La bellezza per sempre. Gloria # Intro.

Dal vangelo secondo Giovanni 2

9 Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo 10 e gli disse: «Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono». 11 Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

 

Il primo matrimonio a cui ho partecipato era in un freddo inverno. Avevo 13 anni e a Roma il vento di tramontana non scherzava. Ricordo bene la chiesa gelida. Al tempo stesso i volti degli sposi, felici di donarsi l’un l’altro per tutta la vita. Nel cuore di tutti quel grande amore, finora solo raccontato e solo percepito, diventava visibile. La bellezza di Dio pervadeva tutta l’assemblea.

In effetti, questo è uno degli insegnamenti più grande che il Signore ci offre nel passo di Giovanni citato: durante un matrimonio Gesù decise di iniziare a manifestare la gloria.

Anche il CCC conferma:

 

Il Figlio unigenito del Padre, essendo concepito come uomo nel seno della Vergine Maria, è “Cristo”, cioè unto dallo Spirito Santo sin dall’inizio della sua esistenza umana, anche se la sua manifestazione avviene progressivamente: ai pastori, ai magi, a Giovanni Battista, ai discepoli. (486)

 

Proprio a partire da quei discepoli, che divennero apostoli, e a loro volta trasmisero la fede mediante la gloria di Dio ad altri discepoli, tutta la comunità dei credenti, cioè la Chiesa, potè sorgere. E tutti insieme noi credenti oggi, diciamo:

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio e ora sempre nei secoli dei secoli amen!

Il vino buono del brano evangelico è ciò che è offerto e che non si sapeva essere così buono. Il vino stesso è segno preparatorio del grande dono di Gesù nell’Ultima Cena e poi nella Passione: questo Sacrificio che redime è espressione stessa della bontà e dell’amore di Dio per ciascuno di noi.

Dopo quel sacrificio tutti noi siamo chiamati ad un compito bellissimo. Ripetere quel Gloria  non solo durante la recita dei salmi o come preghiera singola. Ma far si che tutta la nostra vita sia espressione di una Bontà più grande: la vita è vivificare concretamente della Gloria del Dio Trinitario.

Anche alla fine della messa siamo invitati dal diacono o dal sacerdote a “Glorificare il Signore con la nostra vita”. Il poeta greco Pindaro aveva capito l’importanza del Bene quando scriveva nelle sue Odi: “ Dicono che sia infelicissimo chi riconosce il bene ma è costretto a tenerne i piedi lontano.” Ogni atto di carità che poniamo nei confronti del più debole, povero materiale e spirituale, sarà atto di manifestazione e glorificazione del Dio buono. Sarà avvicinare Dio a chi è lontano: la Trinità potrà inabitare l’anima di colui che stiamo consolando e pervaderla della sua bontà. La Gloria è infine il volto di Dio nella sua bellezza. Una bellezza e bontà eterna. Cioè per sempre.

Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP

Gesù dolce, Gesù amore

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