L’uomo, la storia alla luce del vangelo. #ciprianoricotti #vangelo

Chi avrebbe potuto giustificare, soltanto qualche anno fa, la grande “permissività” del mondo cristiano moderno nel campo della morale?

Si trovano naturali, per esempio, i rapporti prematrimoniali purchè – si sostiene – i fidanzati si amino sinceramente; è considerata normale la limitazione delle nascite – con qualsiasi mezzo – e il divorzio e l’aborto.
Anche l’attuale processo di secolarizzazione che – come la storia testimonia – porta all’agnosticismo e all’ateismo, si ritiene provvidenziale. C’è in molti la convinzione ottimistica che l’uomo e il mondo vadano – quasi linearmente – aprendosi a Dio e ai valori spirituali e cristiani e che, sia pure tra molte difficoltà, si avvicinino sempre di più ai valori evangelici.
Si è altrettanto convinti che Dio si riveli all’uomo attraverso la storia e che, perciò, quello che avviene sul piano dei grandi avvenimenti storici e anche sul piano della coscienza umana abbia per il cristiano un valore di “segno”. Per capire il Vangelo – si afferma – esso va riletto alla luce di questi “segni”.
Ma, non dimentichiamolo, è il Vangelo che “giudica” l’uomo e la storia, e non li approva quando essi vanno fuori strada. Il Vangelo non è fatto per piacere agli uomini ma per scuoterli dalle loro false sicurezze: Cristo è segno di contraddizione:

“affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”

(Lc 2, 34-35).

Non è il Vangelo a doversi piegare ai “fatti” della storia (anche se alcuni di essi possono aiutare a comprendere meglio il Vangelo), ma sono i “fatti” che devono essere letti e giudicati alla sua luce.
Il mondo per certi aspetti è profondamente mutato in meglio, rispetto al passato: chiarezza di coscienza per la dignità, fraternità e solidarietà umana; giustizia sociale, valore della libertà e condanna delle guerre. Si tratta di valori che il Vangelo ha fatto penetrare nella storia, tanto che oggi sono divenuti comuni anche tra i non cristiani. Ma ciò non deve far dimenticare che anche oggi il “mondo” rifiuta Cristo e combatte violentemente il suo Vangelo, sforzandosi di espellere ogni traccia di cristianesimo, quasi fosse un “virus” mortale.
“Segni del tempo” è un’espressione di Gesù che rimproverava i farisei e i sadducei di saper bene interpretare l’aspetto del cielo per dire se ci sarà sereno o tempesta, ma di non essere capaci di interpretare i segni dei tempi, cioè di non saper vedere nei miracoli compiuti da lui i segni dei tempi messianici.
Oggi si usa questa espressione nel senso che Dio parla agli uomini e alla Chiesa e fa conoscere loro la sua volontà attraverso la storia. Questa concezione della storia come “segno di Dio” può essere valida purchè le indicazioni che essa dà non siano accettate acriticamente. Il cristiano, cioè, deve esaminare il tempo in cui vive alla luce del Vangelo e accettare tutto quello che promuove il regno di Dio, ma respingere ogni”segno” che contrasti radicalmente con Cristo.

Cipriano Ricotti OP


Tratto da C. Ricotti, La chiesa che ho io amato, Edizioni Domenicani di San Marco, Firenze, 16 – 17.

Photo by Eduardo Braga on Pexels.com

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