Atti degli apostoli 6,
5 [Gli apostoli ] elessero Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo, Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timòne, Parmenàs e Nicola, un proselito di Antiochia. 6 Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.
Qualche tempo fa rileggevo un passo di Nietzsche, in particolare del Così parlò Zarathustra e il suo incontro con un funambolo. Mentre Zarathustra parlava, il funambolo aveva dato principio al suo gioco: era uscito da una porticina e ora camminava su la corda tesa tra le due torri, cosi che appariva sospeso sopra il mercato e la folla. Ho sempre immaginato così questa scena: un acrobata che cammina sospeso a mezz’aria, fra due torri. Sospeso fra Cielo e Terra, ma che cammina senza paura. Mentre altri lo guardano dal basso, e nel suo camminare sulla punta di una corda, tiene tutti sul fiato sospeso: tiene tutti incollati a guardare il Cielo. Ma il funambolo è uomo. Uomo che è in grado di far fissare agli altri l’attenzione sul Cielo.
Credo che questa descrizione del filosofo Rocken, in piccolo esprima l’esperienza del diaconato:
“In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani “non per il sacerdozio, ma per il servizio […] i quali” partecipano in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo. Il sacramento dell’Ordine imprime in loro un segno (“carattere”) che nulla può cancellare e che li configura a Cristo, il quale si è fatto “diacono”, cioè il servo di tutti ” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1569- 1570).
Diakonos si traduce dal greco esattamente con il vocabolo servitore: per questo il diacono è conformato in Persona Christi Servus. Egli cioè è chiamato a mostrare e ripresentare l’azione di Gesù che si fa servitore del mondo, per il mondo. Così, come e ancora di più rispetto a quel funambolo nietzscheano, il diacono sa stare fra cielo e terra, consapevole che sta servendo tutti i battezzati in modo tale che essi non fissino più lui, ma si concentrino sul vero servitore, che è Cristo stesso.
Un servizio reso per amore / agapico, che egli esplicita principalmente in diversi modi: il diacono può permettere di entrare nella Chiesa e nella vita di grazia, perché amministra il sacramento del Battesimo. Inoltre può permettere a due persone di porsi al servizio di Dio formando una famiglia, perché infatti assiste alle nozze e dà la benedizione nuziale. Infine, tra le altre cose, il diacono è chiamato alla carità materiale, offrendosi ad esempio nei servizi di mensa caritas, e anche alla carità spirituale e dottrinale: infatti il diacono può tenere l’omelia durante la messa.
Egli farà sue le parole dei REM quando cantavano:
I’m breaking through / I’m looking for answers /From the great beyond
Il diacono è primo servitore e primo cercatore di risposte a quel Grande Oltre, il Dio trinitario di Gesù Cristo. La diaconia è il servizio dell’uomo che conduce dunque l’umanità ferita a Dio, ed è prospettiva di tutto l’ordine sacro: il servizio da donare è sapersi rendere in Persona Christi per il mondo.
Fr. Gabriele Giordano M. Scardocci OP
Gesù dolce, Gesù amore