1:1 In principio Dio creò il cielo e la terra. 2 La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Non sono un esperto di danza né di musica classica, non avendo mai studiato approfonditamente queste due bellissime arti. Qualche sera fa in televisione per la prima volta ho visto il famoso danzatore Roberto Bolle insieme ad altri due ballerini, esibirsi sulle note del Canone di Pachelbel, uno dei brani di musica classica che amo ascoltare più volte nel corso di una giornata.
Vedendo i movimenti armonici e delicati dei tre danzatori, unito al modo di eseguire il canone, mi è venuto in mente quanto questa performance potesse un richiamo alla bellezza della creazione.
Ricordo anche una citazione di Matisse che mi dissero quando andai a Parigi per la seconda volta: “Creare è proprio dell’artista; dove non c’è creazione, l’arte non esiste”.
Pensando allora alla sacra pagina presente in Genesi, sappiamo per fede che l’atto di creazione è quell’azione con cui Dio chiama il mondo all’esistenza traendolo dal nulla. Questo “chiamare traendo dal nulla” è detto appunto creare, nell’ebraico biblico viene espresso dal verbo bara. Come anche conferma 2 Maccabei 7,28, il mondo, l’uomo, le realtà spirituali sono totalmente create non da una materia che esisteva insieme al Dio Trinitario, ma appunto dal nulla.
Provando ad immaginare la fantasia, possiamo tornare a quell’atto di origine da cui, per una catena causale, anche noi oggi traiamo esistenza, vita e libertà e che prima non ci erano garantite. Anche la nostra vita dunque rientra nel “canone della creazione trinitaria”. Così l’atto di creazione è il primo atto con cui Dio ci chiama a vivere qualcosa che prima non potevamo neanche immaginare di avere in dono. Essere creati, dunque, è essere pensati, amati e indirizzati a qualcosa di più grande.
Dio, il nostro Artista progettatore, ci dona come modello del nostro “ballo” esistenziale, lo stesso suo Figlio, Gesù Cristo, in grado di portarci alle più grandi elevazioni morali e umane, se sappiamo abbandonarci fra le sue braccia.
Questo allora è il mio augurio per vivere un santo 2018: a ognuno auguro di riscoprire la bellezza del proprio essere creati, amati ed abbracciati da Dio, e vivere la propria vita al passo di Dio nella grande nave che è la sua Chiesa.
Gesù dolce, Gesù amore
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
Grazie Gabriele! 🙂
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