Ricerca inquieta. #teologia #bibbia

Così dice la sposa:
«Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato
l’amore dell’anima mia;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi alzerò e farò il giro della città
per le strade e per le piazze;
voglio cercare l’amore dell’anima mia.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato.
Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città:
“Avete visto l’amore dell’anima mia?”.
Da poco le avevo oltrepassate,
quando trovai l’amore dell’anima mia». (Ct 3,1-4a)

Ieri abbiamo festeggiato Santa Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli, che incontra il Signore in un modo che forse nessuno poteva immaginare.

Leggendo le letture della santa messa mi ha colpito la prima lettura del Cantico dei Cantici (3,1.4a), che parla di una ricerca per l’amore. Il brano ci rappresenta una ricerca inquieta, che poi mi ha fatto venire in mente la famosa citazione di Sant’Agostino:

“…ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Che io ti cerchi, Signore, invocandoti e ti invochi credendoti, perché il tuo annunzio ci è giunto”. (Conf. 1,1.5)

Ovviamente possiamo interpretare il passaggio del cantico in vari modi: il legame d’amore tra la chiesa e il Signore, il popolo eletto e Dio, l’amore fra sposa e sposo, fra l’uomo e donna e così via.

Ma sembra che la liturgia abbia l’intenzione di collegare la ricerca della sposa con Maria Maddalena che non trova il suo Maestro. L’amore di Maria Maddalena per Gesù le spingeva di partire a cercare Lui, subito dopo che lo shabbat era uscito, quando tutto “era ancora buio” (Gv 20,1) che richiama la “notte” descritta nella prima lettura.

Il Targum Psedo-Jonathan del Cantico dei Cantici – che mette tutta la scena nel contesto della ricerca del popolo eletto per l’istruzione e per la Legge di Dio – sottolinea ancora di più il buio della notte. Dice che il popolo di Dio dopo aver peccato vedeva come la nuvola della gloria di Dio e la corona della santità si stavano sollevando e venivano tolte da loro. Così erano rimasti nel buio senza la luce di Dio.

Il buio così sarebbe la mancanza della presenza del Signore anche per Maria. L’oscurità e la confusione forse viene aumentata quando realizza che non trova nemmeno il corpo del suo Maestro morto. La situazione già era pesante ma ora sembra tutto ancora peggio se non disperato… viene tolto anche quel piccolo che le è rimasto?

E qualcosa rende inqueta Maria Maddalena, qualcosa la spinge di cercare Lui nonostante che la situazione sembri davvero impossibile, priva di ogni speranza. Lei forse si è ricordato alle parole del Maestro quando parlava della sua resurrezione? O forse aveva una reazione naturale e umana e doveva ancora accendersi l’amore vero verso il Signore?

Quanto pare lei inizialmente stava su un livello un po’ superficiale; infatti, dice a Simon Pietro e al discepolo che Gesù amava, e poi, ritornando al sepolcro a Gesù stesso, pensando che fosse il giardiniere: “Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”.

Qui possiamo trovare un altro parallelo con il Cantico dei Cantici, quando vediamo che la sposa parla a quelli che passano sulle strade chiedendo: “Avete visto l’amore dell’anima mia?”. Qualcosa simile succede con Maria che focalizzandosi ancora a quello che sta “fuori”, sulle piazze e sulle strade, dice al “giardiniere”: “Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. 

Lei stava cercando Gesù “in giro della città per le strade e per le piazze” (Cantico 3,2) come la sposa nel Cantico dei Cantici. Cercava la persona che amava la sua anima, ma “fuori”. Così quando Maria stava davanti a quella persona che ama la sua anima, non la riconosce perché i suoi occhi non sono ancora aperti.

Ed ecco, appena Gesù la chiama per nome, cambia qualcosa… Maria in quel momento torna nel suo mondo interiore e riscopre il vero amore verso il suo Signore. E comincia a capire qualcosa del mistero della risurrezione.

Quante volte siamo anche noi nella situazione di Maria Maddalena? Quando cerchiamo il vero amore e Dio stesso, ma “fuori” sulle strade e sulle piazze, e ci scordiamo che prima di tutto dobbiamo scoprire nei nostri cuori la presenza di quello che è l’Amore Infinito.

Così potremmo vivere anche noi l’esperienza di Sant’Agostino:

“Tu autem eras interior intimo meo et superior summo meo.
Tu eri più dentro in me della mia parte più interna e più alto della mia parte più alta.” (Confess. 3, 6, 11)

E forse proprio quest’esperienza ci rende capaci di amare davvero quelli che passano sulle strade e quelli che stanno sulle piazze della nostra vita quotidiana, annunciandogli con gioia: “ho trovato che ama l’anima mia”

Anikó Schnider


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