Quando pensiamo al cuore, ci viene in mente subito che esso è il centro vitale. Ci tiene in vita. Ma non solo da un punto di vista biologico: il cuore è anche quel luogo esistenziale dove prendiamo decisioni per la nostra vita. E per quanto avvolto da una cortina impenetrabile, quasi nebbiosa, una specie di Cuore di Tenebra lo definirebbe Joseph Conrad nel suo capolavoro omonimo, davanti a Dio quando ci sentiamo pronti diciamo insieme al salmo
“Il mio cuore è pronto, mio Dio, il mio cuore è pronto” (107,2).
Secondo il monaco cistercense Baldovino di Ford questa è la risposta che Gesù dà al Padre, quando accetta il progetto su di Lui. Secondo Baldovino “si può vedere in questa ripetizione l’indicazione di una doppia obbedienza: quella della sua anima sottomessa a Dio, e quella della sua carne umiliata fino all’ignominia della croce” (Baldovino di Ford, La doppia resurrezione, trattato IV).
Così Gesù obbedì due volte, egli ottenne una doppia letizia, sostiene ancora Baldovino: poiché otterrà una prima letizia, cioè la gloria del corpo e dell’anima, e una seconda letizia, cioè la visione di Dio nella gloria. Il mio augurio è che questo avvenga a tutti quelli che si mettono al servizio di Dio.
In effetti Dio in Gesù ha obbedito due volte, ha gioito due volte: ma prima di questo si prostrato due volte dinanzi all’umanità. Nella sua prima missione trinitaria, il Padre ha mandato il Figlio con l’aiuto dello Spirito Santo, nell’Incarnazione, Nella sua seconda missione trinitaria, il Padre ha mandato lo Spirito Santo con l’aiuto del Figlio, nella Pentecoste.
Questo può essere il sentimento di prontezza di chi risponde alla vocazione a cui è chiamato da Dio. Ma la duplice prostrazione è espressa anche nella professione solenne dei frati predicatori.
La doppia prostrazione del predicatore è segno e simbolo della doppia uscita della Trinità.
Durante la prima prostrazione, il frate forma una croce aprendo le braccia: in questo modo si offre come crocifisso incorporato a Gesù. Essendo la vocazione domenicana specialmente clericale, i domenicani in tal modo si offre al mondo nella celebrazione del sacrificio eucaristico quotidiano conventuale.
Durante la seconda prostrazione invece il frate raduna le braccia sopra la fronte, mentre tutta la chiesa terrena invoca la comunione dei santi con le splendide antifone: in tal modo i domenicani si offrono come Spirito di Unità e di Comunione nella Chiesa, incorporati proprio allo Spirito Santo: ecco che egli è perciò in grado di generare il corpo mistico, la Chiesa, per il capo Gesù. Mediante la predicazione dei divini misteri unita alla amministrazione dei sacramenti, essi si offrono per la santificazione del mondo in una pentecoste “domenicana”.
Gesù dolce, Gesù Amore
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
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