Nel periodo di Avvento e Natale ho voluto fare qualche approfondimento di natura cristologica. Ero mosso proprio dal cercare di rispondere alla domanda del Signore “Chi sono io Gesù Cristo per te?”. Nella produzione teologica più recente ci sono vari libri che possono aiutare.

In questo senso credo che una bella riflessione quella del padre Emmanuel Durand, sacerdote e teologo domenicano, scaturita da un profondo e intenso studio su Gesù. Più che mai oggi dobbiamo parlare di Lui oggi ai nostri contemporanei.
Secondo Durand a tal fine è necessario indagare la Sua persona, nel contesto storico culturale in cui agiva, e al contempo, nelle sue proprietà divine e umane. Secondo il mio confratello francese, il Cristo della fede e il Gesù della Storia coincidono: questa è la premessa a tutto il lavoro teologico.
Da ciò ne deriva, in primo luogo che non si traspone in modo magico Gesù dal suo tempo al nostro, sradicandolo dalle sue origini storiche ma al contrario a partire dalla Sua identità vedere in che modo risponde alle nostre domande, resistenze, alla nostra cultura. La sua influenza personale e il suo messaggio sono stati trasmessi fino ad oggi dai suoi discepoli e ad oggi il Logos di Cristo parla in modo vivo e attento ai nostri tempi.
Perciò Durand propone una via cristologica in diversi momenti: innanzitutto analizza alcuni studi fecondi recenti sul Gesù storico; quindi i martiri e perseguitati sono una seconda fonte sul Gesù storico, ma anche i martiri di oggi perché ci insegnano qualcosa sulla croce di Cristo. Quindi Durand mostra l’analisi di Gesù di Paolo nella seconda lettera ai Filippesi (1 – 11) da cui l’autore domenicano evince che per ricavare la vita di fede secondo Cristo occorre un apprendimento della sua vita secondo un giudizio pratico. Successivamente si passa all’ analisi delle modalità in cui Gesù è descritto e definito dai concili della Chiesa in particolare, Efeso e Calcedonia, che ne definiscono le due nature, umana e divina, unite nell’unica persona divina.
Da queste basi scritturistiche e di magistero, Durand offre una propria pista sistematica e teologica sulla Incarnazione, sulla crocifissione e sulla resurrezione.
Uno dei punti originali di Durand sta nel costruire la teologia dell’Incarnazione su quattro concetti base: l’empatia – la compassione – la croce – la resurrezione.
Il fondamento scritturistico è sempre nel Vangelo di Luca specialmente per quanto riguarda la compassione e la empatia che si colgono quando il Signore si rapporta con la vedova di Nain (Luca 7, 1- 17); secondo Durand in questo episodio Gesù ha una profonda compassione e commozione per questa donna. Gesù è dunque commosso perché veramente uomo, veramente umano come quella donna. È un’empatia che “non ha alcun altro presupposto se non la loro vulnerabilità primordiale”[1]. Quindi Gesù interviene e le dice di non piangere. Sarebbe meglio dire: il Signore le dice di non piangere. Il teologo domenicano nota allora il passaggio fondamentale: nell’unione con la natura umana, la natura divina prova con quest’ultima l’ empatia; mentre in modo distinto ma unito la natura divina ha compassione. Il Signore, il Dio dei patriarchi, della Legge e dei profeti che quella stessa vedova credeva ed adorava, prova una compassione viscerale e da questo ordina “Alzati”. Quel figlio amato tornò così a vivere con sua madre, ormai non più vedova di Nain.
Empatia e passione, come vi ho già scritto, sono i sentimenti di Cristo che possiamo proporre ai nostri contemporanei di questi tempi incerti.
Anche la croce necessita di una riflessione importante per noi credenti.
Infatti Durand costruisce una teologia della croce a partire dal concetto di imperdonabile: cioè ciò che sembra non perdonabile dall’uomo è invece la condizione della grazia e del perdono divino. C’è dunque una distanza umana fra perdono e riconciliazione perché Cristo offre a tutti un perdono primordiale e una riconciliazione storica. Questo fonda la chiamata e la imitazione conseguente. Il perdono divino infatti secondo Durand è libero ma una volta offerto al credente lo impegna a fare altrettanto. Dall’imperdonabile che si fa perdonabile nel divino diremo, con Durand, tutti quanti partecipiamo e siamo imitatori di Cristo perché con Lui perdoniamo i mali che subiamo. O almeno, in Lui, ci proviamo.
Infine il tema della Resurrezione.
Il Risorto ha una come caratteristica proprio la gloria che pone l’esigenza di incontrarlo nel presente, con realismo e creatività. Infatti noi intravediamo questa gloria in tre momenti 1) la trasfigurazione 2) la scomparsa del Risorto e la fede, presente in alcune apparizioni pasquali 3) la fecondità del chicco di grano che cade in terra e si moltiplica.
La Resurrezione perciò arriva sino a noi con noi continua la sua corsa nella storia. La vocazione generale di tutti, alla santità, si concretizza nell’annuncio di un amore senza fine, dell’inizio di un Era Nuova, dell’uomo che diventa Uomo Vivo ed Eterno in Cristo. Testimoni di un amore che non si frantuma e che non è corroso nel corso di questi anni oscuri, in Gesù dispensiamo semi di eternità.
Nelle conclusioni il padre Durand scrive una frase bellissima:
“Cristo non si lascia afferrare ma rimane sempre alla portata della fede”[2]
Secondo Durand, il modo per entrare in rapporto con Lui è partire dallo stupore e dalla meraviglia e dal custodire gli avvenimenti che scaturiscono da esso. Lo stupore riguarda il rivelato dietro al visibile; esso viene “svelato” proprio tramite parole rivelate e annunciate: come la notte della natività fu l’annuncio dei pastori in grado di annunciare e rivelare. Dunque questo stupore tramite parole e fatti secondo l’autore domenicano – avviene anche in Maria, stupita dalle parole dei pastori. E infine lo stupore è anche dato dalla testimonianza del Risorto.
“L’annuncio esplicativo rivela i misteri di Gesù ai cuori innamorati di Lui, attraverso tutte le fatiche della domanda e della trasformazione […] credere in Cristo Gesù è un apprendimento integrale del suo modo di essere, una configurazione intima e comunitaria”[3]
Alla fine di queste riflessioni, penso di poter rispondere almeno per ora alla domanda che ha originato la mia ricerca e che ho posto all’inizio. Il Signore mi ha domandato “Chi sono io Gesù Cristo per te?”
Mi viene perciò da rispondere: Signore tu sei colui che mi avvolge nella sua compassione ed empatia, mi redime dall’alto della croce e dalla Resurrezione mi per l’Eternità.
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
[1] E. Durand, Gesù contemporaneo – Cristologia breve ed attuale, Queriniana, Brescia 2018, 199.
[2] Ibidem, 281.
[3] Ibidem, 283.