Di questo film si è parlato tanto negli ultimi mesi, lo hanno osannato, denigrato, amato alla follia o odiato visceralmente, senza ombra di dubbio non è passato inosservato.
Io avevo avuto più volte l’occasione di andarlo a vedere al cinema ma ho deciso di attendere, di far passare la follia collettiva che sembrava aver colto il mondo intero e vederlo a casa sulla prima piattaforma che lo avesse messo messo a disposizione e devo dire di aver fatto bene…
Per chi ancora non ne avesse sentito parlare “C’è ancora domani” è il primo film come regista di Paola Cortellesi, presentato in anteprima come film d’apertura alla Festa del Cinema di Roma 2023 e distribuito poi nelle sale cinematografiche italiane il 26 Ottobre 2023.
Paola Cortellesi ha scelto di girare il film interamente in bianco e nero, per dargli quell’aria un po’ da film neorealista, ma l’operazione debbo dire che non le è riuscita molto bene, De Sica e Rossellini si saranno, come si suol dire, rovesciati nella tomba al solo sentirsi minimamente accomunati alla brodaglia della signora Cortellesi.
Ci troviamo a Roma, nel Maggio del 1946, la città è occupata dagli Alleati, il referendum istituzionale e l’elezione dell’Assemblea Costituente sono alle porte, il 2 e 3 Giugno per la prima volta le donne potranno esercitare il loro diritto di voto.
Delia, interpretata da Paola Cortellesi, è una di queste donne.
Sposa e vittima di Ivano, un uomo brutalmente manesco, violento negli atti e nelle parole
che giornalmente la picchia e umilia, additandola come inetta, stupida, è una donna che non vede futuro diverso per lei se non quello di essere picchiata, fino al giorno in cui magari morirà proprio sotto a quelle botte.
La figlia primogenita, Marcella è prossima alle nozze e Delia è felicissima di questo, il fidanzato è un ragazzo di famiglia benestante e finalmente con il matrimonio la figlia potrà allontanarsi da quella famiglia in cui la violenza fisica e verbale è all’ordine del giorno.
Ma dopo il fidanzamento ufficiale Delia, osservando i due ragazzi, nota nel novello promesso sposo gli stessi atteggiamenti del marito e da qui decide di cominciare ad agire…
L’idea di partenza della pellicola non era assolutamente cattiva, anzi era bellissima, ma alla fine del film ci si sente come davanti ad un qualcosa d’incompiuto, qualcosa non riesce proprio a convincerti e ti trovi deluso e amareggiato.
Alcuni detrattori hanno detto che le violenze mostrate sono esagerate, non veritiere, e da questo devo purtroppo dissentire. in quegli anni la vita di molte donne era proprio quella, si veniva picchiate per un bicchiere rotto o non pulito bene, una camicia con una piega sbagliata poteva significare una visita al pronto soccorso. E questo non lo dico per sentito dire o perché letto su un libro, ma perché ascoltato dalla viva e vera voce di chi, da figlia, quelle violenze le ha subite, da una bambina oramai donna nel momento in cui mi narrava di quegli anni, che era andata a lavorare a 10 anni per far studiare il fratello più grande che aveva, a differenza sua, il diritto di poter studiare.
Non è fantascienza quello che narra la Cortellesi, è vera e cruda realtà di diversi casi, certo non di tutte le famiglie italiane indiscriminatamente (questo è secondo me l’errore di chi analizza questo film presentandolo come un documento storico incontrovertibile generale sugli “orrori della famiglia” nel periodo che ha preceduto la rivoluzione sessuale del sessantotto.).
Purtroppo, il film narra questa realtà nella maniera sbagliata, in un modo che offende chi quelle violenze le ha subite, io comprendo il suo non voler mostrare sangue o crudezza, ma quei balletti li ho trovati veramente grotteschi, derisori, ho sentito la memoria di tutte quelle donne, e quella della mia confidente, gettata nel ridicolo.
Quello che la Cortellesi ci vuole dire è più che giusto: la donna deve salvarsi da sola, ha la capacità e la forza per farlo, non ha nulla meno di un uomo, non difetta di niente, il Signore l’ha creata a Sua immagine e somiglianza, esattamente come l’uomo.
La regista ha però purtroppo preso la via semplicistica, quella politica, e questo ha reso ogni sua idea vana, il voto alle donne è stato un passo importante per il cambiamento della condizione femminile e proprio per questo non può essere ridotto a quella farsa finale che lo ha fatto diventare lei.
È un film macchiettistico, mi spiace, ma io non lo farei mai vedere ad una mia figlia o nipote per farle capire l’importanza della propria indipendenza o per mostrarle cosa hanno vissuto alcune donne in quegli anni.
Non entro nella specificità della cronaca quotidiana, di come in realtà le cose poco siano cambiate per alcune persone, di quante donne vengano violentate, uccise, umiliate ogni giorno da chi asseriva di amarle. Preferisco educare i bambini al rispetto di ogni essere umano, senza inutili balletti o pantomime.
Alessandra Fusco
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