“La speranza è contagiosa”, è questa la frase scritta sulla locandina del film di cui voglio parlarvi oggi e questa è proprio una delle parole che ti vengono in mente guardando questo film: speranza.
“Letters to God” è un film drammatico del 2010 diretto da David Nixon e Patrick Doughtie .
Tyler è un bambino di 8 anni che nonostante la giovanissima età sta già affrontando una durissima prova, il medulloblastoma, un raro tumore infantile al cervello, ma nonostante tutto è sempre sorridente, pieno di energia e soprattutto pieno d’amore e altruismo per tutti quelli che lo circondano.
Ma per affrontare tutto quello che gli accade ha un amico speciale a cui ogni giorno scrive una lettera: Dio. Lo fa con la semplicità di bambino, attraverso pensieri e parole dettate dal cuore, senza inutili fronzoli o paroloni, con una tenerezza che scioglie il cuore. Ogni giorno gli scrive una lettera, gli mette un francobollo e la imbuca nella cassetta delle lettere sotto casa, con la certezza che arriverà a Dio, non si pone il problema della distanza o dell’impossibilità che vengano lette, lui ne è certo! E quelle lettere diventeranno una testimonianza di amore incondizionato e di salvezza per sua madre, che vede il proprio bambino stare male e che non accetta di doverlo perdere; per suo fratello maggiore Ben, che è arrabbiato perchè si sente impotente davanti ad un dolore e ad una malattia che non sa come affrontare e per Brady, il postino che ogni giorno ritira quelle lettere e che affronterà un vero e proprio cammino di redenzione e salvezza dopo un passato a dir poco burrascoso.
Quello che colpisce di questa pellicola è il messaggio di come ognuno di noi, per quanto possa considerarsi, piccolo, infinitesimale davanti al macrocosmo dell’ universo e della moltitudine sociale, sia invece una piccola scintilla di speranza e amore per chi ci è accanto. Tyler con le sue lettere scatena una vera e propria ondata di Grazia, ognuno incomincia a scrivere una lettera a Dio e si riscopre così figlio amato del Padre, comprende che ogni gioia e ogni dolore, se posti nelle mani di Dio, possono divenire occasione di cammino nella Santità della vita quotidiana.
Quello che scatena l’onda di vera Grazia non è il gesto isolato di Tyler ma può avvenire solo perchè frutto della fecondità dell’amore che si instaura tra amici, parenti, e che fa germogliare quel piccolo seme gettato nel terreno del Signore.
A tratti la pellicola può apparire un pochino esagerata, perchè incentrata molto sulla troppa perfezione di questo bambino che sembra perfetto, buono, santo, ma questa è una cosa che si può facilmente perdonare, in primis perchè di testimonianze su bambini che hanno affrontato la malattia affidando le proprie sofferenze a Dio ve ne sono molteplici e in secundis perchè questa è una storia vera e alla sceneggiatura ha partecipato Patrick Doughtie, il papà del vero Tyler. Ad una padre che ha tanto sofferto non si può certo chiedere di essere più obiettivo davanti al figlio e alla situazione tremenda che ha vissuto…
Alessandra Fusco
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