Splendori al tramonto. Lettera di fine anno ai clubbers. #anno2024

Splendori al tramonto.

Con questo titolo si apre la magnifica storia di Tilde Manzotti, in un libro ormai inedito. Una ragazza, una giovane donna innamorata di Dio, di Gesù e della sua croce.

Perché lo splendore della giovante Tilde fu proprio quello di tramontare totalmente, per far spazio alla Luce di Cristo nella notte più oscura. Fece tutto questo nella sua giovane vita che offrì totalmente a Dio.

Così questa giovane ragazza ci insegna la bellezza di renderci tutti come degli splendori al tramonto.

Scriveva così nel suo Diario:

Ho un accorato desiderio di azzurro, ma di azzurro iridato dalle incantevoli trasparenze dell’acqua marina. Non so perché: benché abbia tanto buio nell’anima e sia tanto sconfortata come non lo sono mai stata, ho desiderio quasi spasmodico di tutto ciò che sia lieve, irreale. E tanto dolorosa la realtà che il meglio che si possa fare a questo mondo io credo sia rifugiarsi nell’ideale. La mia anima è ancora così pronta a ricevere ogni più piccola sensazione che non devo fare nessun sforzo per non pensare alla realtà. I fiori m’incantano: quando ero piccina mi piaceva mangiare i fiori specialmente le rose tee dalle delicate sfumature carnicine; ed anche ora debbo farmi forza per non lasciarmi prendere dal desiderio di mordere i petali delicati. Quanto mi piacciono le betulle mosse dal vento: le vorrei tutte per me quelle foglioline verde argentee che si dondolano con tanta grazia: la loro freschezza mi penetra nell’anima e mi fa amaramente pensare che forse sarebbe meglio essere una di loro

Proprio al tramonto di questo anno 2023, cari clubbers possiamo ringraziare il Signore per tutti gli splendori che ci ha voluto donare. Ogni anno, anche il più brutto, il più pieno di sofferenze e difficoltà è sempre un dono del Signore per la nostra vita. Non lasciamo che il 31 dicembre diventi solo una notte in cui mangiamo, facciamo un conto alla rovescia e brindiamo. Se ci piacciono, ci divertiamo con dei fuochi artificiali.

Davvero il tramonto dell’anno 2023 è solo questo?

È solo ingozzarsi, bere e sparare botti artificiali, sperando di alzarci la mattina dopo in tempo, casomai se ci va, per la messa di Maria Santissima Madre di Dio?

Non credo che, da ardenti amanti della verità e dell’amore di Cristo, per tutti noi questo tramonto sarà solo uno schiudersi della notte nella notte dell’Anima. No, non è tutto questo.

Non siamo coloro che devono nascondersi alla luce del sole per avere un palpito di notorietà e ribalta. Non siamo moderni ladri di speranza, come Arsenè Lupin di Maurice Leblanc. Non siamo, alla ricerca dell’intuizione più arguta per sopraffare la giustizia e il bene in nome dell’individualismo superbo, come moderni James Robert Moriarty, l’avversario dello Sherlock Holmes di Sir Artur Conan Doyle. Non siamo gli Edmond Dantès dell’Età Digitale, che sono costretti a portare mille maschere e travestimenti per costruire una ingorda arrampicata sociale e dissetare un desiderio di vendetta, come il protagonista de Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas.

Noi clubbers, non siamo tutto questo, perché siamo di Gesù Cristo. 

Siamo tutti di quel bambino divino che solo qualche giorno fa abbiamo festeggiato nella prima Grande Notte dell’Incontro fra Dio e l’Uomo.

 Si certo. Tutti quanti siamo peccatori, fragili e tendenzialmente subiamo l’assedio del demonio e del desiderio quasi naturale di disobbedire a Dio (detto più tecnicamente la concupiscenza).

Ma con la grazia possiamo vincere in Lui, per Lui e con Lui.  Possiamo crescere insieme!

Come scrive il vangelo di Luca :

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazareth. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

Possiamo chiedere al Signore per il 2024 che si un anno di crescita e fortificazione.

La virtù della fortezza ci aiuta nei momenti di grande tensione. Ci aiuta a resistere al male e a perseverare nel Bene di Dio. Specialmente questa resistenza al male viene con la grazia, dicevamo poco sopra. Cioè la nostra partecipazione alla vita divina.

È la vita intima di Dio, nella sua perfezione, armonia, bellezza, integrità ed amore che abita in noi. E noi come portatori di luce lo possiamo vivere e portare al mondo. Così anche per tutto il resto del mondo, i nostri amici, familiari, i colleghi di lavoro, i confratelli, i nostri comparrocchiani, possiamo davvero affermare il Tramonto del Peccato e lo Splendore dell’Amore di Dio.

