Fase due: Dilemmi antropologici e una proposta di preghiera. #graziasugrazia

Introduzione.

Tutti quanti abbiamo ascoltato il discorso e le decisioni del premier Giuseppe Conte lo scorso 26 aprile, circa l’inizio della fase due. Come si è chiaramente letto dal post di Facebook di quella sera, non ho accettato con leggerezza queste decisioni. Non mi è stato possibile però nel corso dei commenti e dei dialoghi avuti nei giorni successivi, chiarire in modo sistematico, scientifico e rigoroso i motivi oggettivi di questa reazione. Proprio per questo ho deciso dunque di affidare a questo articolo l’insieme delle riflessioni spirituali e antropologiche che già da inizio aprile avevo iniziato e che mi hanno portato ad avere un moto di contrarietà alle scelte morali del governo.

Queste riflessioni confluiscono in alcuni dilemmi di natura antropologica che esporrò al punto due, dopo aver espresso invece il dato da me raccolto a tema covid 19.

Questo articolo dunque non ha come tema principale il duro scontro fra CEI e Governo circa la riammissione al culto dei fedeli; questo articolo non ha come tema principale gli orientamenti politici del governo e dell’opposizione.

Tema centrale dell’articolo è l’insieme dei dilemmi antropolOgici che scaturiscono dalle scelte morali del governo: dilemmi che da persona credente sorgono spontaneamente, avulsi da qualsiasi considerazione politica.

 

  1. Il dato.

Al momento che stiamo componendo l’articolo, l’Italia è il terzo paese al mondo per casi Covid19    con 209.328 confermati, 79.914 guariti e 28.710 decessi[1].

Dopo i primi casi di focolaio allo Spallanzani, immediatamente isolati, e nel lodigiano, purtroppo sfuggiti al controllo sanitario, l’enorme numero di malati e decessi conseguenti ho riconosciuto come atto di grande prudenza infusa le scelte governative di attivare delle forti iniziative di Lockdown dello scorso 8 marzo. Infatti, come testimoniato dal dottor Burioni[2], dal dottor Bressanini[3], dal dottor Pregliasco[4] il lockdown è l’unico mezzo, l’unica condizione necessaria e sufficiente per fermare il contagio, il riempirsi delle corsie e delle terapie intensive e causare un numero spropositato di decessi.

Le altre forme di difesa dal virus, il distanziamento sociale, i dispositivi di protezione individuale (DPI), la sanificazione personale e ambientali contengono ma non fermano la sua azione di propagazione: in questo secondo caso sono mezzi, condizioni necessarie ma non sufficienti. Questo è comprovato da alcune evidenze: innanzitutto il contagio di coronavirus del Dottor Guido Bertolaso, il quale ha sempre messo in pratica i mezzi non sufficienti, ma per giusta causa, non poteva vivere secondo norme di lockdown, causa il suo ruolo nella Protezione civile. In secondo luogo, l’esperienza della dottoressa Gili[5], che si è posta in autoisolamento, e nonostante l’uso dei DPI, non dà per certo che il loro uso eviti il contagio dei suoi colleghi.

Lo stesso studio di Nature, citato anche dal dott. Burioni e altri esperti, e sul quale si fonda la certezza di protezione delle mascherine, dice chiaramente che le mascherine possono evitare il contagio, perchè inibiscono il passaggio delle droplets (goccioline di saliva)[6]. Pur tuttavia non ne danno la certezza, specialmente perché possono portare ad una falsa consapevolezza di essere al sicuro e causare comportamenti che annullano gli altri mezzi di contenimento del contagio, o spesso sono indossate in modo erroneo[7].

Intendiamoci: i mezzi necessari ma non sufficienti sono e rimangono comunque mezzi assolutamente prudenziali e ragionevoli da usare. Nel corso del primo lockdown infatti, alcune attività primarie erano rimaste attive, per permettere lo sviluppo essenziale del paese: queste persone eroicamente seguivano le condizioni necessarie ma non sufficienti, e purtroppo molte di esse continuavano a contagiarsi.

Comprova definitiva che un allentamento del lockdown causa un acutizzarsi del contagio è provato dal dato tedesco, in rialzo[8] dopo la condotta virtuosa del mese scorso.

 

Schema riassuntivo

  • Mezzi /condizioni necessarie e sufficienti per contenimento Covid19:

Lockdown + Distanziamento+ DPI +Sanificazione personale e dei luoghi.

 

  • Mezzi / condizioni necessarie NON sufficienti per contenimento Covid19:

Distanziamento + DPI + Sanificazione personale e dei luoghi.

 

Il report sulla situazione laziale e romana che quotidianamente aggiornavo e aggiorno sulla mia pagina fb, mi permette di monitorare la situazione anche emotiva dei miei concittadini e corregionari.

Certo, lo stato di isolamento nella propria abitazione è un mezzo efficace, ma che costa molta fatica fisica e mentale; dunque nell’andare avanti dei giorni, ho iniziato visionari siti scientifici, per provare a fare un po’ di ricerca sulla ipotetica data di iniziale passaggio alla fase due, di parziale allentamento del lockdown, sulle modalità di come esso debba avvenire. Da questo sono giunto a delle conclusioni che qui di seguito espongo.

Gli studi ad opera della fondazione Gimbe, che ho consultato nel corso di aprile 2020, hanno prodotto un grafico di proiezione, nel quale si mostra, secondo modelli matematici, una data plausibile di giorno contagio zero.

1.grafico gimbe..png

L’analisi del grafico giunge a queste considerazioni:

 

“ Per Gimbe la data indicata per allentare le misure è il 2 giugno, quando l’aumento dei casi scenderà allo 0,1% la “soglia utilizzata ad Hubei per allentare le misure”, ricorda il direttore della Fondazione, Nino Cartabellotta. Per arrivare a quello 0,1%, il modello Gimbe prevede un calo significativo a partire dal 16 aprile, quando l’aumento dei casi scenderà al 2%, per calare all’1% il 27 aprile, allo 0,5% il 7 maggio, fino allo 0,1% del 2 giugno. Il commento di Cartabellotta è: «Affidabilità robusta, ma basato solo su 2 variabili (l’incremento percentuale dei nuovi casi e il tempo espresso in giorni): maneggiare con cura perché potrebbe essere influenzato da nuovi focolai, tamponi effettuati, aderenza a misure distanziamento sociale, sovraccarico ospedali».”[1]

 

Da queste considerazioni, la fondazione Gimbe riconosceva, in data 8 aprile, che solo l’Umbria era la regione in grado di passare alla fase due[2].

Il lockdown portava anche i dati negativi: innanzitutto la presenza di casi di suicidio all’interno del personale sanitario[3], e, ragionevolmente, la chiusura delle imprese, del settore turismo con conseguente perdita economica[4].

Da questi dati si evidenzia che il lockdown entra in composizione con le altre condizioni necessarie per evitare il contagio, l’ospedalizzazione, la malattia e la plausibile morte degli infettati di coronavirus, e insieme ad esse, rende questi episodi con un rischio trascurabile se non quasi del tutto azzerato.

 

  1. La nostra attività per favorire un vissuto di fede NEL lockdown.

Ciò che da subito, nel mio amore pastorale e nel mio ruolo di teologo scrittore, mi sono attivato di fare è stato quello di cercare di costruire di senso questi giorni di lontananza sociale tramite la parola di Dio, meditata e pregata, mediante il servizio qui sul Club Theologicum e sul canale ufficiale, Gabriele Scardocci – Canale Jordanus, mediante contenuti video e podcast. Su questo voglio ringraziare gli oltre 20 autori e collaboratori che si sono alternati nella stesura di articolo di matrice spirituale trasmettendo davvero l’amore di Dio. fra serio e faceto. Ringrazio anche coloro che mi hanno aiutato nella parte tecnica di montaggio audio dei podcast e dei video, nella persona di Mauro Ghilardini, anche lui lettore clubber.

Attivando infatti la campagna per l’Italia, #figlideltuono #restiamoacasa,già da inizio marzo 2020, abbiamo incrementato il numero di articoli da 3 settimanali a ben 7. Tutto ciò col fine di mantenere il più possibile le persone a casa, come ho detto anche nella videocatechesi su Facebook, sulla fede ai tempi della Quarantena il lockdown è il modo per garantire lo sviluppo del Bene Comune della Persona. Il nostro servizio alla persona credente o meno, è dunque stato quello di salvaguardare il lockdown come mezzo principale (e non unico per i motivi suddetti) per ottenere il Bene Comune e politico.

 

  1. Fase due: Dilemmi e proposte di preghiera

3.1. Dilemmi.

Il nuovo Dcpim[5] che prenderà vigore il prossimo 4 maggio 2020, iniziando la cosiddetta Fase 2, proposto in diretta televisiva dal premier Conte, ha come fine principale la riattivazione parziale delle attività economiche precedente bloccate, il riavvicinamento delle persone ai propri familiari, provvedendo ad una iniziale fase di reintegro economico.

