Cari clubbers,
abbiamo iniziato questo anno digitale con il richiamo alla mitologia antica: il richiamo al mito della Gorgone. Vi ricordate ancora quel mito?
Medusa era una delle tre Gorgoni, nate dalle divinità marine Forco e Ceto. Le Gorgoni erano creature temute perché il loro sguardo aveva la capacità di trasformare in pietra chiunque le fissasse; tra loro, solo Medusa era mortale. Nella versione più diffusa del mito, fu Perseo a ucciderla decapitandola. Il mito racconta che Perseo, incaricato di portare la testa di Medusa a Polidette, sovrano di Serifo, si rivolse innanzitutto alle Grazie, sorelle delle Gorgoni. Costringendole a collaborare, ottenne da loro le indicazioni per raggiungere le Ninfe. Da queste ricevette in dono i sandali alati, una sacca magica e un elmo che rendeva invisibili. A tali strumenti si aggiunsero anche uno scudo lucente, uno specchio, donato da Atena e un falcetto offertogli da Ermes. Equipaggiato in questo modo, Perseo si librò verso la dimora delle Gorgoni e colse l’occasione mentre dormivano. Per non cadere vittima del loro sguardo, osservò la loro immagine riflessa nello scudo di Atena. Così riuscì a tagliare la testa a Medusa e a riporla immediatamente nella bisaccia. Dal suo corpo decapitato, insieme al sangue che sgorgava, nacquero il cavallo alato Pegaso e Crisaore, futuro padre di Gerione[1]. Si narra inoltre che dal sangue di Medusa si originò il corallo, la cui lavorazione è particolarmente apprezzata in alcune zone della Sicilia, come Sciacca e Trapani[2].
La storia in pillole di Medusa: la terribile Gorgone che pietrifica.
Un mito lontano da noi? Forse no. Perché oggi ci sono delle cose che continuano a pietrificarci. Continuano a bloccare la nostra vita, vocazione e il flusso della grazia che Dio ci dona ogni giorno.
Sono le passioni calde o le passioni tristi. Reazioni dell’anima e dello spirito a qualcosa che ci accade dall’esterno e che colpiscono innanzitutto il nostro corpo. Tutti siamo esseri passionali e viviamo anche di sentimenti ed emozioni. A noi sta di decidere cosa farne.
Che cosa sono le passioni calde?
Io direi che ce n’è una principale. L’ira, o come si dice oggi, la rabbia. L’aggressività. Il nostro Tommaso D’Aquino ci spiega che “[…] il moto dell’ira non nasce, senza essere provocato da un dolore o tristezza, e senza il desiderio e la speranza di vendicarsi; poiché, come dice il Filosofo, ‘chi è adirato ha speranza di punire; infatti desidera, nei limiti del possibile, la vendetta’. [Dunque], l’ira è la brama di vendetta.”[3]
Un dolore forte che richiama una vendetta. Un rendere dolore a chi ce l’ha provocato: e che ci fa accendere come dei cerini, pronti ad esplodere. Una passione calda, che all’inizio, nel momento dell’accensione, ci pietrifica, ci rende fermi. Perché ci dà la consapevolezza di un dolore ricevuto (più o meno) ingiustamente. E poi diventa aggressività verbale e anche fisica.
Dall’altro lato, le passioni fredde.
Una in particolare, la tristezza. Secondo Tommaso “Solo il dolore derivante dalla conoscenza interiore viene denominato tristezza. E come il piacere prodotto dalla percezione esterna viene denominato piacere, ma non gioia; così il dolore prodotto dalla percezione esterna viene denominato dolore, ma non tristezza. Perciò la tristezza è una specie del dolore, come la gioia è una specie del piacere.”[4] […] Dal bisogno del bene amato nasce la tristezza, che deriva dalla perdita di un bene amato, o dal sopraggiungere di un male contrario. Invece il godimento […] si appaga in quel bene già conseguito. Perciò, essendo l’amore causa del godimento e della tristezza, tanto più ripugna la tristezza, quanto più forte è il sentimento dell’amore»[5].
Una passione fredda: che ghiaccia, rende sterili e privi di risposte. Spesso sfocia in pessimismo e depressione che distrugge la vita.