Così la notte che chiude il 2023 e apre il 2024 non diviene più il luogo dell’assenza di luce. Ma si forma come luogo del silenzio, dell’adorazione e della nostra solitudine abitata dalla Trinità.

Davvero tutto questo è a dir poco meraviglioso. Ringraziamo il Signore per questo 2023 che abbiamo vissuto insieme.

Possiamo tutti insieme darci un obiettivo. Un obiettivo comunitario, come Club Theologicum. E un obiettivo personale. Insieme impegniamoci a far rischiarare la cultura in cui viviamo della Luce della Sapienza di Cristo.

Ma che si intende?  “E poi – mi dirai caro clubber – fr Gabrio ma io non sono laureato, neanche in teologia. Come faccio?”

In effetti non c’è bisogno della laurea per rischiare la nostra cultura. Vediamo.

Secondo l’Enciclopedia Treccani, si offrono tre definizioni di cultura. Vi propongo la terza, che fa al caso nostro:

“Complesso di conoscenze, competenze o credenze (o anche soltanto particolari elementi e settori di esso), proprie di un’età, di una classe o categoria sociale, di un ambiente”[1]

Ecco allora che la cultura italiana del 2023 è una cultura che è un insieme complesso di tutto questo. Conoscenze, competente e credenze. Noi siamo immersi in questo sistema e, volenti o nolenti, siamo chiamati a rispondervi come credenti cattolici. Non possiamo far finta che la nostra dottrina o i nostri valori non esistano per assimilarci a realtà contraddittorie alle nostre.

Possiamo però provare ad essere coloro che si confrontano e, secondo una nota scuola teologica, a saper distinguere il male dal bene da ciò che viene dalla cultura, e prendere il bene e la verità, che vengono sempre da Dio. Possiamo provare ad essere tutti come dei moderni San Paolo all’areopago (Atti 17, 22 – 31), in cui il predicatore delle genti si confronta coi filosofi neoplatonici ed epicurei.

Ed è lì in quel momento, in questo annuncio che dobbiamo implorare al Signore il dono della Sapienza in modo che essa irradi la cultura.

Il dono della Sapienza è uno dei sette doni che abbiamo ricevuto al Battesimo, accresciuto nella Cresima e lo riceviamo ogni volta che attingiamo alla grazia di Dio, specialmente nei sacramenti. Ma che cos’è la Sapienza e nella pratica in che consiste?

San Tommaso D’Aquino, trattando di questo dono, scrive che la Sapienza consiste nella conoscenza delle cause più alte[2]. Questa conoscenza ci porta come frutto la carità intellettuale e materiale. Ecco allora che ricevere il dono dello Spirito della Sapienza, vuol dire gustare le verità di Dio nella preghiera, intuirne i processi intimi e saper leggere tutto questo nella realtà storica in cui viviamo. Così nella Sapienza siamo intimi di Gesù dei suoi divini misteri, non solo per una nostra conoscenza e per un atto di fede che sia autentico, ma per effondere di questi misteri intrisi di amore ed affetto tutto il mondo.

Una cultura come la nostra, quella italiana, eclettica e con mille spunti davvero può essere riempita della Sapienza, e saper così innanzitutto agire per il Bene Comune: infatti, Dio è il Bene Sommo, e porta tutti anche i non credenti, all’attuazione del Bene. Pian piano tutta la cultura potrà così essere pervasa dalla Fede, e iniziare un lento processo di conversione. Dal Bene all’origine del Bene, cioè Dio. Dal Bene c’è un graduale passaggio alla Fede.

Troppo alto come progetto? No, cari se cominciamo con piccoli passaggi. Se iniziamo nel nostro piccolo a testimoniare la ragionevolezza e bellezza della fede.

Nelle nostre attività del Club Theologicum e del Canale Jordanus, già ci impegniamo molto. Questo è un altro dono, con cui Dio ci prepara ad essere clubbers nel mondo. Affinchè la community digitale diventi community reale, cioè la Chiesa. E contrario.

Questo sia un 2024 davvero sapienziale per tutti.

Un altro anno da vivere, fra il tormento e la grazia.

Buon anno,

vostro, fra il tormento e la grazia

fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP

(lettera versione stampabile. Scaricabile qui. )


[1] https://www.treccani.it/vocabolario/cultura/

[2] Summa Theologiae, II – II, q. 45, a.1.  corpus.

Foto di Sarah Richter da Pixabay

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