Dal vangelo secondo Matteo
4:1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. 2 E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. 3 Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di’ che questi sassi diventino pane».
4 Ma egli rispose: «Sta scritto:
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Ho sempre amato l’opera tolkieniana de Il Signore degli Anelli. Il piccolo hobbit Frodo deve viaggiare e raggiungere il Monte Fato, per distruggere l’Anello del Potere e sconfiggere l’Oscuro Sauron e gli orchi. In tal modo può salvare la sua patria, la Contea, e l’intera Terra di Mezzo. In questo viaggio gli elfi offrono un dono: un lembas / pane di via. Questi tipi di pani sono «[…] più nutrienti di qualsiasi cibo fatto dagli Uomini, e senza dubbio di gran lunga più gradevoli delle gallette».»
C’è un pane nutriente anche per noi. E non è finzione letteraria. Ce lo ha donato Gesù Cristo nell’Ultima Cena: è l’Eucarestia. Oggi mi piacerebbe introdurre una riflessione su questo grande Dono Misterico a partire dal brano delle tentazioni di Gesù.
Innanzitutto Gesù va nel deserto, luogo tipico di combattimento spirituale, dopo il Battesimo al Giordano. Il deserto è il luogo della fame e della sete, dove ci si educa a razionare il cibo e l’acqua. Lo stesso Gesù digiuna e ha fame. Il digiuno, però non è una forma di autolesionismo. Secondo il rabbinismo ebraico, è invece una forma di comunione con Dio perché aiutava l’assimilazione e lo studio della Torah.
Ci sono diverse fami che soffriamo nei nostri deserti quotidiani: una fame di identità, di valori e di senso profondo. Perciò la fame di verità, di amore e di tenerezza. Solo Dio può sfamare tutto questo. Nel nostro camminare quotidiano del deserto post moderno, Dio ci dona l’Eucarestia nella messa quotidiana che è il nostro pane di via elfico. Gesù donando tutto sé stesso, tutto il Suo Corpo nel pane, tutto il Suo Sangue nel vino, ci offre quella sazietà e quel dissetarci: perché ci pone in uno sguardo che supera le sabbie mobili momentanee. Ci aiuta a vedere con uno sguardo diverso anche la situazione familiare, personale, lavorativa o di salute più complessa che viviamo. Ciò è possibile perchè ci pone in Comunione con Lui che riempie tutte queste esperienze di inaspettati tesori. Allora assimilare l’Eucarestia è far si che Gesù entri nella nostra vita desertica, e la riempia della sua fecondità tanto da far sgorgare Dio in quei luoghi dove non ci si aspetta.
Inoltre ricevere l’Eucarestia è ricevere quel farmaco che aiuta a difenderci dagli assalti demoniaci. Questi mettono in dubbio la nostra identità di figli di Dio: esattamente come il diavolo fece a Gesù, che era connaturale a Dio Padre e dunque Figlio di Dio, anche a noi il demonio pone dubbi sulla nostra figliolanza in Dio, che nel nostro caso avviene tramite il Battesimo.
Anche a noi viene detto, “se sei figlio di Dio dimostralo!” ogni qual volta pecchiamo, commettiamo uno sbaglio, un errore di valutazione. Il demonio è sempre pronto a sminuirci, a negarci quel dono gratuito di essere amati da Dio, di fronte alle nostre mancanze anche più gravi.
L’Eucarestia ricorda invece proprio come abbiamo ricevuto un Battesimo; tramite esso siamo diventati figli per adozione di Dio: proprio come figli piccoli, il Signore continua ad adottarci, donando il Suo Amore in forma commestibile di Pane e Vino. Questo è il nutrimento per la vita spirituale, e continuamente ci ricorda da dove siamo venuti e che siamo progettati per la Comunione Eterna con Lui.
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
Gesù dolce, Gesù amore
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