Gregorio di Narek: Chi sei? Alla scoperta del nostro compagno di viaggio di Quaresima. #gregoriodinarek #quaresima2022

Cammineremo per qualche giorno della nostra Quaresima insieme alle meditazioni di San Gregorio di Narek, teologo proclamato dottore della Chiesa da Papa Francesco. https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2015/04/12/0262/00574.html

Nato nell’odierna Armenia fra il 945 e il 949, della sua vita si sa poco e niente. Da bambino, dopo la morte della madre, viene inviato nel monastero di Narek insieme al fratello e qui inizia il suo cammino di monaco basiliano. Fra silenzio, meditazione e tanta preghiera, Gregorio vive una vita completamente dedicata a Dio. Questo però non lo sgancia dall’attenzione al mondo circostante, e specialmente all’approfondimento di diverse altre discipline, perché secondo gli storici, i monasteri armeni, sebbene isolati, erano luoghi di approfondimento teologico e filosofico, ma anche delle arti liberali (oggi diremmo l’insieme delle materie umanistiche e scientifiche studiabili a scuola), sotto la guida di un maestro, detto vardapet. I monaci armeni avevano dunque momenti di eremitismo ed altri di incontro con gli altri monaci e persino diversi incontri coi villaggi vicini alla fondazione monastica. [1]. Fu ordinato sacerdote nel 977, ed ebbe una vita senza grandi sussulti, per poi morire nel 1007.

Gregorio ebbe diversi soprannomi, il “Filosofo”, “il Pindaro D’Armenia”, secondo gli esperti la sua spiritualità si costruisce intorno al tema del dramma, come vedremo anche nelle prossime puntate. Un dramma che intende un’azione di incontro e relazione fra Dio e l’uomo. L’uomo che cogliendo la sua miseria e il suo essere peccatore, si eleva a Dio. Secondo Gregorio, l’Amore non ha strade lineari ma vive di saliscendi, di meandri complessi, nel cammino verso il suo unico vero bene[2]. L’uomo che cerca Dio si scopre debole, peccatore e misero. Ma non per questo rinuncia ad una ricerca di Cristo, e il dialogo con Lui. Il dialogo con l’Assoluto è il dialogo fra la parola balbuziente dell’uomo debole e cercatore, e la risposta di Dio che è radicale e decisiva. Questo senso ultimo in quanto credenti a volte lo cerchiamo, a volte per paura lo fuggiamo.

Proprio per questo ho scelto di scrivere e meditare a partire dai testi di questo monaco.

Perché Gregorio ci accompagna pian piano nel grande mistero del peccato e della redenzione. Ci aiuta ad abbassare la testa, a smettere di pensare di essere onnipotenti ed immortali, quando invece tutta la nostra vita e la nostra gioia dipende radicalmente e totalmente da Dio.

Il cammino di Quaresima è ben indicato per riscoprire, pregare e meditare su queste tematiche, come la Chiesa ci chiede. Ce lo chiede perché ci fa bene. In un mondo di superomismo e di autoreferenzialità, scopriamo la bellezza e l’arte di essere fragili, ma continuamente esposti ed effusi della grazia elevante dell’amore di Dio.

Gesù dolce, Gesù Amore

Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP


[1] Per chi volesse approfondire veda R. Pane, «Dimensione solidale del peccato e sacrificio della parola in Gregorio di Narek» in AAVV, Storia del pensiero religioso nel vicino oriente, l’età di Bagratide – Maimonide – Afraate, Bulzoni editore, 2014, 24.

[2] Gregorio di Narek, Come croce nella Pietra, BUC, 2015, San Paolo, 43, introduzione di N. Benazzi.

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