Il Signore ci chiede un atto di responsabilità e di virtù. Un atto di coraggio accompagnato dalla sua grazia: da vivere nel 2026, con la speranza teologale, che stiamo approfondendo anche coi nostri benefattori. Con la speranza di imparare ad essere davvero tutti un po’ più credenti credibili: un po’ più tutti santi. A cominciare da me.
Ecco allora che con la Sua grazia, anche noi possiamo ottenere, come Perseo, il corallo ed il Pegaso. Perché le gorgoni le ha sconfitte innanzitutto Gesù, l’Uomo – Dio, insegnandoci anche con il suo stile di vita come affrontarle e donandoci, sulla croce, la grazia per trasformale in Santità: ecco come rileggere queste immagini precristiane.
Che significa allora per noi oggi, ottenere con la grazia il corallo e il pegaso?
Il corallo è una pianta acquatica abbiamo visto. Che è nelle profondità del mare. Vive dunque in profondità dell’acqua. Possiamo essere noi i coralli di Dio, se viviamo in profondità la nostra acqua: il nostro Battesimo concretizzato nello stato di vita in cui siamo chiamati.
Vivere in profondità il Battesimo, significa entrare sempre più in profondità con le verità di fede e morale dal nostro lavacro battesimale abbiamo iniziato a professare a credere. Approfondire la fede è un atto di meditazione e contemplazione, che viene solo nella calma e non nel turbine delle passioni calde o fredde.
Approfondire le verità battesimali, come cerchiamo di fare nel nostro Club Theologicum, è il modo per essere i coralli di Dio. Per essere testimoni che è bello credere; perché credere accende il cuore, la mente e l’amore.
E il pegaso? Il pegaso è, precristianamente, quel cavallo alato che sarà protagonista di tanti miti, per poi salire in cielo e diventare polvere di stelle[6]. Il pegaso è l’immagine di colui che corre, si spende per il prossimo per poi salire in cielo. Diventare dei “pegasi” di Cristo significa spendersi nella carità materiale e sapienziale. Attingere dai nostri contenuti, dalle proprie letture meditative e contemplative, e donare quanto ricevuto agli altri.
Questa carità può e deve diventare materiale. Come ascolto paziente e come attualizzazione di un aiuto materiale e finanziario, a seconda delle circostanze e delle necessità.
Clubbers, vi auguro di vivere un 2026 in cui sarete sempre più effusi da questa grazia.
Il 2026 sarà un anno di svolta nel Club Theologicum per una serie di future iniziative che saranno innovative da tanti punti di vista. Sarei davvero felice di incontrarvi in molti e più volte in presenza, poiché, Dio sia lodato, i tempi della paura nera dell’epidemia Covid19 sono ormai lontani.
Il 2026 per il Club Theologicum sarà il tempo della comunione e dell’incontro in presenza, come vi dirò nelle prossime trasmissioni live di gennaio.
Cari clubbers, l’incontro eucaristico sia la luce per diventare coralli e pegasi trinitari pronti a splendere e correre in tutto il mondo, consapevoli che Gesù ha vinto il mondo. E di questa vittoria siamo ad un tempo testimoni convinti, credibili e gentili.
Buon anno 2026
Fra il tormento e la grazia
In Cristo e in San Domenico
Fr Gabrio
[1] R. Graves, I Miti Greci, Longanesi, Milano, 241.
[2] https://www.lasiciliainrete.it/directory-tangibili/listing/mito-della-gorgone/
[3] S. Tommaso d’Aquino, Somma Teologica, I-II, q. 46, a. 1, corpus, Idem – a.4, corpus, Idem, a. 2, corpus.
[4] Idem, I-II, q. 35, a. 2, co. e ad 2
[5] Idem, I-II, q. 35, a. 6.
[6] J. Desautels, Dieux et mythes de la Grèce ancienne: la mythologie gréco-romaine disponibile qui https://books.google.it/books?hl=fr&id=Slty7Pa0w5oC&dq=9782763771533&q=P%C3%A9gase&redir_esc=y#v=snippet&q=P%C3%A9gase&f=false
Scopri di più da Club Theologicum
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento