Lc 23, 42- 43
In questi versetti Luca ci presenta il dialogo tra Gesù in croce e il “buon ladrone”: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno” ,”In verità ti dico, oggi sarai con me nel Paradiso”. Troviamo quindi un ladro, un malfattore, qualcuno che sa di meritare la sua condanna, che necessita del ricordo di Gesù. Anche a noi capita di chiedere a qualcuno di ricordarci o viceversa.
Quando ricordiamo qualcuno “perdiamo” un po’ del nostro tempo, lo doniamo per questa persona.
Gesù non promette soltanto di ricordare il ladrone ma addirittura di portarlo con sé. E non di portarlo con sé quando avrà scontato la sua pena (era un ladro, quindi magari secondo la nostra concezione un po’ di purgatorio se lo sarebbe potuto pure fare, no?) ma quel giorno stesso “Oggi sarai con me in Paradiso”. È come se dicesse al ladro: “Il cambiamento della tua vita avviene oggi”. Certamente inaspettato! Talvolta – o forse potremmo dire spesso- il regalo che Gesù fa a ciascuno di noi è ben diverso e migliore rispetto a quello che noi gli chiediamo.
La parola perdono racchiude in sé i termini PER e DONO: donare non solo a qualcuno ma per qualcuno, perché egli possa essere felice insieme a me. Mi impressiona quando poco prima al versetto Gesù chiede al Padre: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno“.Vi rendete conto cosa chiede a suo Padre? Chiede a Dio di perdonare i suoi aguzzini! Mettiamoci nei panni di Dio, non come Dio in sé ma come Padre: il Padre che vede suo figlio morire e lo stesso figlio gli chiede di perdonare. Io credo che tutti gli esseri viventi –siano animali o umani- azzannerebbero chiunque fosse pronto anche solo a fare un graffietto al proprio figlio. Si chiama istinto. Gesù chiede al Padre la Misericordia, ancor prima che si consumi la tragedia.
Io non so se sarei in grado di perdonare così. Chiedereste mai a una madre alla quale avete ammazzato il figlio – seppur magari involontariamente- di perdonarvi? Io non oserei… Eppure è ciò che abbiamo fatto noi con Gesù, perché quegli uomini di duemila anni fa, rappresentano anche noi. E Gesù è morto anche per noi, per salvarci, per liberarci dai nostri peccati e per renderci felici.
La bella notizia è che Gesù ci ha già liberati e salvati ancora prima che noi glielo chiedessimo senza volere nulla in cambio, se non la nostra salvezza. E soprattutto la nostra fortuna sta nel fatto che Dio non ragiona come noi: non quindi secondo i meriti come faremmo noi con i nostri fratelli (“Si merita il mio perdono? L’ho fatto soffrire abbastanza, l’ho ripagato con la stessa moneta?”) ma secondo la sua enorme Misericordia. E vi lascio con una delle mie frasi preferite: “Non sono amata perché sono degna, ma sono degna perché sono amata”.
Impariamo quindi a perdonare e Amare prima, perché chiunque è già degno del nostro perdono e del nostro amore in quanto già amato e perdonato dal Padre.
Lucia Viero
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