Qui il video e il testo della diretta del presidente Conte.  Per completezza lo riportiamo anche qui:

 

 

Il premier ha poi annunciato anche diverse fasi di riapertura delle attività lavorative, a seconda di alcune soglie sentinella entro le quali allertare le autorità sanitarie e attivare lock down ad aree selettive[1]. Le scelte morali concernente l’allentamento del lockdown causeranno una movimentazione iniziale di circa 4 milioni di italiani, ai quali sono stati promessi tutte le condizioni di sicurezza per tornare a lavorare senza rischi, ricordando al tempo stesso che 1 contagiato su 4 è presente nei nuclei familiari. Secondo l’analisi del governo e della commissione tecnica, la semplice applicazione delle tre condizioni necessarie, garantirebbe la sicurezza dal non essere contagiati, sebbene il premier nel suo discorso di introduzione alla fase due ha comunque ribadito che c’è possibilità che il contagio ritorni.

Da questi dati ricaviamo i seguenti dilemmi: si giunge alla fase due basandosi sul realismo politico, e ponendo il momento iniziale del reintegro economico della nazione come fine primario dello stesso avvio della Fase 2. Dilemma: le norme di sicurezza proposte sono redatte col fine di proteggere la persona in quanto tale oppure per la persona che va a lavoro e riavvia l’intera attività economica, e dunque iniziando a risolvere i problemi finanziari anche da noi esposti?

Secondo dilemma: Il premier Conte presenta la possibilità di ritorno dei contagi (“Adesso inizia per tutti la fase di convivenza con il virus e dobbiamo essere consapevoli che in questa nuova fase, la fase due, la curva del contagio potrà risalire in alcune aree del Paese”.1:55 del video sopra citato); al tempo stesso il documento presenta l’attenzione alle norme di sicurezza come soddisfacenti alla salute del lavoratore questi due elementi come si conciliano fra loro? Non sarebbe stato più completo – a livello di composizione del documento – chiarire che le norme proposte esponengono comunque ad un rischio contagio (come anche comprovato dai grafici sul dato tedesco sopra menzionati)?

La cessazione del lockdown è la cessazione anche del mezzo principale per difendersi dall’infezione di Covid19. Il rischio infettivo, come visto e presentato in precedenza dal documento, gli ospedali italiani non sono in grado di affrontare una seconda ondata di contagi (dato l’alto numero che permane ospedalizzato e in isolamento familiare), e questo mette a serio rischio la salute della popolazione della intera nazione. Da qui il terzo dilemma: le difficoltà di tipo psicologico sanitario potevano essere risolte mediante l’istituzione di appositi centri di ascolto, come già accaduto[2], mentre per quanto riguarda gli ammanchi di cassa nazionali, si poteva ricorrere ad una riapertura parziale differenziandosi regione per regione? Questa è anche la proposta dal virologo Crisanti:

 

«Una follia riaprire tutte le regioni insieme[…] L’8 marzo quando è stato deciso il lockdown avevamo registrato 1.797 contagi in più in un giorno. Ora siamo ancora sopra i 2mila nuovi casi in 24 ore. Non capisco che cosa ci sia di diverso oggi rispetto al giorno in cui abbiamo deciso di chiudere tutto.  […] Con la riapertura il rischio è elevatissimo. Gli italiani hanno fatto enormi sacrifici che al momento hanno evitato che ci fossero ancora più vittime ma se si riprende così, nel disordine quei sacrifici saranno vanificati e dovremo ricominciare da capo. Si potrebbe riaprire già domani ma in modo ragionato ovvero non tutti insieme e soprattutto non nelle regioni dove i contagi sono ancora moltissimi e la percentuale di crescita è sostenuta. Io aprirei soltanto in 2 al massimo 3 regioni con diffusione bassa del virus. Per esempio in Sardegna che è isolata poi in un’altra regione al sud sempre con un numero basso di contagiati. […] Poi necessariamente in una regione del Nord per studiare che cosa succede anche nel caso di un’area ad alta industrializzazione. Io sceglierei il Veneto perché ha queste caratteristiche e qui il contenimento del virus ha funzionato meglio rispetto alla Lombardia o al Piemonte. [….] Si riapra a scaglioni e per una settimana studiamo che cosa succede nelle aree prescelte. Se dovessero esplodere nuovi focolai saremmo in grado di circoscriverli concentrando lì tutta la potenza per l’identificazione – l’isolamento e il tracciamento dei positivi e dei loro contatti. Tutto quello che abbiamo imparato in queste settimane. E avremmo un modello per capire meglio il comportamento del virus»[3].

