Dal vangelo secondo Luca,
2, 8 C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce.
Ogni volta che riesco volentieri vado a fare due passi al parco della Caffarella, nel quartiere Appio Latino. Un polmone verde, fra antichità romane e volpi rosse, in mezzo allo smog romano. A 18 anni ricordo fu la prima volta incontrai un pastore con le pecore, dentro al parco della Caffarella. Un signore di una cinquantina d’anni che fischiava. E il gregge lo seguiva.
Planimetria del Parco della Caffarella, che si estende per una porzione al quartiere Appio Latino, Roma.
Per me l’esperienza del pastore era nuova. Da allora mi feci questa idea. Il pastore mi richiama l’idea di qualcuno che orienta e al tempo stesso vigila e custodisce un gruppo di pecore. Anche i pastori del brano di apertura sono lì, infreddoliti ma sempre pronti a difendere le loro pecore con questi sentimenti. È allora l’idea dunque di qualcuno che sa guidare saggiamente e proteggere con coraggio dai pericoli e le insidie.
Nel salmo 23 leggiamo “Il Signore è il mio pastore […] Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni.” Chissà se quei pastori della prima Notte di Natale, poco prima di essere chiamati dagli angeli stessero recitando questo salmo. Il testo non lo dice. Ma certamente si avvicinava per loro l’incontro con Gesù bambino, inconsapevoli che Lui era il loro Pastore Eterno. Proprio da quell’incontro con Gesù, quei pastori ignoti impareranno a difendere gli affetti più cari e a guidare i loro piccoli verso la casa del Signore. Felicità e grazia davvero non mancò a loro. Non mancherà neanche a noi, cari clubbers, se sappiamo lasciarci avvolgere dalla luce del nostro angelo custode: quella è la luce della Trinità che ci dona la verità più tenera e bella.
Gesù dolce, Gesù amore
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP