Sant’Antonino da Firenze. Un breve profilo #cronachedelcristianesimo #antoninopierozzi

Quella di Sant’Atonino Pierozzi, domenicano, che fu arcivescovo di Firenze, è una figura che gode di grande venerazione nella sua città, ma che è probabilmente relativamente poco nota al di fuori di questa, per quanto questi sia stato uno dei teologi cattolici più importanti ed influenti della prima metà del XV secolo.
Nato a Firenze nel marzo del 1389 da una famiglia piuttosto benestante, suo padre era infatti il notaio Niccolò Pierozzi, Antonino, appena quindicenne, fu ispirato dal beato Giovanni Dominici a chiedere l’ammissione nell’Ordine dei Frati Predicatori. Dominici era il leader in Italia del movimento di riforma all’interno del suo Ordine, movimento iniziato dal Beato Raimondo da Capua, ed era stato Maestro Generale (1380-99), nonché direttore spirituale di Santa Caterina da Siena (morta nel 1380). Questi accettò il giovane e lo inviò a Cortona per il noviziato. Lì Antonino emise la professione nel febbraio 1406. Nello stesso anno divenne il primo religioso a essere assegnato a un convento di stretta osservanza, quello dedicato a San Domenico ed eretto da Dominici a Fiesole. Negli anni della sua formazione, Antonino fu gravemente turbato dalla corruzione generale della Chiesa e della società, ma soprattutto dai turbolenti eventi degli ultimi anni dello Scisma d’Occidente. Dominici fu chiamato a Roma poco dopo l’elezione di Gregorio XII (1406) per diventare cardinale arcivescovo di Ragusa. Successivamente i frati di Fiesole persero il loro convento, in quanto rifiutarono l’obbedienza ad Alessandro V eletto concilio di Pisa (1409), trovandosi costretti a fuggire a Foligno. A causa di ciò Antonino non poté seguire un corso di formazione regolare e gran parte di quanto apprese fu dovuto alle sue capacità e al suo impegno personale. Fu ordinato presbitero a Cortona nel 1413.
Si mise subito in luce. Fu priore a Cortona nel 1418, a Fiesole nel 1421 quando i frati recuperarono il loro convento, a Napoli nel 1428 e nel convento di S. Maria sopra Minerva a Roma nel 1430. Dopo l’elezione di Eugenio IV (1431), Antonino divenne uditore generale della Rota, un tribunale che ai suoi tempi aveva giurisdizione su tutti i processi ecclesiastici della cristianità e su tutte le cause civili dello Stato Pontificio. Fu anche vicario generale dei conventi domenicani di stretta osservanza in Italia dal 1432 al 1445.
Antonino tornò a Firenze nel 1436 o 1437 e, con l’aiuto del dispotico ma munifico Cosimo di Medici, fondò il Convento di San Marco. Ancora oggi, dopo secoli, San Marco è una delle glorie artistiche di Firenze. Come teologo, Antonino partecipò al Concilio di Firenze (1439) e, come priore di San Marco e di San Domenico a Fiesole, ospitò altri teologi domenicani convocati da Eugenio IV. In segno di stima, il papa e l’intero collegio cardinalizio assistettero alla consacrazione della chiesa di San Marco nel 1443. L’anno seguente venne inaugurata la famosa biblioteca di San Marco, che fu probabilmente la prima vera e propria biblioteca pubblica d’Europa.
Antonino si dedicò indefessamente all’ufficio della predicazione e godette di una notevole influenza quale confessore e direttore spirituale di persone di ogni condizione sociale. Pur essendo un semplice frate, fu incaricato da Eugenio IV di supervisionare la creazione di società per la formazione cristiana dei bambini. La sua compassione per i poveri, per le vittime delle lotte politiche, delle catastrofi naturali e delle epidemie, lo spinse a formare un’associazione di cittadini caritatevoli, nota come Buonomini di San Martino, tutt’oggi esistente.
