Uomini di Dio nel mondo #novena2024 #avvento

Lc 3, 10-18
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

Tuona, profetica, la voce del Precursore, colui che annunzia l’Avvento del Messia.

Da quando vi fu il crollo del Regno di Giuda e il conseguente esilio a Babilonia (587 a.C.), il popolo iniziò a nutrire la speranza della venuta di un futuro re (Messia, in greco Cristo) discendente di Davide, che avrebbe portato definitivamente la pace e la giustizia: «Amore e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno» (Salmo 85). Questa speranza ce la fa presente il versetto 15: «Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo».

Giovanni chiama a conversione le folle che accorrono presso di lui, le esorta a vivere secondo giustizia. Leggiamo, per esempio, al versetto 11: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». In ebraico il fare la carità significa fare giustizia.

Siamo tutti chiamati a vivere secondo giustizia perché la nuova èra, il tempo messianico, è già qui, presente, dice Giovanni. I tempi forti dell’Anno liturgico servono a ricordarcelo, come tempi, appunto, profetici.

Siamo chiamati a essere uomini di Dio e non del mondo, il cui spirito non contempla la giustizia.

«L’uomo a cui fu dato il compito di inaugurare la nuova èra è Giovanni (Yehochanàn, lett.: “YHWH fa grazia”), definito, appunto, il “precursore”, l’anello di congiunzione tra Primo e Nuovo Testamento. Egli è, sostanzialmente, un paradigma: con la sua vita ci dice che o si è uomini di Dio, o uomini del mondo».

(L. Vozza, Dov’è Colui che è nato?)

 

Luca Vozza


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