Dio e il Male: Una risposta razionale e la prospettiva cristiana sulla sofferenza innocente #teologia #male #teodicea

Il nostro clubber Billy Blues propone una analisi e soluzione del problema del male.

DEFINIZIONE DEL PROBLEMA DEL MALE

La questione che più mette in crisi la fede dei cristiani è il problema del male, che può essere formulato così: esiste una contraddizione apparente tra l’esistenza di un-Dio onnipotente e buono e la presenza evidente del male nel mondo. Dio non può eliminare il male o non vuole? Nel primo caso non sarebbe onnipotente, nel secondo non sarebbe buono. Se non può possedere entrambe le caratteristiche che gli attribuisce la Bibbia, allora il Dio cristiano — così come viene descritto — non esisterebbe.

PREMESSE INIZIALI

  • Dal punto di vista neurologico, il dolore è indispensabile: se non esistesse, non potremmo accorgerci quando stiamo male, oppure potremmo sederci su una fiamma senza percepire alcun danno. In un mondo senza dolore l’aspettativa di vita sarebbe certamente minore rispetto a questo mondo in cui è presente il dolore
  • In alcuni casi, la sofferenza evita un male maggiore, come nel caso di un intervento chirurgico.
  • Per affrontare il problema del male, faremo quindi riferimento alla sofferenza più iniqua e apparentemente inspiegabile: quella degli innocenti, in particolare dei bambini.

Dio non può o non vuole eliminare questa sofferenza iniqua? Nel corso dei secoli sono state elaborate decine di risposte. In questo articolo verrà presentata una spiegazione razionale che intende risolvere il problema alla radice.

LA SOLUZIONE RAZIONALE DEL PROBLEMA DEL MALE

Per risolvere il problema del male in modo razionale, è utile fare riferimento al teismo classico, che non definisce Dio come un agente morale umano: Dio non interviene nel mondo come un meccanico che aggiusta continuamente il funzionamento di una macchina per prevenire tutti i mali che potrebbero verificarsi, ma è il fondamento trascendente dell’essere, che sostiene costantemente la realtà al di là del tempo e del mutamento.

LA BONTÀ DIVINA NEL TEISMO CLASSICO

  • Dio non agisce come una causa tra le altre, ma come la causa prima e suprema.
  • La bontà divina è la pienezza dell’essere di Dio: il bene non è qualcosa di aggiunto all’essere, ma la sua perfezione.
  • Ogni cosa è buona nella misura in cui realizza la propria natura.
  • Più un ente è ciò che deve essere, più è buono
  • Dio, essendo l’Essere stesso, è il Sommo Bene.

IL MALE COME PRIVAZIONE

Il male non è una realtà positiva, ma una privazione del bene, cioè la mancanza di una perfezione che un qualcosa dovrebbe possedere in base alla sua natura, come il buio è l’assenza di luce. Esempio: una sedia non ha occhi per cui nessuno si sogna di addolorarsi del fatto che non abbia la vista; la situazione di un cieco è diversa, perché la vista fa parte della natura umana. Dunque in questo caso l’uomo soffre della privazione di un bene dovuto. Dio permette il male come conseguenza inevitabile di un Universo composto da creature libere, fragili e limitate, ma non lo crea perché il male è una mancanza di bene e Dio è il Sommo Bene.

PERCHÉ DIO NON INTERVIENE SEMPRE?

Dio potrebbe creare un universo senza mancanze di bene, ad esempio un Universo spirituale popolato soltanto da angeli, ma ha creato questo Universo, molto più vario e complesso, con un atto di amore gratuito.

Se intervenisse per eliminare ogni male, dovrebbe compiere miracoli continui e questi andrebbero a sovvertire l’ordine naturale che, con tutte le sue complessità e apparenti disarmonie, riflette la saggezza divina. Sebbene alcune creature soffrano o subiscano il male, questo fa parte di un ordine complessivo in cui ogni elemento contribuisce a un bene maggiore. Per esempio, le malattie e la mortalità fanno parte di un mondo in cui la vita biologica è regolata da leggi naturali, e tali leggi, pur causando dolore e perdita in alcuni casi, rendono possibile la coerenza e l’equilibrio dell’intero sistema.

GESÙ CRISTO E IL PROBLEMA DEL MALE

Il discorso razionale fatto finora risolve il problema del male alla radice, ma il rischio è quello di dipingere un Dio indifferente alle nostre sofferenze personali. Ma i Vangeli offrono una risposta diversa: Dio si è fatto uomo in Gesù ed ha condiviso il dolore umano fino alla crocifissione, una morte umiliante e dolorosa subita da innocente; ma dopo tre giorni Cristo è risorto, sconfiggendo la morte. Questa è la speranza cristiana: Gesù nei Vangeli non spiega il male, ma lo assume su di sé e apre la via alla salvezza eterna. La felicità eterna, essendo di valore infinito, supera di gran lunga qualsiasi male terreno, compresa la sofferenza dei bambini innocenti. In questa prospettiva, la morte di un bambino non segna la fine del suo percorso, ma il suo ingresso in una dimensione in cui il male terreno sarà completamente superato.

LA PREGHIERA E LA SOFFERENZA

Nei Vangeli, Gesù dice: “Chiedete e vi sarà dato”. Ma non promette una vita priva di dolore: egli stesso, nell’orto del Getsemani, prega che il calice della sofferenza gli sia risparmiato, ma la crocifissione era indispensabile per il compimento della sua missione.

Il cristiano non cerca il dolore, ma la fede gli dà la forza per affrontare le inevitabili sofferenze che la vita gli riserva.

L’ASSENZA DI SPERANZA DELL’ATEISMO MATERIALISTA

La positiva ed ottimista visione cristiana, che considera la morte un passaggio verso l’eternità, si contrappone al tragico materialismo ateo, per il quale l’essere umano è solo un affastellato casuale di atomi destinato a diventare cibo per vermi.

Per l’ateo materialista, la morte è la fine assoluta e la vita una breve parentesi in un infinito fatto di nulla: nessun senso, nessuna giustizia, nessuna speranza di rivedere i propri cari.

In questa prospettiva, l’ateismo non offre alcuna soluzione né consolazione al problema del male. Di fronte alla sofferenza iniqua ed alla morte dei bambini, l’ateo può solo rassegnarsi o constatare con amarezza di essere stato più fortunato.

CONCLUSIONI

Il problema del male resta una delle sfide più profonde per la fede. Il teismo classico e la rivelazione cristiana offrono una risposta articolata: Dio non è un agente morale ma è il Sommo Bene. Dio non è indifferente, ma ha scelto di condividere il dolore umano attraverso Cristo, aprendo alla speranza di una vita eterna.

Billy Blues


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