Nel corso della storia, la Chiesa si è sempre preoccupata di trovare nuovi mezzi per portare a tutti il prezioso dono della fede, nuove vie per testimoniare la luce di Cristo, Via Verità e Vita (cfr. Gv 14, 6). Tale ricerca, che scaturisce dal cuore stesso di Dio, presenta ovviamente delle costanti, poiché il variare di cose accidentali non vuol dire cambiamento di quelle sostanziali; si tratta di approfondimenti dell’identica verità che parla all’uomo di ogni tempo.
Una di tali costanti è, e non poteva essere altrimenti, l’amore per il Sacramento dell’Altare dove, come affermava il card. Giuseppe Siri, «la Maestà è identificata coll’amore di Dio e, se non cessano le esigenze della prima, che va adorata, non è preclusa la confidenza amica di chi riconosce la Maestà coll’amore» (G. Siri, La presenza reale di Cristo nell’Eucarestia, in Id., Dogma e Liturgia, Roma 2014, pag. 61).
Tale dinamica, che vede l’intreccio di adorazione e confidenza, la troviamo senza dubbio nella vita dei santi. Leggendo la storia della loro vita notiamo, infatti, che l’ardente desiderio missionario di portare a tutti Cristo è nato, cresciuto e si è rafforzato dinanzi al tabernacolo, dinanzi a quel documento d’amore che Tommaso d’Aquino definiva il «sacramento della carità» (Summa theologiae III, q. 73, a. 3) e che il piccolo Domenico Savio considerava la sua più grande felicità qui in terra.
La definizione dell’Aquinate, poc’anzi riportata, è anche il titolo di un importante documento magisteriale: l’esortazione apostolica postsinodale di papa Benedetto XVI pubblicata nel 2007. Il predecessore di Francesco ha posto, com’è noto, la sua attenzione proprio sull’Eucarestia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa; in particolare, al n. 84 leggiamo: «Nell’Ultima Cena Gesù affida ai suoi discepoli il Sacramento che attualizza il sacrificio da lui fatto di se stesso in obbedienza al Padre per la salvezza di tutti noi. Non possiamo accostarci alla Mensa eucaristica senza lasciarci trascinare nel movimento della missione che, prendendo avvio dal Cuore stesso di Dio, mira a raggiungere tutti gli uomini. Pertanto, è parte costitutiva della forma eucaristica dell’esistenza cristiana la tensione missionaria». In questo passo, come in altri, Benedetto XVI mostra l’intimo legame che c’è tra l’annuncio della fede (la missione della Chiesa) e il sacramento dell’altare, ponendo, quindi, la radice del primo nel fertile terreno del mirabile dono che Gesù fa all’umanità. Il tesoro della fede che noi possediamo va donato anche agli altri, così com’è stato donato a noi, ma tale dinamica non deve mai ignorare un fatto