And love is all that I need / And I found it there in your heart / It isn’t too hard to see /We’re in heaven
Così cantava qualche anno fa Bryan Adams in uno dei suoi brani più famosi, Heaven. Parlando dell’amore dato ad una ragazza, ne scopriva un amore profondo e senza fine. Questo stato di serenità, gioia e consapevolezza di un amore senza fine, per il cantautore americano significava trovarsi in Paradiso.
In effetti, non aveva tutti i torti. Perché trovarsi in Paradiso significa proprio questo: essere amati e amare senza fine, in un moto d’amore eterno. La fede cattolica insegna che le anime dei giusti, che al momento della morte sono liberi da colpe o pene, entrano in Paradiso e finalmente vedono Dio in volto – questa è la beatitudine. Questa beatitudine dura per l’eternità.
La beatitudine, la visione diretta di Dio, senza più intermediazioni, è ciò a cui tutti noi cattolici siamo chiamati: facendoci santi già da ora possiamo incamminarci giorno dopo giorno fino alla Meta Escatologica, appunto il Paradiso. Ho sempre immaginato il Paradiso come il “luogo” e il “momento” eterno della gioia, della fine di tutti gli affanni, le ansie e i pensieri per il futuro: in una parola, il darsi di una serenità infinita che viene dal cuore pulsante di tutta la Trinità
Una volta il Signore mi fece la grazia enorme di sognarlo, questo Paradiso:
Mi trovavo nel mio quartiere di origine, quando all’improvviso una grande macchia nera di petrolio comincia corrodere tutto ciò che ha intorno. Tutto diviene nero. Insieme a tante persone, scappiamo dalla macchia nera, ma alla fine veniamo inglobati. Forse questo rappresenta il momento della Parusia, cioè del ritorno definitivo e ultimo di Gesù. Quindi dopo un attimo rinasco, splendente di luce bianca. Anche il quartiere era divenuto splendente di luce. Tutte le persone che precedentemente erano inglobate dal nero, ora sono radiose. Tutti quanti camminiamo sereni e ridiamo gioiosi. Plausibilmente noi “bianchi”, siamo i beati di Dio. Ad un tratto vengono degli angeli (classicissimi con le ali), e dietro di loro altre persone, che da un colore grigio pian piano assumono anche loro il bianco lucente. Plausibilmente queste persone che divengono lucenti, sono le anime purganti che divengo beate. Quindi tutti quanti – fra cui i miei genitori e parenti – ci abbracciamo, baciamo come da tempo che non ci vedessimo. Infine una grande Luce dall’alto ci fa alzare lo sguardo. La luce dall’alto suppongo fosse il Lumen Gloriae, cioè lo Spirito Santo che ci abilitava, finalmente, a vedere il Dio Trinitario e ad essere intimi con Lui!
Se tutto forse vi sembrerà fantasticheria di un visionario millennial, lo capisco: ma dopo questo sogno, il Sogno della mia vita, oltre di arrivare a splendere di lucentezza bianca, è di portarvi con me nella Luce dell’Amore senza fine. Tutti in Paradiso, tutti invitati nel “banchetto di nozze per suo figlio” (Mt 22,2) che il Padre da sempre ha pensato per noi.
Gesù dolce, Gesù amore
Ciao Gabriele–spero che quando tu sia sacerdote e faccia la predica tu continua a scrivere delle cose della tua vita perché sono queste storie che rendono chiaro per la gente che Dio non e` una fantasia del passato, me e`una verità eterna.
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