Dal vangelo secondo Matteo 11, 25 – 27.
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.»
Ci sono versi poetici che difficilmente si dimenticano. Ricordo ancora a memoria le splendide parole che Ulisse afferma nella Divina Commedia di Dante nel canto XXVI dell’Inferno:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza
Ulisse racconta di quando coi suoi seguaci tentò di superare le Colonne D’Ercole, al tempo considerate l’ultimo approdo invalicabile del mondo conosciuto ai greci. Con queste parole, Ulisse ricordava la natura dell’uomo: quella di perseguire la virtù e la conoscenza. Ma Ulisse aveva usato la conoscenza, la razionalità e la riflessione in modo malvagio e contrario alla virtù stessa: aveva dunque usato l’intelletto per ingannare e fare il male. Per questo Dante lo collocò all’Inferno.
Al contrario, Il Signore ci insegna il modo più giusto, virtuoso e per esercitare ciò che caratterizza la natura dell’uomo: la razionalità. Tramite essa, con una grande apertura di cuore, ogni uomo può rendersi davvero santo. Vivere, più o meno, secondo una ottica capovolta rispetto ad Ulisse.
P. Tibaldi(1527-1596), Ulisse e la maga Circe, Palazzo Poggi, Bologna.
Nel passo di matteo sopra citato, Gesù rivela la sua natura di Dio: rivela così la natura trinitaria dell’Unico Dio in tre persone.
Questi misteri sono “queste cose” che si schiudono allo sguardo dei piccoli ai quali il padre ha voluto rivelare il suo cuore quasi a rivelare un segreto. Nascondere il segreto trinitario ai dotti e ai sapienti, è dovuto al fatto che la saggezza e la filosofia non hanno la vera intelligenza per accogliere quel mistero: la saggezza umana conosce e teorizza, ma non sempre ama e accoglie.
Invece i piccoli, voluti dall’Eterno Padre, sono scelti in quanto piccoli: cioè perché si rendono piccoli di fronte alla grandezza di tali misteri: i piccoli accolgono la Trinità con verità e tenerezza, mediante una riflessione che gli permette di incontrare quel Dio trinitario che tanto amano e conoscono.
Il Signore ci doni la piccolezza dell’intelletto e del cuore, per entrare anche noi nelle fibre più intime e profonde della Trinità.
Gesù dolce, Gesù amore
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
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