«Maledetto l’uomo che confida nell’uomo» (1Ger 17:5)
Ciao clubbers, sono SirCliges e volevo riflettere con voi su questo.
Un videogioco è solo divertimento? Non può essere cultura “alta”, con contenuti educativi e perfino spirituali? Per smentire questo luogo comune, inauguriamo una serie di consigli videoludici per unire il didattico al dilettevole.
Bioshock, distribuito nel 2007, innesta nel genere “sparatutto” (il giocatore si muove con visuale in prima persona combattendo contro orde di nemici) una vera riflessione filosofica. Il protagonista, caduto in mare dopo un incidente aereo, trova un isolotto artificiale con un faro che contiene questo proclama:

Benvenuti a Rapture, segreta città sottomarina, collegata alla superficie da una batisfera-ascensore. La batisfera si immerge, e parte un messaggio registrato dal fondatore che esalta questa moderna Atlantide.
Rapture è la definitiva utopia umanista, incentrata sulla filosofia chiamata “grande Catena” e basata sull’individualismo assoluto: l’altruismo è male, la società prospera solo se ciascuno persegue il proprio egoismo. Né Dio, né Stato, né prossimo, né biologia, né etica, nulla deve frenare la libertà individuale.

Infatti, qui la religione è vietata (anche se poi scopriamo che certi “bisogni” non sono mai estirpabili del tutto, infatti i contrabbandieri smerciano anche bibbie e crocifissi…), e gli scienziati hanno scoperto come riplasmare geneticamente il corpo umano mediante “plasmidi” che conferiscono i più vari poteri, dalla pirocinesi all’elettroshock (nel gioco diventano armi da affiancare alle più convenzionali pistole e mitragliatrici). Questi poteri sono attivati tramite iniezioni di composti definiti “ADAM” e “EVE”, nel solco della simbologia che pretende di ricreare una nuova umanità e un nuovo Eden.
Insomma, nelle intenzioni iniziali, questo doveva essere il paradiso terrestre. Un paradiso ateo, creato dall’uomo e per l’uomo.
E invece: “il potere l’ha sconvolto, sono morte brave persone”… che sorpresa, eh?
Si scopre così che Bioshock è la spiegazione di un concetto che in Italia era già stato illustrato decadi fa dal filosofo cattolico Augusto del Noce, a suo tempo disprezzato dall’intellighenzia per alcune sue profezie (il crollo del comunismo, la trasformazione del PCI in partito radicale di massa) puntualmente avveratesi.
“Eterogenesi dei fini”: l’uomo, corrotto dal peccato originale, non riuscirà mai a creare il paradiso in terra, ed ogni suo tentativo in tal senso porterà necessariamente al risultato opposto… l’inferno.
Dunque, come scopre il protagonista uscito dalla batisfera, l’utopia di Rapture è crollata. Il paradiso è diventato inferno, gli abitanti si uccidono tra di loro e daranno tutti la caccia al nuovo arrivato per fare altrettanto.

Il contrasto tra l’utopia e la realtà è reso ancor più vivido dalla costante presenza di pubblicità e registrazioni che proseguono ancora, in automatico, ad esaltare le magnifiche sorti e progressive nel bel mezzo delle macerie e pile di cadaveri.

Un viaggio nell’orrore che va avanti fino al confronto con il fondatore di Rapture… e qui sarebbe un delitto svelare uno dei più bei colpi di scena della storia dei videogiochi… e la sua tragica e definitiva lezione intorno alla libertà, il potere e la malvagità:

“Maledetto l’uomo che confida nell’uomo”.
Bioshock, videogioco sparatutto, trasmette questo messaggio profondamente umano e dunque, nei limiti dei preambula fidei, profondamente cristiano.
SirCliges, Claudio.
L’ha ripubblicato su La falsa morte.
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Grazie
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Si, i videogiochi possono essere “cultura alta”. LO dico da videogiocatore incallito” (
nonostante l’età). Fonte di riflessione ed approfondimento su temi alti.
Ne parlai già altrove, ad esempio la saga Metal Gear offre tali e tanti temi etici e filosofici (oggi attualissimi) da far riflettere profondamente (riportandoli sulle righe della morale cristiana).
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carissimo che piacere leggere il tuo commento. Grazie. In effetti avevo intenzione di scrivere proprio delle riflessioni a tema Metal Gear Solid. Tu ne hai pubblicata già qualcuna? Fammi sapere
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No, non ho pubblicato nessuna riflessione. Come già detto, mi limitai a parlarne vagamente senza approfondire su un altro blog.
Per chi non conoscesse il gioco, cito Wikipedia:
“La saga di Metal Gear è famosa per la sua impostazione fortemente cinematografica e per l’esplorazione di temi filosofici quali guerra, ambientalismo, ingegneria genetica, censura, intelligenza artificiale, lealtà, soggettivismo contro oggettivismo e molti altri.“.
Chi conosce -ha apprezzato e si è goduto- il gioco sa che questi temi sono secondari. Il tema principale è il protagonista vuole conoscere “se stesso”, chi sia e la sua “origine”.
E qui si intende che si va ben oltre la semplice origine genetico-biologica…
Insomma, come già scrissi brevemente:
“MG non è uno “sparatutto”. Certo qualche giocatore può farlo diventare cosi eliminando tutti i nemici, ma chi fa questo è un pazzo assoluto che di Mg non ha capito nulla: il meglio (anche come bonus) da quel gioco lo ottieni solo se lo termini con “uccisioni 0” “allerte zero”.
Snake sa che è un soldato ma è anche un uomo, e come ogni uomo come noi che è venuto al mondo per poter nascere ha combattuto una guerra che ha lasciato miliardi di morti sul campo… (perchè solo uno feconda l’ovulo…)
E’ troppo lunga da raccontare e poi la storia non è ancora finita, quindi non so nemmeno io come andrà a finire. Certo è che Snake non si è mai interrogato solo sul fattore genetico, ma è pure in cerca di qualcosa altro o qualcun Altro…“.
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Grazie! Puoi darmi i riferimento dell’altro blog così leggo tutta la riflessione? Grazie.
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Sono miei commenti ad un altro articolo. Comunque sarebbe scortese non risponderti, pur se mi fa noia citare quel sito vista lo “scortese” trattamento ricevuto.
Quindi, questo è il link: urly.it/39kgy
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L’ha ripubblicato su Il volto di Aslan.
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