Questo poetico brano anticotestamentario può, a prima vista, apparire fuori contesto: l’atmosfera è “nuziale” e “primaverile”.
Gli ebrei, infatti, è a Pasqua – festa primaverile – che leggono questo libro biblico. Secondo una loro antica tradizione, con la Pasqua originaria, in cui furono salvati mediante il sangue dell’agnello (cfr. Esodo 12,13), si aprirono le porte dei cieli, che poi si richiusero con la fine della festa.
È con il mistero dell’Incarnazione che il cielo si apre: per far discendere il Figlio. Consideriamo, poi, che lo sposo del Cantico è figura emblematica del Messia e che odora di incenso e di mirra… quei medesimi prodotti che, insieme all’oro, rappresentano le caratteristiche di Cristo, nell’offerta dei Magi (cfr. Cantico dei Cantici 3,6; Matteo 2,11).
Cristo-Sposo è la primavera dell’umanità-Amata. Con la nascita di Cristo, il divino entra nella nostra dimensione in modo del tutto nuovo e decisivo: la nostra stessa umanità è consacrata ed elevata in virtù dell’Incarnazione del Figlio, vero Dio e vero uomo.
Il Cantico preannunzia che il Natale è l’inizio della Pasqua, che a sua volta è inizio della vita definitiva.
Il Natale, in quanto memoria della vera nascita di Cristo, è per noi, in senso simbolico ma reale, una “spinta”; la spinta a entrare nella dimensione nuziale, la dimensione del dono di sé: la dimensione del Cristo. È questa la vera “magia” del Natale. È questa la sorgente della vera pace, della vera generosità, del “A Natale puoi”, del “A Natale siamo tutti più buoni”.
Ci troviamo, dunque, nella fase ultima della storia. Siamo direttamente proiettati alle nozze definitive: le nozze dell’Agnello (cfr. Apocalisse 19,7). È a questo, solo a questo che, in ultima istanza, ci prepariamo.
«Il Natale è consapevolezza della propria mortalità, ma buona notizia: non siamo soli, Dio si fa solidale, facendosi uomo mortale come noi» (L. Vozza, Dov’è Colui che è nato? Riflessioni per un Natale vero, Edizioni Sanpino, pag. 69).
Luca Vozza
Io credo che siano tre, nei Vangeli, i racconti dell’incarnazione: due storici (Matteo e Luca) ed uno teologico (Giovanni).
Io ritengo che le nozze di Cana siano, oltre che un fatto reale, anche una visione teologica dell’incarnazione redatta da Giovanni in base alle confidenza che gli aveva fatto Maria quando la prese con se (anche la “donna vestita di sole con la luna sotto ai suoi piedi” credo sia stata raccontata a Giovanni da Maria, ma di questo ne tratterò quando si parlerà dei Magi e della stella)
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Non discuto il fatto che, col Natale, “Siamo direttamente proiettati alle nozze definitive: le nozze dell’Agnello.”,
io vedo però nell’Incarnazione le mistiche nozze tra Dio e quell’Uomo originario creato maschio e femmina: Maria e Giuseppe sono infatti sposati e, come afferma Gesù, “Così che non sono più due, ma una carne sola.” (Mt 19.6a)… da quelle nozze, a Natale, nasce il Figlio di Dio e dell’Uomo… lo Sposo della Chiesa di cui parla Paolo (Ef 5.31-32)
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Certamente: le due cose non sono in contrasto ma in armonia. Abbia pazienza se non riesco a rispondere a tutti i commenti ma come immagina ci sono tante attività di avvento e non riesco a stare dietro a tutto 😃
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Per me va benissimo che i miei commenti non vengano resi pubblici perché potrebbero anche creare in taluni confusione, però quello che mi interessa è uno scambio di pareri teologici, anche se chi dialoga con me dovesse dirmi che sono in contrasto con quanto afferma il retto magistero: eventualmente cercherò di chiarire meglio e cercare di dimostrare che non sono “eretico”. Grazie del tempo che mi viene dedicato.
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