Giuseppe re dei sogni #novena2024 #avvento

Mt1,1-17

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici.

Giuseppe termina insieme a Maria questa lunga lista di nomi. Molti sconosciuti.

Ma Giuseppe ci è vicino.

Pensiamo a quante volte abbiamo pensato.

“Gesù, pensaci tu!”. Chi non l’ha mai detto? “Signore, dimmi tu quello che devo fare”. Di solito, il Signore lo dice, e anche in modo chiaro, solo che a volte non ce ne accorgiamo. O non ce ne vogliamo accorgere. Così fa Ebenezer Scrooge, l’arcigno protagonista del Canto di Natale di Dickens, che di segni ne ha avuti eccome. Tutta la sua vita è un segno, un avviso: ma non un avviso di pagamento, come quelli che sono la sua preoccupazione principale; piuttosto, un avviso di Dio, che non ci lascia mai soli, anche quando lo vorremmo. In fin dei conti, Scrooge non chiede molto: lasciatemi da solo, non tormentatemi, non le voglio le vostre cure. Del resto, lo fate solo per interesse. Io il mio nella vita l’ho fatto, e l’ho fatto tutto da solo. Non voglio niente da voi, voglio solo restare solo.
Sicuro, Scrooge? È proprio questo che vuoi? No, probabilmente no, e il Signore lo sa anche meglio di te.
Ma partiamo dall’inizio. Dickens ci presenta in Scrooge un vecchio inaridito, ma inaridito da sé stesso. Non sappiamo se nella vita abbia avuto qualche delusione o qualche disavventura. Certamente, però, non vuole alcun rapporto umano. Che sia deluso dal mondo? E forse, anche se il testo del Vangelo di oggi non lo dice, anche San Giuseppe sarà stato deluso: ma come? Maria incinta? E di chi? Non lo avrei mai sospettato. Ma qui si vede anche la delicatezza di San Giuseppe: il Vangelo in altri brani dice che è un uomo giusto, forse intende dire che non solo è giusto, ma anche delicato, ha tatto. Maria è una brava ragazza e si è sempre comportata bene, non può svergognarla così in pubblico, ed ecco che pensa di ripudiarla sì, ma privatamente. È solo allora, quando ormai ha preso la sua decisione, che interviene Dio. E siccome Dio è sempre lo stesso, si nel I secolo, sia nell’Inghilterra vittoriana, fa lo stesso anche con Scrooge. Solo che Scrooge ci mette un po’ a capire. Prima lascia correre tutte le occasioni che gli si presentano per capire come sia circondato dal bene anche senza volerlo: niente, via tutto, tutta fuffa, tutti affaristi. Ma si sa, Dio è abituato alla gente “di dura cervice”, che è una espressione biblica per dire che a volte gli uomini non capiscono un ca…ppone natalizio e allora il Signore interviene in modo che più inequivocabile di così non si può. A San Giuseppe manda un sogno, e Giuseppe capisce. Anche a Scrooge manda un sogno, ma Scrooge, fa orecchio da mercante (che del resto è il suo mestiere). Per la cronaca, l’originale americano di Zio Paperone si chiama Uncle Scrooge, Zio Scrooge. Vedremo peché, per adesso in sospeso: anch’io faccio una profezia. Forse non come le profezie di questi giorni, forse non come quella dello Spirito del Natale Futuro, ma prendetela per quello che è. E infatti Giuseppe quando l’angelo gli appare in sogno capisce: era di lui e di Maria che parlavano le profezie della Scrittura! E così Scrooge capisce: è sé stesso che vede nelle visioni degli Spiriti dei Natali; e, come San Giuseppe, anche Scrooge capisce che può ancora collaborare con Dio, e si converte.
Questo è il mio augurio per il Natale, che possiamo cogliere anche noi i segni che ci mandano e che ci ricguardano tutti, insieme e singolarmente, perché la Provvidenza non ci abbandona mai, anche se a volte non comprendiamo (o non vogliamo comprendere).
E Zio Paperone? Anche lui si converte, ma non lo dà a vedere. Il suo cuore diventa d’oro. E tanto basta a Dio: non ci chiede di cambiare fuori, basta che cambiamo dentro. Del resto, anche Lui è nato una volta sola: a Natale rinasce sì, ma nei nostri cuori. Quelli desidera cambiare, il resto… Lui lo sa (e forse ci ride anche sopra). A questo serve l’avvento: a cambiare i cuori.
“E così, come diceva Tim il piccolino, Dio ci benedica, tutti quanti!”

Matteo Zaccaro


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