Cinque abitudini di preghiera da portare in vacanza #spiritualità

Due cose, principalmente, si dicono della preghiera.
L’una, è che non esiste un modo unico per pregare: nn c’è una “formula univoca di preghiera” che va bene per tutti. L’altra è che, d’estate in vacanza, essa finisca con l’esser trascurata.
Sarà che, dopo aver pagato 50 euro al giorno per un ombrellone, hai comprensibilmente voglia di ottimizzare il tempo che ci passi sotto, e ti vien la tentazione di disertare la Messa. Sarà che, in vacanza, le distrazioni sono mille e la routine cambia inevitabilmente…. però in effetti sì: d’estate, spesso, si finisce col pregar di meno.

Sul versante “non c’ho voglia di andare a Messa questo weekend”, evidentemente non posso aiutare (regà! Ve tocca), ma forse potrei dare una mano a qualcuno condividendo cinque mie particolarissime abitudini di preghiera, che secondo me funzionano bene anche da mettere in valigia. Tengono pure poco posto.

1) Prego quando, lungo l’autostrada, vedo di lontano un luogo di culto

Occielo: a dire il vero, la mia personale variante è un po’ più macabra. Mi faccio il segno della croce quando, lungo l’autostrada, vedo un cimitero, e prego per le anime di chi ci è sepolto. L’idea primigenia è stata di mia nonna, che me l’ha proposta quando ero piccolina. Se pensate che sia ‘na roba inquietante da pazzi furiosi, prendetevela con nonna Rita e non con me (LOL).
In realtà, nonna Rita s’era fatta venire in testa questa idea balzana non solo perché era sua intenzione abituarmi fin da piccola al concetto di “morte”. Mia nonna, poveraccia, era anche spinta dal bisogno di trovare un modo con cui tenere occupata la mente della sua nipotina nel corso dei viaggi in macchina, anche per provare a distrarla dal dato di fatto per cui detta nipotina soffriva pesantemente di mal d’auto. Per capirci, quello che ti impedisce di occupare il viaggio in qualsiasi altra attività alternativa che non sia “fissare la linea dell’orizzonte e cercare di pensare ad altro”.
Ecco: fin da quando sono piccolina, i miei viaggi in autostrada li occupo così. Guardo fuori dal finestrino e osservo il panorama, e quando intravvedo una chiesa o un cimitero non mi lascio mai mancare un segno di croce. Potessi passare il tempo a leggere un libro, magari farei quello, ma ahimé vuolsi così colà dove si puote, e quindi m’accontento del camposanto. Che è comunque un modo valido di pregare anche quando le condizioni non consentono cose più elaborate.

2) Prego per i personaggi storici

Voi ci pregate mai, per i personaggi storici?
Chessò, per Napoleone. Ci pregate, per Napoleone? Alla fine, è un essere umano che è vissuto e morto, esattamente come il vicino di casa venuto a mancare due mesi fa. Se pregate per il vicino, perché non per Napoleone?

Io, ad esempio, mi sono auto-eletta a “orante ufficiale” per un deficiente vissuto nell’800 che ho avuto modo di conoscere nel corso del mio tirocinio. Era un bravo figliolo che mi stava pure simpatico: a giudicare dai suoi scritti, che mi son letta foglio a foglio, avremmo facilmente potuto diventare buoni amici. Sennonché, a un certo punto, ‘sto cretino è uscito di testa e ha combinato tanti di quei disastri da rovinarsi l’esistenza, finendo col doversi dare alla macchia tra lo sdegno generale di tutta la famiglia. Ho come la vaga impressione che il mio amico idiota potrebbe non aver ricevuto molte Messe di suffragio alla sua morte, sicché ogni tanto gliene faccio dire una io – così, per simpatia.

Probabilmente, solo un’archivista storica può avere una relazione così viscerale con gente morta da svariati secoli. Però, se nel corso delle vostre vacanze avrete modo di visitare un qualche sito storico, perché non provare a rubarmi l’idea?
Di solito, è uno spunto che “va forte” coi bambini, che in genere tendono a entusiasmarsi per ciò che li aiuta a realizzare che il Personaggio Storico di cui stanno visitando il castello non è solo un nome su un libro di Storia, ma è stato un omino in carne ed ossa.

3) Prego per la gente sepolta nelle chiese

Avete presente quando visitate una di quelle belle chiesette antiche, e sul pavimento o lungo le pareti vedete quei lastroni di pietra che ricordano il luogo di sepoltura di Tizio e Caio o invitano a pregare per l’anima di Sempronio? Ecco: io, per quelli, prego.

Quando, visitando una chiesa, vedo traccia di qualcuno che ha voluto far imprimere il suo nome nella roccia proprio per essere ricordato in saecula saeculorum, a me fa veramente piacere recitare una preghiera per lui.

4) Prego per i marittimi e per i marinai

Facile, semplice, e assai meno luttuoso delle tre opzioni appena elencate.
Come accennavo sul mio blog, da quando ho stretto amicizia con un marittimo mi sono resa conto delle difficoltà oggettive e serie che questi poveracci si trovano a vivere ogni giorno sul posto di lavoro. Difficoltà materiali (la vita a bordo di una nave è dura e pericolosa!), difficoltà di tipo psicologico (nove mesi lontani da casa non sono una passeggiata!) e, probabilmente, anche difficoltà di tipo spirituale (nove mesi lontani dai sacramenti e senza nemmeno un servizio pastorale adeguato, io non li auguro proprio a nessuno).
E così, da allora, ho cominciato a pregare per i marittimi. In vacanza al mare mi viene particolarmente bene, perché l’equipaggio di ogni singola nave che intravvedo all’orizzonte si becca in tempo zero una rapidissima preghiera.

5) Prego per la gente del posto

Il nostro modo moderno di fruire del turismo (con viaggi all’ultimo minuto, ogni anno in una località diversa, spesso nell’irreale realtà d’un villaggio vacanza) secondo me non aiuta molto a stringere legami con la gente del luogo. Anzi: spesso, ci rende proprio difficile entrare in quell’ottica mentale per cui, dietro al nostro albergo, ci sono storie, persone, culture e popolazioni intere. Che nel concreto, sì, sono lì per darci la nostra migliore esperienza di vacanza di sempre – ma che quando staccano hanno una vita, una famiglia, dei problemi da affrontare. Pensiamoci, prima di prendere qualcuno a male parole solo per un minuscolo graffio che temiamo possa scalfire la Nostra Vacanza Perfetta.
Nella vita quotidiana probabilmente non lo faremmo. Non so perché molti di noi si trasformino in arroganti despoti appena mettono piede nella località turistica, solo perché “eh ma io pago”. Il che è pur vero, ma le buone maniere non hanno un costo aggiunto.

Non so se è un’esperienza che fa parte del vostro vissuto vacanziero (del mio, purtroppo, sì. Ho visto tante di quelle cose, signora mia…). Ma, per buon conto: voi avete mai pensato di dire una preghiera per la cameriera, il bagnino e l’albergatore grazie alle cui attenzioni state vivendo i giorni più belli dell’anno?
Prendetelo come un random act of kindness. Un “molte grazie, ci siamo trovati benissimo” un po’ diverso dal solito. Perché no?

Articolo apparso originariamente sul blog Una Penna Spuntata

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