Giurato numero 2 #recensioneclub #filmclub

Ci sono processi che si celebrano nelle aule dei tribunali, tra toghe e verdetti. E poi ci sono i processi
segreti, quelli che avvengono nel silenzio della coscienza, dove non ci sono avvocati a difenderci né giudici da convincere. In “Giurato Numero 2” Clint Eastwood ci porta proprio lì, nel luogo più scomodo e più vero, il cuore umano.
Il protagonista, Justin Kemp, interpretato da un bravissimo Nicholas Hoult, è un giovane uomo che si sta costruendo una nuova vita, sposato, in attesa del suo primo figlio, si è lasciato alle spalle un passato tormentato, tra errori e alcol e che viene convocato come giurato in un processo per omicidio. La sua missione dovrebbe essere quella di valutare prove e testimonianze per contribuire a un verdetto giusto.
Il processo sembra “chiuso”: una donna è stata uccisa dopo una litigata con il fidanzato, che appare come il colpevole ideale. Ma mentre il caso procede, Justin si trova di fronte a visioni del passato, memorie confuse, e un sospetto che cresce, è possibile che egli stesso abbia avuto un ruolo in ciò che è accaduto quella tragica notte.
Ma presto la vicenda prende una piega inquietante perché ciò che si discute in aula sembra riflettere un segreto nascosto nel suo passato. Così Justin, da arbitro imparziale, si ritrova improvvisamente testimone, imputato e giudice della propria coscienza.
Il film gioca sul sottilissimo confine tra verità, responsabilità personale e leggerezza dell’apparenza, ci si chiede che cosa succede quando la giustizia leggibile ai nostri occhi entra in conflitto con la coscienza individuale.
Eastwood ci ricorda che la giustizia non è solo applicazione della legge, ma confronto continuo tra verità e coscienza. Il senso di colpa diventa qui non solo una condanna, ma anche una chiamata alla responsabilità, quella che solo riconoscendo le proprie azioni, anche se dolorose, facciamo il primo passo per avvicinarci alla redenzione.
Il film invita a guardare oltre il “colpevole” di turno, oltre la facilità delle apparenze. Ci chiede se siamo davvero liberi dai nostri pregiudizi, se siamo disposti a mettere in discussione noi stessi prima di condannare chi ci sta di fronte.
Giurato Numero 2 non parla solo di un processo penale, ma del processo che ciascuno di noi affronta ogni
giorno: quello tra ciò che siamo stati e ciò che vogliamo diventare. È una riflessione sul perdono, sulla possibilità di cambiare e sul coraggio di dire la verità quando tutto ci spingerebbe a nasconderla.
Con uno sguardo sobrio e diretto, Eastwood firma un’opera che suona come un testamento: la vera
giustizia inizia dal cuore di chi ha il coraggio di guardarsi dentro.

Alessandra Fusco


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