Il male, il mistero e Giuda Iscariota. #mercoledisanto #male #giuda

Giuda impiccato e il Buon Samaritano – capitello figurato dalla basilica di Sainte-Madeleine, Vezelay – metà XII sec.

Giuda Iscariota è un enigma. Tutti se lo sono chiesto, e ancora se lo chiedono nel corso dei secoli: cosa lo ha spinto a tradire il suo Maestro, pur essendo egli uno dei Dodici, gli amici più intimi di Gesù, i suoi compagni di ogni giorno? Le trenta monete d’argento che egli pattuisce con i sommi sacerdoti come prezzo del tradimento sono un motivo sufficiente?

Nel Medioevo, ad esempio, questo ha dato vita a tutta una serie di narrazioni che cercano di trovare una ragione al tradimento di Giuda, una per tutte la Legenda Aurea di Jacopo da Varazze. Anche i Padri, però, sono consapevoli che le spiegazioni arrivano solo fino a un certo punto, perché a un certo punto si incontrano le colonne d’Ercole del mysterium iniquitatis, il mistero del male. Vale la pena di sottolineare che Giuda va di sua iniziativa dai sommi sacerdoti a consegnare Gesù: questo chiama in causa la libertà dell’uomo nello scegliere il male. E la drammaticità di questa scelta è sottolineata dal Cristo stesso nelle sue parole durante l’Ultima Cena: «Il Figlio dell’Uomo se ne va, com’è stato scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’Uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!» E Giuda, nell’arte medievale, è il malvagio per eccellenza, caratterizzato dai capelli fulvi, simbolo di una natura corrotta.
Nella chiesa di Vezelay, eretta alla metà del XII secolo e dedicata a Santa Maria Maddalena, troviamo però, tra i tanti capitelli figurati, uno molto particolare: da una parte è rappresentato Giuda impiccato, l’epilogo della sua drammatica vicenda, il suicidio cui la disperazione per aver tradito il Maestro lo porta. Dall’altra faccia vediamo però un personaggio che si carica un corpo umano sulle spalle. Alcuni lo hanno interpretato come la rimozione del cadavere di Giuda. Qualche anno fa, però, papa Francesco ne ha dato un’altra interpretazione: il Buon Samaritano, emblema della misericordia. E questo fa venire in mente la prima lettura, il Terzo Carme del Servo di Dio tratto da Isaia, in cui si sottolinea che il Servo non oppone resistenza, ma si consegna di propria volontà ai persecutori, una volontà confermata da Gesù stesso durante l’Ultima Cena. È la libertà di Dio, che è più grande ancora della libertà con cui noi possiamo scegliere il male, e di questo dobbiamo esserne consapevoli. L’arte di Dio è proprio questa: inserirsi nel male che noi possiamo scegliere con la nostra libertà e trasformarlo in occasione di bene.
I fedeli che guardavano quel capitello figurato nella basilica di Vezelay avevano dunque davanti le due opzioni che l’uomo può scegliere dopo che, con la sua libertà, ha deciso per il male: può scegliere la disperazione, e il suicidio, che agli occhi dell’uomo medievale era il peccato irrimediabile, quello che conduce alla dannazione, oppure può scegliere di farsi caricare sulle spalle dal Buon Samaritano, e dunque attraverso il pentimento di incontrare la misericordia di Dio.
Nessun peccato è irrimediabile, ma la nostra libertà va presa sul serio.

Federica Garofalo


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