fondamentale, vale a dire che essa prende avvio, come dice il papa, dal Cuore stesso di Dio: immagine bellissima che richiama quella delle grandi acque di un fiume che, sgorgate dalle alti sorgenti della montagna, scorrono fino alle valli, dissetando e portando refrigerio. Per continuare la metafora, possiamo dire che, come le acque del fiume non possono vivere senza la sorgente e portare refrigerio, così il cristiano non può testimoniare la propria fede staccando la sua tensione missionaria dalla contemplazione della sorgente di Grazia da cui proviene, il Cuore di Cristo stesso, dalla contemplazione del suo infinito amore. È per amore che Egli ha assunto la nostra natura umana, per amore ha posto la sua dimora tra noi, per amore ha lavorato, per amore ci ha illuminato con la sua dottrina, per amore ha sanato le nostre ferite: è l’amore a ogni Suo passo, sino al sacrificio della croce (cfr. Benedetto XVI, Deus caritas est), per poi mostrare tale amore nell’Eucarestia. In essa «si rivela il disegno di amore che guida tutta la storia della salvezza (cfr. Ef 1,10; 3,8-11). In essa il Deus Trinitas, che in se stesso è amore (cfr. 1 Gv 4,7-8), si coinvolge pienamente con la nostra condizione umana. Nel pane e nel vino, sotto le cui apparenze Cristo si dona a noi nella cena pasquale (cfr. Lc 22, 14-20; 1 Cor 11,23-26), è l’intera vita divina che ci raggiunge e si partecipa a noi nella forma del Sacramento»; sicché «quanto più nel cuore del popolo cristiano sarà vivo l’amore per l’Eucarestia, tanto più gli sarà chiaro il compito della missione: portare Cristo» (Benedetto XVI, Sacramentum caritatis, n. 8). Il filosofo e teologo domenicano Garrigou-Lagrange, grande maestro di spiritualità, così si esprimeva, meditando questo grande mistero: «In virtù di questo stesso principio [scil.: Il bene è diffusivo per natura, e più è perfetto, più si dona pienamente e intimamente], era conveniente, dice San Tommaso, che Dio non si accontentasse di crearci, di donarci l’esistenza, la vita, l’intelligenza, la Grazia santificante, partecipazione della sua natura, ma che ci donasse Se stesso in persona attraverso l’Incarnazione del Verbo. Ma Egli ha fatto infinitamente di più, Egli ha voluto donarci Suo Figlio in persona, come Redentore. Gesù, sacerdote per l’eternità e salvatore dell’umanità, ha voluto, anche Lui, donarci perfettamente Sé stesso, in tutto il corso della sua vita terrena, soprattutto nell’Ultima Cena, sul Calvario, e non cessa di donarSi tutti i giorni nella Santa Messa e nella Santa Comunione. Niente può mostrarci in modo migliore di questo dono così perfetto di Sé, la ricchezza del Cuore sacerdotale ed eucaristico di Nostro Signore Gesù Cristo. E niente può motivare meglio l’azione di grazie speciale dovuto a Nostro Signore per l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. Egli stesso ha detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici”» (R. Garrigou-Lagrange, Il cuore eucaristico di Gesù e il dono perfetto di se stesso, in La Vie Spirituelle, n° 147, T. XXIX, n° 3, 1° dicembre 1931). E in un’altra opera: «L’Eucarestia è il più grande dei Sacramenti perché non solo contiene la grazia, ma l’Autore stesso della grazia. È il Sacramento di Amore, perché è il frutto dell’amore
Sacramento della carità.L’eucaristia: il “luogo” dove la Maestà incontra l’Amore. #approfondimenti

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