Buona giornata carissimi clubbers!
Oggi sono qui per parlarvi del libro: Il manicomio dei bambini” una lettura che debbo confessarvi ho dovuto interrompere più volte perché troppo dura da compiere senza fermarsi un momento a “riprendere fiato”.
Alberto Gaino è un giornalista de “La Stampa” ed è lui a raccontarci, con questo libro di profonda denuncia quello che accadeva in Italia, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, a tutti quei bambini che erano “indesiderati” o avevano la colpa di essere nati in famiglie troppo povere per prendersene cura: venivano bollati come pazzi e internati nei manicomi.
Gaino nel suo libro ci parla più specificamente di Villa Azzurra, un manicomio situato a Grugliasco, in provincia di Torino, in cui, negli anni di attività, si contano siano stati ricoverati 1500 pazienti, tra cui 150 bambini.
Villa Azzurra è definita da Gaino una vera e propria discarica sociale e la sua non è assolutamente un esagerazione. Nel leggere le testimonianza dei pochissimi sopravvissuti all’inferno di Villa Azzurra si viene a conoscenza di realtà incredibili, come quella di Angelo, rinchiuso a tre anni perché la sua famiglia è troppo povera per prendersi cura di lui o di Aristide, un bambino la cui unica colpa era quella di essere nato epilettico.
Letto alla luce della fede è un libro che diviene ancora più duro di quanto già non lo sia, nel vedere le foto scattate da Mauro Vallinotto nel 1970 a Maria, una bambina ricoverata nell’infernale Villa Azzurra, non si possono non versare delle lacrime. La piccola creatura è legata mani e piedi ai quattro lati del letto, è lì crocifissa in un letto, senza alcuna colpa e guarda dritto nella fotocamera, con uno sguardo che implora pietà, vacuo ma pieno di significato. Dalle cartelle cliniche esaminate da Gaino non si riesce a risalire al passato di questa piccola bimba ma probabilmente è stata, come tante prima e dopo di lei, una delle tante cavie del dottor Giorgio Coda, direttore del manicomio, noto alle cronache come il “medico elettricista” per l’uso continuo ed indiscriminato che faceva dell’ elettroshock e vittima degli infermieri e dei dottori che usavano le giovani ragazzine a scopi tutt’altro che puliti. Per le nefandezze compiute all’interno di Villa Azzurra alla fine nessuno pagò, provarono a far processare Giorgio Coda ma per un cavillo legale il tutto si risolse in un nulla di fatto.
La rabbia e il dolore che si provano nel leggere le pagine di questo libro è veramente tanta, ma è una lettura necessaria, affinché quello che è accaduto tra i corridoi di quel luogo di dolore che è stata Villa Azzurra non avvenga mai più, perché divenga monito per tutte quelle persone che, ancora oggi, applicano il TSO con tanta, troppa leggerezza.
Alessandra Fusco
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