto.

Siamo sulle tracce di Nicodemo ormai già da qualche giorno, in questa nostra serie. Nelle scorse puntate abbiamo visto Nicodemo scegliere di operare secondo il bene, come cacciatore nelle tenebre. Agire secondo le opere della Luce, per cui Nicodemo dibatte e offre le ragioni della fede, insomma litiga per la verità.

Dopo la tenebra, la verità nell’intelligenza, manca l’ultimo atto: amare un amico. Fino alla morte. Un atto incredibile di amore. Nicodemo sceglie di dare sepoltura a Gesù. Insieme a Giuseppe d’Arimatea ed altri, quel maestro di verità che gli aveva donato luce nella tenebra. Per il quale si era più o meno si accapiglia con i farisei.

Quanto è difficile riflettere ed accettare l’idea che dobbiamo morire. Ancora peggio è pensare che dovrà morire un nostro amato, un genitore, un fratello, un caro amico e maestro.

Due secoli fa Sant’Alfonso Maria De’ Liguori scriveva “L’apparecchio alla morte”. Martin Heidegger parlava di essere – per – la morte come termine e limite ultimo di ogni esistenza. Il prepararsi alla morte corporale. La nostra cultura attuale ha dimenticato questa dimensione. Sia da un punto di vista spirituale che filosofico. Oltre che averla dimenticata ha deciso di gettarla nell’oblio. Di chiuderla nel cassetto della rimozione: la morte non va affrontata in nessun modo.

Ma Nicodemo sapeva che la fuga dalla morte era solo una stupida messa in scena. Il dolore e la violenza della passione devono averlo colpito. Ma lui non fugge via. Aspetta che tutto sia finito. In silenzio.

2. Cento libbre di tenerezza.

19 , 33 Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.

35 Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36 Questo, infatti, avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37 E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

38 Dopo questi fatti, Giuseppe d’Arimatèa, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39 Vi andò anche Nicodèmo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. 40 Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com’è usanza seppellire per i Giudei.

Giovanni
Crocifisso di Santa Maria Novella

3. Il re, l’aloe e la mirra.

Nell’ultimo brano in cui il nostro appare è nel momento più triste ed infausto della Passione. Gesù è morto e deve essere sepolto, secondo le consuetudini ebraiche, prima del calar della notte, perché altrimenti sarebbe venuto il sabato – giorno in cui gli ebrei si astengono da tutte le attività.

Nicodemo porta con sé mirra e aloe e cento libbre di aloe. Sono elementi che mostrano come Nicodemo voleva trattare il corpo di Gesù in modo tenero e accogliente. Per quella che l’apostolo delle tenebre riteneva essere l’ultima volta in cui se ne prendeva cura.

Già, ma perché la mirra e l’aloe?

Ricordiamo che uno dei tre magi aveva portato in dono proprio la mirra, quasi ad anticipare e profetizzare questo momento. Diversi studiosi[1] hanno mostrato anche come questo elemento di Nicodemo mostra la sua professione di regalità verso la figura di Gesù. Nicodemo è consapevole che sta per seppellire il re dei re.

Nicodemo si è reso conto che la croce è stato il trono d’amore di Gesù per l’intero genere umano: è stato l’atto di chi ha donato la luce, la verità e adesso lo concretizza con amore. Per mostrare al mondo che si può essere re, non nella modalità dell’imperatore romano o dei grandi generali strateghi. Gesù ha mostrato a Nicodemo che il vero modo di regnare è porsi al servizio della verità e della luce di Dio nell’amore.

Nicodemo, dunque, risponde avvolgendo Gesù degli elementi regali: l’aloe e la mirra. L’aloe e la mirra sono anche descritte nel Cantico dei Cantici, come profumo intenso e coinvolgente dell’amata con passione.

13 I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro con nardo, 14 nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo con ogni specie d’alberi da incenso; mirra e aloe con tutti i migliori aromi.

Cantico dei Cantici

Se mettiamo insieme questi passi, Nicodemo sembra dirci che il germoglio di Gesù ormai morto è quell’aloe, quella mirra, quali migliori aromi del giardino dell’amata. Fuori di simbolo allora potremo dire che l’amata è la Chiesa e il suo giardino e gli aromi è una metafora che indica la grazia e i doni dello Spirito Santo.

Gesù con la sua morte ci ha aperto al tesoro della grazia e dei doni pneumatici. Perché anche noi possiamo attingere da questi aromi, da questi frutti splendidi, e donarli a chi ha necessità di frutti fruttificanti di vita eterna.

Ecco allora perché Nicodemo proclama che Gesù è re.

Perché dal trono della croce, il trono dell’amore e della verità, permette a tutti di essere effusi dall’amore di Dio. Di diventare simili a Lui nella croce, per risorgere insieme ai nostri cari amati. Agli amici e a tutto il mondo.

Nicodemo cosparge di profumo Gesù e lo prepara così a risorgere. Bello, splendido e immortale. Quell’Ultimo atto di Nicodemo è il Primo Atto della Chiesa nascente che porta tutto il mondo a Gesù risorto.

In conclusione, diremo allora che Nicodemo è il primo dei credenti: uscito dalla tenebra della fede, pronto a rendere ragione della speranza, sollecito e attivo nella carità: solo chi davvero ha vissuto quelle tenebre spirituali, è testimone autentico e potrà esultare con cuore gioioso appoggiato al Cuore di Cristo.

Fra il tormento e la grazia

Fr Gabriele Scardocci OP


[1] In particolare, fra gli altri, mi riferisco a R. E. Brown, Giovanni, Cittadella, Assisi, 2014, 1200 – 1201.

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