La perenne certezza delle tenebre.

Mt 25,30 il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.

Ricordo ancora le bellissime lezioni di primo soccorso che seguii quasi dieci anni fa quando iniziavo l’attività di volontariato sulle ambulanze. Il corso fu un viaggio di tre mesi, nello stupefacente mondo dell’anatomia umana, dei diversi tipi di infortuni e malattie e i possibili trattamenti dì essi. Dopo così tanto tempo ricordo ancora i sintomi dell’infarto come sensazione di angoscia e morte imminente. Furono proprio queste le parole usate dal medico che teneva la lezione.

Proprio su questa descrizione anatomica si può introdurre il tema dell’Inferno. Infatti dopo la morte fisica e il giudizio particolare c’è la destinazione finale: la fede ci insegna che le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale vanno all’Inferno. Siamo tutti a conoscenza della splendida Divina Commedia, e pensiamo che questo luogo sia un “luogo fisico”; in realtà quelle furono immagini letterarie usate da Dante per esprimere concetti molto profondi. Già ad esempio S. Giuliano di Toledo e S. Agostino avevano intuito la immaterialità dell’inferno: “C’è di fatto una sostanza negli inferni ma ritengo che sia spirituale non corporea. […]”. (Prognosticon, Libro II, VI).

L’Inferno è dunque la definitiva chiusura a Dio da parte dell’uomo che ha scelto liberamente e ostinatamente fino all’ultimo la presenza di Dio e la sua visione gloriosa. Non possiamo sapere con certezza che tipo di pene si soffrono all’inferno: eppure credo che la sensazione anatomica dell’angoscia e della morte imminente possa essere davvero credibile. Non riesco ancora a immaginare come possa darsi un’esistenza senza la speranza, senza la presenza di Colui che è Amore fino alla fine. Se proviamo a pensarci, plausibilmente ci sentiremmo davvero male, con quel senso di mancanza di certezza, di serenità, di amore e appunto di morte imminente e angoscia continua che ogni infartuato vive e ha vissuto. Come dice Gesù nel Vangelo, questa può esprimere la perenne certezza delle tenebre.

Dal canto mio, ho già espresso il mio desiderio di Paradiso  per ognuno di voi: per questo spero di potervi donare, con l’aiuto di Dio, la fede e la speranza per vivere la carità e poterci ritrovare tutti insieme in Paradiso, e riabbracciarci nell’Unico Abbraccio delle Tre Persone Divine. Ma ricordiamoci che già adesso ogni istante della vita di fede, speranza e carità è un nostro tentativo di essere con Dio e perciò respingere l’Inferno. Come cantava Elisa nella sua splendida Heaven out of Hell:

you push happiness so far away / but it comes back / to give you all that you’ve given before/ to love you the way that you do, like a mirror / look in the air ‘n catch that boomerang can’t fall anywhere else but in your own

[Respingi la felicità / ma lei ritorna a te / per darti tutto quello che hai dato /per amarti come ami tu, come uno specchio / guarda in alto e afferra quel boomerang / non può cadere da nessun’altra parte / se non nella tua stessa mano]

Fr. Gabriele Giordano M. Scardocci OP

Gesù dolce, Gesù amore

2 risposte a "La perenne certezza delle tenebre."

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  1. Dopo il giudizio particolare, se andiamo all’inferno finiamo in un luogo non fisico. Allo stesso modo anche se andiamo in paradiso finiamo in un luogo non fisico, ma dopo il giudizio finale, dopo la resurrezione dei corpi, ancorché trasfigurati, avremo corpo e anima, allora i luoghi dovranno per forza avere una fisicità, come t’immagini questa condizione?

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  2. Esistono luoghi non fisici, appunti trascendenti (non corporei) ed è in questi luoghi che diciamo Paradiso e Inferno e dove i corpi gloriosi / dannati risorti risiederanno per sempre. La difficoltà principale risiede proprio nel tentativo di “immaginare” “pensare” un luogo non fisico: perchè quando pensi al Paradiso o Inferno, gli dai una “fisicità” “corporeità” che essi non hanno. Non sappiamo altro su questo, dunque anche usare immagini può essere fuorviante. Grazie

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