La nomina di Antonino da parte di Eugenio IV alla sede arcivescovile di Firenze portò gioia alla sua città natale. Fu consacrato nella chiesa di San Domenico a Fiesole il 12 marzo 1446 e prese possesso della sua sede il giorno successivo nella massima semplicità. Dal palazzo episcopale eliminò tutto ciò che sapeva di lusso e di sfarzo, poiché era deciso a continuare a vivere come un frate mendicante. Tutte le entrate di cui godeva la sua sede furono impiegate al servizio dei poveri. Visitando le parrocchie, rimediò ad abusi di lunga data: insistette sulla predicazione del Vangelo, sulla corretta celebrazione dei sacramenti e sull’osservanza del diritto canonico. Fece restaurare numerose chiese al fine di renderle degne del culto divino. La sua fama di prudenza e giustizia lo rese arbitro nelle lotte di partito, e il suo tatto gli procurò incarichi papali per istituire riforme nelle comunità religiose canonicamente esenti dalla sua giurisdizione.
Le sue attività pastorali furono spesso interrotte. Fu chiamato a Roma da Eugenio IV per partecipare ai negoziati che si conclusero con il Concordato dei Principi e assistette il suddetto pontefice sul letto di morte. Nel conclave che seguì, in cui fu eletto l’umanista Tommaso Parentucelli, Antonino ricevette diversi voti. Il nuovo papa, Niccolò V, desiderava trattenerlo nella Curia romana e crearlo cardinale, ma Antonino riuscì a sottrarsi a ciò. Guidò le ambasciate fiorentine alla corte papale di Callisto III e Pio II, e da quest’ultimo pontefice fu nominato membro della commissione cardinalizia incaricata della proposta di riforma della Corte romana. Alla morte di Antonino, avvenuta il 2 maggio del 1459, Pio II, che si trovava nelle vicinanze, venne a Firenze per presiedere alle esequie. La sua città natale testimoniò la venerazione di cui era oggetto ponendo la sua statua nell’esclusiva sala della fama, l’unica statua di un sacerdote nel Palazzo degli Uffizi.
La riforma era stata il filo conduttore della sua vita e del suo lavoro; era anche il motivo che lo spingeva a scrivere. Egli affermava umilmente di essere solo un compilatore, non un autore; tuttavia nella bolla di canonizzazione (1523) fu proclamato tra i Dottori della Chiesa, anche se il titolo non gli è mai stato conferito ufficialmente. Numerose furono le sue opere (tra parentesi sono indicate le date delle loro prime edizioni a stampa).
La sua prima opera, che in realtà consiste in tre trattati distinti, è stata intitolata Confessionale (1472, 1473, 1475). Le 102 edizioni di incunaboli che questa conobbe ne attestano l’importanza e la praticità. L’Omnium mortalium cura (1475), scritto in italiano per aiutare i fedeli ad avvicinarsi al tribunale della Penitenza, era una guida alla vita cristiana. Il Defecerunt (1473) e il Curam illius habe (1472) costituirono dei manuali per i sacerdoti nell’amministrazione del sacramento della Penitenza.
La Summa Theologica (1477), più propriamente chiamata Summa Moralis, è l’opera su cui poggia principalmente la sua fama teologica. Se ne conoscono una ventina di edizioni. La prima parte, che riflette la dottrina di San Tommaso d’Aquino, tratta dell’anima e delle sue facoltà, delle passioni, del peccato, della legge; la seconda tratta dei vari tipi di peccato; la terza si occupa dei diversi stati della vita, siano essi sociali, politici, religiosi o ecclesiastici; e vi sono aggiunti trattati sul papa, sui concili e sulle censure. La quarta parte è dedicata alle virtù cardinali e teologali e ai doni dello Spirito Santo. Questa Summa è probabilmente la prima trattazione da un punto di vista pratico dell’etica, dell’ascetica e della sociologia cristiana nel Medioevo. Essa assegna ad Antonino un posto d’onore tra i massimi teologi morali cattolici tra San Tommaso e Sant’Alfonso Ligouri.
Il Chronicon (1440-59) (una storia episodica del mondo in tre volumi in folio) fu invece concepito per illustrare, utilizzando esempi del passato, come gli uomini dovrebbero vivere in questo mondo. È pieno di prestiti dalle Scritture, dalle vite dei santi e dagli scritti dei Padri e dei Dottori della Chiesa, dai decreti dei papi e dei concili: il tutto costituisce una biblioteca pratica per predicatori e pastori di anime.
I Sermoni di Antonino rimangono a tutt’oggi inediti, mentre la sua Opera a ben vivere, un trattato sulla vita cristiana, fu stampata solo nel 1858.

Adriano Virgili


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