 

Tenendo conto del grafico della fondazione Gimbe sulle proiezioni di contagio zero, precedentemente mostrati, chissà se questa non fosse la proposta più ragionevole, dal punto di vista morale. In effetti già i presidenti delle regioni Lombardia, Piemonte, Veneto e Sicilia, pur essendo le prime tre zone molto colpite, al 16 aprile erano concordi nell’avviarsi alla fase due nelle loro regioni di competenza[4]. Anche la scienza statistica suffraga questo dilemma secondo le considerazioni del dottor Stestili, per il quale “Perché il Governo non ha previsto un graduale ritorno alla normalità differenziato da regione a regione?“.[5]

Chissà se una riapertura selettiva regionale, non abbia espresso e difeso in modo migliore i valori sociali sia della persona e del lavoro.

Mi vorrei soffermare un momento proprio a chiarificare il rapporto fra persona e lavoro.

La persona ha valore in sé stessa, nella sua unicità, irripetibilità, sacralità, apertura alla trascendenza, creata ad immagine divina, e per questo aperta alla socialità[6]. Nella socialità esprime e vive al meglio queste caratteristiche, specialmente nel lavoro.

Nostro Signore si è dedicato al lavoro, in quanto vero Dio e vero uomo. Egli stesso, « divenuto simile a noi in tutto, dedicò la maggior parte degli anni della sua vita sulla terra al lavoro manuale, presso un banco di carpentiere »[7]. Pur riconoscendo la grande dignità del lavoro quale opera dell’uomo, che ha valore sociale ed intersoggettivo, come anch’esso similitudine di Dio che opera nella creazione, Gesù non ha mai posto l’attività lavorativa superiore all’uomo stesso, in questo tutta la Tradizione e il Magistero della Chiesa gli è sempre stato obbediente.

Così ancora insegna la dottrina sociale della Chiesa:

 

“Il lavoro umano non soltanto procede dalla persona, ma è anche essenzialmente ordinato e finalizzato ad essa. Indipendentemente dal suo contenuto oggettivo, il lavoro deve essere orientato verso il soggetto che lo compie, perché lo scopo del lavoro, di qualunque lavoro, rimane sempre l’uomo”[8].

 

Cerchiamo di capire, sinteticamente perché.

Il lavoro è sempre subordinato alla persona, perché ontologicamente, il lavoro dipende dalla persona e non il contrario: infatti il lavoro è atto potenziale rispetto ad un attuante, la persona, che in quanto causa attuante né primo nell’ordine ontologico morale. L’atto, metafisicamente inteso, precede sempre e comunque la potenza.

A partire da queste considerazioni ci sembra che il rischio contagio a cui si espone la persona per il lavoro, ci sembra rendere questo non un perfezionamento della persona in sé stessa e del corpo sociale; ma esclusivamente un perfezionamento del SOLO corpo sociale; ciò ci sembra evidente per diversi motivi:

1) il lavoratore, nella ipotesi di un suo contagio, non ha garanzie sulla una propria diagnosi tramite tamponamento[9] che porterebbero ad ospedalizzazione successiva: dunque non è in grado di sapere se, una volta garantita la vita economica dello stato, potrà vedere garantita la propria.

2) il lavoratore è costretto mettersi in moto per dirigersi sul luogo del lavoro, e così si espone ad un rischio superiore contagio rispetto allo smart worker, che può attingere al lockdown come mezzo di protezione rimanendo confinato in casa. Questo squilibrio di diritto ai mezzi di protezione fra i due lavoratori è iniquo perché le scelte statali di avviare la fase due sono pensate proprio per garantire il diritto di tutti alla salute e allo stipendio.

3) Il lavoratore non può più attingere al mezzo del lockdown e deve sottomettersi alla tassazione obbligatoria: dunque il lavoratore perde la condizione necessaria per garantirsi la salute, e non può nemmeno stornare una parte del salario guadagnato per una propria assicurazione personale in caso di malattia, perché deve destinare quel guadagno al pagamento delle tasse.

Questi motivi lasciano il dubbio aperto se nella intenzione dell’Esecutivo risieda il desiderio di salvaguardare davvero l’integralità della persona, e in particolare della salute come diritto primario, o se la persona, pericolosamente esposta al contagio pericolosamente letale, sia schiacciata totalmente dalle necessità economiche del corpo sociale.

A questi dilemmi ovviamente spero di poter trovare risposte successive, e spero di poterle trovare e condividere con i lettori clubbers.

