San Tommaso e i bulli. #figlideltuono

IL BULLISMO AI TEMPI DEL MEDIOEVO

Chi di noi non ha mai etichettato un compagno di scuola o un collega di lavoro con qualche nomignolo poco elegante? In generale ci siamo passati tutti, da vittime o da carnefici! Ebbene queste situazioni spiacevoli sono accadute anche tanto tempo fa: siamo nel XIII secolo, 1200 per intenderci meglio, anzi 1244/1245 per essere ancora più precisi. L’Università di Parigi è frequentata da molti giovani studenti desiderosi di apprendere, di conoscere ed entrare in contatto con i grandi maestri del tempo; ma anche di socializzare, fare gruppo, chiacchierare e perché no, prendere di mira chi se ne sta per conto suo, immerso nei propri pensieri. Ecco, seduto lì in fondo un giovane dall’aspetto robusto, viso angelico, sempre assorto nei suoi ragionamenti, riservato, con una gran voglia di imparare cose nuove e sempre puntuale. Insomma un secchione! Il giovanotto sembra sia molto interessato alle lezioni del magister Alberto: un tedesco molto apprezzato fuori e dentro l’università, mi sembra appartenga all’Ordine dei Predicatori. E’ noto per la sua eccezionale cultura che spazia in quasi tutti i campi del sapere. Gli studenti affollano l’aula dove il maestro Alberto insegna, alcuni si siedono per terra pur di riuscire ad esserci; altri cercano di farsi notare con le loro domande, chissà forse qualcuno diventerà il suo segretario personale! Il ragazzotto dall’aspetto angelico è seduto ogni mattina lì, all’ultima fila in un angolo, intento a prendere appunti. Non alza mai la testa dal foglio, se non per sorridere a quei pochi che gli passano accanto. E’ talmente rapito dai suoi ragionamenti da non accorgersi (in questi casi il diretto interessato è sempre l’ultimo a scoprirlo) che ormai è soprannominato il “bue muto”, sì proprio così, bue per il suo aspetto possente, muto perché non parla mai. Le voci corrono velocemente e anche il maestro Alberto sembra concordare con gli studenti più brillanti, tanto da non degnarlo di uno sguardo! Addirittura un suo compagno di corso si offre di dargli delle ripetizioni, pensando che il “bue muto” sia in difficoltà: e proprio durante una di queste, l’illustre studente non sa cosa dire ed ecco che il “bue” inizia a parlare, tanto che da quel momento si rovesciano le carte in tavola! Eh, mia nonna avrebbe detto: “Dio vede e provvede!” Intanto inizia la sessione d’esame (disputa si chiamava nel 1245) e anche il maestro Alberto s’accorge delle straordinarie doti del “bue” tanto da sceglierlo come suo assistente personale, cioè dico: “E tutti quegli altri, seduti in prima fila, che fine hanno fatto?” Ora stanno a rosicà, come si dice a Roma, ma anche a Parigi! E giunge persino il momento di partire con il maestro Alberto alla volta di Colonia, dove l’Ordine dei Predicatori (a proposito anche il giovanotto appartiene a questo Ordine!) ha deciso di fondare uno studium per formare le nuove leve.

Cari amici avrete senz’altro capito di chi sto parlando, ma per togliervi ogni dubbio, semmai ce ne sia bisogno, lascio la parola al Sommo Poeta, che abbiamo festeggiato il 25 marzo scorso:

[…] Questi che m’è a destra più vicino, frate e maestro fummi, ed esso Alberto è di Cologna, e io Thomas d’Aquino […] tratto dal Paradiso, Canto X.

 

Ed io con tutto il cuore grido: “Evviva san Tommaso d’Aquino!”

Elisabetta Di Magno

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