Dagli atti degli apostoli, cap.15
22Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli.
Ricordo ancora una delle prime volte che vidi un campo da calcio. Avevo dieci anni, e sapevo a malapena che si giocasse in undici contro undici. Volevo giocare portiere. Domandai a mio fratello, un po’ più navigato di me su questo sport, che avesse senso ricoprire quel ruolo, visto che a calcio si gioca coi piedi. Lui mi rispose: “A calcio si vince in undici e si perde in undici. Ognuno ha un ruolo. Se sa giocare quel ruolo, secondo lo schema dato da suo allenatore, ognuno ha un senso. Non è il giocatore che fa la squadra, ma la squadra che fa il giocatore.”
Credo non fosse una sua frase, ma dell’allora ct della nazionale Arrigo Sacchi. Questo ricordo però ha dietro un insegnamento importante. Anche noi che siamo popolo di Dio, siamo pensati per essere, più o meno, come una squadra. Questa squadra è pensata secondo ruoli e schemi. Questa squadra è la Chiesa Cattolica, appunto la Chiesa fondata da Cristo, e assistita dallo Spirito Santo, ma governata sulla terra dal vicario di Cristo, il santo padre, Papa Francesco.
Ho sempre pensato alla cattolicità della chiesa innanzitutto come l’essere squadra. Cattolico è parola greca, formata infatti da kata olou, che potremo tradurre con “ riferito al tutto”. Questo richiama l’universalità della Chiesa, della sua preghiera e della sua azione di evangelizzazione. Dunque essa raccoglie in unità diversi popoli, razze, linguaggi, caratteri, idee. Proprio questo essere cattolici indica che sebbene la fede sia una, essa si propaga in tutto il mondo mediante l’insieme delle diversità e delle singolarità di ognuno di noi. E nel nostro essere cattolici uniti, con l’aiuto della grazia, il Signore ci permetterà di essere bellissimi e brillanti nella nostra unicità.
L’universalità della chiesa coincide allora con l’universalità della fede. L’universale, Dio stesso, dunque ha un proprio spazio. E lo esprime concretamente tramite ognuno di noi, mentre viviamo e propaghiamo la sua Verità, tutti uniti.
Come diceva l’allenatore Tony D’Amato, uno straordinario Al Pacino in Ogni maledetta domenica: “Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente.”
Noi, però, sappiamo già che saremo risorti. Nel bene o nel male ci resta solo che fare squadra, in Gesù Cristo, e prenderci la vittoria definitiva. Con Lui, per Lui, in Lui.
Gesù dolce Gesù amore
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