Serendipity racconta la storia di un incontro fugace e straordinario: Sara e Jonathan si trovano per caso in un grande magazzino di New York mentre stanno per comprare lo stesso paio di guanti. Una conversazione spontanea li porta a passare insieme una serata indimenticabile, ma i due decidono di affidare il loro futuro non ai loro numeri di telefono, bensì al “destino”. E così Sara scrive il proprio numero su un libro usato, Jonathan sul retro di una banconota da cinque dollari: se la vita li farà ritrovare, vorrà dire che sono fatti l’uno per l’altra.
Anni dopo, separati da strade differenti, un filo invisibile però continua a intrecciare i loro passi.
La trama di questo film sembra molto leggera, natalizia ma io vi intravedo invece una lettura molto più profonda: una parabola moderna sulla fiducia, sul mistero e sui segni con cui la vita, o Dio, ci parla.
L’incontro tra Sara e Jonathan sembra un gioco del destino, ma nella prospettiva spirituale il caso non esiste: tutto diventa parte di un disegno più grande. La “serendipità” non è solo fortuna inattesa, ma la capacità di riconoscere che alcuni eventi arrivano per portarci un messaggio.
Sara ripete che la felicità non si insegue, ma si lascia trovare e questo è un insegnamento profondamente spirituale: lasciare andare il controllo, smettere di trattenere la vita con le nostre mani, e permettere alla grazia di sorprenderci, perché quando smettiamo di forzare, iniziamo a vedere.
Il libro, la banconota, gli incontri mancati, le coincidenze ripetute nel film rappresentano dei segni che loro vedono ovunque. Nella vita spirituale, questi segni sono le attenzioni discrete di Dio. Non lampi nel cielo, tuoni roboanti o voci incorporee, ma piccoli , teneri dettagli che parlano al cuore e ci ricordano che siamo guidati.
La distanza tra il primo incontro e il ritrovarsi finale è una delle parti più intense del film. È un invito a comprendere che non tutto accade quando vogliamo noi: c’è un tempo per cercare, uno per attendere, uno per trovare. La pazienza diventa fede vissuta. Dio non segue i nostri tempi ma i suoi, è Lui a guidare i nostri passi su strade che vede sante per noi.
Il film ci ricorda che l’amore vero è qualcosa che riconosci, non che costruisci, una voce che resta nel cuore anche quando tutto sembra separare. Ciò che è autentico non si spezza. Ciò che è scritto per noi ci raggiunge.
La scena finale, nella neve, è immagine di un dono che scende silenzioso: la vita che finalmente si apre, il destino che si compie, la grazia che ci trova dove non avremmo immaginato.
Serendipity ci insegna che quando lasciamo spazio al mistero, quando smettiamo di opporci e ci affidiamo, Dio ci porta esattamente dove dobbiamo essere.
Alessandra Fusco
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