Benvenuti nella seconda parte delle mie riflessioni sulla serie “I delitti di Fjälbacka “ della scrittrice svedese Camilla Läckberg. Qui potete leggere la prima parte.
Nella prima parte abbiamo analizzato come l’amore possa essere considerato uno dei temi principali della serie: l’amore tra i protagonisti, quello mancante da parte di una madre che diventa però, rivisto alla luce degli eventi, invece indice di un dolore. L’amore che tutto può risolvere.
Oggi invece vedremo un altro tema principale: il male.
Essendo questa una serie noir il male permea ogni pagina degli 11 libri , in ogni singolo volume ci viene presentata una nuova sfaccettatura della crudeltà umana.
Ma oggi voglio analizzare con voi una particolarità del male, il suo saper attraversare lo scorrere del tempo avvelenando il cuore delle persone anche a distanza di tantissimi anni. E lo farò parlandovi di due volumi della serie. Il quinto libro,“Il bambino segreto” si svolge su due piani temporali, il 1943 e il 2006.
Nel primo piano temporale, il 1943, viviamo l’atroce momento della seconda guerra mondiale e del nazismo. Fjälbacka è un piccolo paese di pescatori che in teoria dovrebbero essere lontano dall’ideologia nazista e dallo sterminio dei campi di concentramento, ma nel racconto vediamo come invece, anche solo all’interno dello stesso gruppo di giovani amici, ragazzi poco più che adolescenti, ci sono due opposte fazioni, c’è Frans, figlio di un grande simpatizzante del nazismo e c’è Axel, collaboratore della Resistenza.
E nel 2006 ci troviamo invece a dover risolvere un omicidio, quello di Erick, fratello di Axel, un uomo ormai anziano che viene trovato morto seduto alla sua scrivania. In questo volume ci troviamo a riflettere su uno dei momenti storici in cui il male è stato più presente nella vita di ogni essere umano, lo percepiamo nelle parole, nei gesti che ognuno compie. C’è in atto una vera e propria guerra fratricida, che non risparmia nessuno, anche chi la vuole vivere senza entrare nel vivo della questione, si trova, suo malgrado, a dover subire un odio che nulla perdona. E quest’odio ha strascichi anche nel presente, perché il male del 1943 ha intessuto una fitta trama venefica che porta un’idea di crudele vendetta anche a molteplici anni di distanza.

Un altro volume della serie in cui il male è principale protagonista e riesce ad attraversare il tempo è “Il segreto degli angeli”.
Questo libro si svolge su tre piani temporali che si intrecciano indissolubilmente tra loro. Nel primo ci troviamo nel 1908 e assistiamo all’arresto dei due genitori di una piccola bimba di otto anni, Dagmar. La madre è accusata di aver compiuto dei vili, orrendi infanticidi, insieme a sui marito che l’ha aiutata a nascondere i piccoli cadaveri. Dagmar a questo punto viene data in affido e deve cavarsela da sola. Nel secondo piano temporale ci troviamo nel 1970, sull’ isola di Valö un ex militare costruisce un rigido collegio maschile per rampolli di famiglie abbienti con problemi di disciplina e si trasferisce qui con la sua famiglia, composta di 6 persone di cui 5 però scompariranno nel giorno di Pasqua del 1974.
Il terzo piano temporale si svolge nel 2010 e vediamo tornare, sull’isola di Valö , Ebba l’unica sopravvissuta alla sparizione della sua famiglia nel 1974. La ragazza, insieme a suo marito, è tormentata da qualcuno che sembra essere tornato dal suo passato per renderle il ritorno a casa un vero incubo.
Anche in questo volume possiamo veramente percepire il male come qualcosa di tangibile, quasi corporeo, è un vero ragno che intesse la sua tela per tenere imprigionate tutte le persone che incappano nel suo crudele cammino.
Supera i limiti del tempo, è veleno che giorno dopo giorno si instilla nel cuore, annebbiando la percezione e facendo percepire l’altro come nemico, non c’è amore per chi lo accoglie dentro di sé.
Il male genera solo male.
Alessandra Fusco
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