Santa Maria
madre di Dio
prega per noi peccatori
adesso e nell’ora
della nostra morte.
Una delle pagine più struggenti de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è certamente il capitolo riguardante l’esperienza della piccola Cecilia, prematuramente morta a causa della peste, e sua madre, di cui non sappiamo il nome. Parlando coi monatti, infausti raccoglitori di appestati, la ignota mamma chiede loro di tornare la sera stessa prendere lei e l’altra sua figlia. Renzo, col cuore gonfio di commozione, vede infine i monatti andare via.
Questa immagine, si struggente, e al tempo stesso materna, ci permette di entrare nella richiesta finale che facciamo a Maria. Pregare ed essere con noi nell’ora della nostra morte.
Questa richiesta si può tranquillamente estendere ad ogni momento della nostra vita in cui soffriamo: in cui l’anima è un po’ morta, quasi senza speranza e desiderio di vivere. Senza voglia di Dio. Maria sa essere con noi, incoraggiarci con la sua preghiera, perché ha fatto propria l’insegnamento di suo Figlio:
“La vostra afflizione si cambierà in gioia” (Giovanni 16, 20)
Questo cambio dalla afflizione alla gioia è reso possibile dalla esperienza stessa di Gesù: Nella sua intera divinità, egli ha anche subito sofferenze atroci e la morte, essendo interamente uomo. In questo Gesù ha capovolti il nucleo stesso della sofferenza: essa, da esperienza di sentirsi rifiutati e soli è invece momento transitorio verso una gioia più grande. Pensiamo ai dolori del parto per una mamma, che soffrendo, alla fine della gestazione è costretta a separare il cordone ombelicale del figlio. Ma la gioia di abbracciarlo, curarlo, educarlo, donargli tanta tenerezza è successivamente centuplicata.
Nella sofferenza Maria ci permette di cogliere l’azione della Trinità in noi: specialmente nel sacramento dell’unzione degli infermi. Non confondiamoci: quello non è il sacramento di chi sta per morire! È invece il sacramento dell’aiuto nella sofferenza, di sollievo, che ci dona una misericordia confortante più grande.
Maria sofferente, addolorata e alla fine effusa dalla gioia del Risorto, ci è vicina e ci sostiene quando riceviamo questo sacramento.
Scriveva il romanziere Milan Kundera “Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa dall’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.”
Il Signore ci doni l’esempio di Maria, semplice presenza di donna innamorata di Dio e dell’umanità, madre dei viventi fino alla fine.
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
Gesù dolce, Gesù amore
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