 

3.2 Proposta di preghiera. Mese di preghiera  #graziasugrazia

Il nostro affidamento, come è sempre stato in tutta la fase 1 dell’Epidemia, non è sul governo; in generale non è bene affidarsi all’uomo; noi in quanto credenti cattolici, ci affidiamo SOLO all’azione provvidenziale di Dio (si vedano i video che ho pubblicato sul canale Youtube qui https://www.youtube.com/playlist?list=PLSp8F3ofKmT9USoW-J5NZPSs4dLsfsNnW ).Perciò desidero concludere con una proposta di preghiera per tutti i clubbers, e per tutti coloro che vorranno unirsi.

Tutti insieme possiamo, anzi dobbiamo affidarci alla Santissima Trinità. Solo dalla Santissima Trinità possiamo ricevere la grazia, l’unico mezzo a disposizione per la salvezza dell’anima e in questo momento anche per la salute del corpo. All’uomo sono possibili solo alcune cose, a Dio invece nulla è impossibile. Laddove l’uomo rimasto solo a contrastare l’epidemia di Covid 19 ne implori l’aiuto, il Signore non fa mancare le grazie necessarie e gli aiuti sovrannaturali che elevano la sua natura.

Come leggiamo infatti in Giovanni:

 

16 Dalla sua pienezza

noi tutti abbiamo ricevuto

e grazia su grazia.

17 Perché la legge fu data per mezzo di Mosè,

la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

 

Davvero adesso la fine dell’epidemia dipende esclusivamente da Dio e dalla nostra azione libera di credenti in cooperazione con Dio; non lasciamo sfuggire questa grande opera di carità, grazia e verità. Siamo chiamati all’amore per i piccoli, i deboli, coloro che sono sofferenti nella mente e nello spirito e perciò a difenderli e di saper scorgere negli occhi di chi chiede di essere prudenti e caritatevoli, lo stesso sguardo di Gesù sofferente nella passione. Come Maria, anche noi piangiamo insieme al nostro prossimo, il nostro Gesù sofferente condannato ingiustamente dalle autorità civili a soffrire da solo.

Per questi motivi vi chiedo di iniziare con me un mese di preghiera speciale in tempo di epidemia, da oggi 4 maggio al 4 giugno prossimo, giorni in cui secondo le stime precedentemente citate, dovremmo giungere a contagio zero. Poi vedremo il da farsi.

Chiederemo a Dio:

1) che fermi il virus Covid19. Lui, Dio onnipotente, può operare il miracolo che tutti aspettiamo, ma anche usare vie ordinarie facendolo sparire attraverso fattori fisico-biologici- ambientali, noti per altri eventi alla comunità scientifica.

2) che infonda Spirito di Sapienza ai ricercatori affinché il vaccino sia sperimentato in tempi record, e dunque prima dei tempi di ordinaria sperimentazione.

3) che conceda le Virtù cardinali infuse a tutti coloro che sono costretti ad esporsi al contagio, affinché non si ammalino e siano perciò preservati dall’ospedalizzazione.

Chiediamo infine alla Provvidenza che permetta, in piena cooperazione con la responsabilità e libertà umana, che, chi è stato contagiato dal virus abbia sviluppato un’immunità permanente che lo preservi da eventuali reinfezioni.

Queste richieste possono essere espresse dopo un momento particolare di preghiera, anche la recita del rosario, la liturgia delle ore, o anche una lectio divina.

Ci confermi il Signore, nella Chiesa cattolica, dell’Unico Dio in Tre Persone, dell’affetto materno di Maria, con tutti quelli che continuano a custodire la fede cattolica in comunione con Papa Francesco e il collegio apostolico.

Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP

Gesù dolce Gesù amore

 


[1] https://primamonza.it/rubriche/topnewsregionali/il-premier-conte-spiega-i-dettagli-della-fase-2-nuove-misure/

[2] https://www.internazionale.it/reportage/annalisa-camilli/2020/04/01/coronavirus-psicologi-medici-infermieri

[3]Riprendo questa intervista da questo articolo https://www.ilmessaggero.it/salute/focus/coronavirus_crisanti_regioni_riaperture_focolai_ultime_notizie_27_aprile_2020-5195050.html?fbclid=IwAR3E5PFIcewFA1C0onVWvjIC__HY6PNveqZvl0hoOLlIRsy7mLUrKD1uDEo

[4] https://www.italiaoggi.it/news/quattro-regioni-hanno-fretta-di-riaprire-il-quattro-maggio-202004161008277894

[5] https://www.sanitainformazione.it/covid-19/coronavirus-situazione-stabile/

[6] Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 127 – 151.

[7] DSC  259.

[8] DSC 272.

[9] Si veda ad esempio la mancanza di tamponi a Roma https://www.romatoday.it/attualita/coronavirus-pazienti-domicilio-senza-tampone-lazio.html

 

 

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