Dopo la rottura con la Chiesa orientale avvenuta nel 1054, la Chiesa latina, forte della sua auto-percezione di essere l’unica Chiesa universale (cattolica), ha riconosciuto ad alcuni dei suoi concili generali avvenuti nel secondo millennio la dignità di concili ecumenici. A differenza dei concili precedenti (detti “concili imperiali”, in quanto convocati dagli imperatori romani) i concili del secondo millennio sono detti “concili papali”, in quanto furono indetti dai vescovi di Roma.
In particolare, i concili dei secoli XII e XIII accompagnarono l’ascesa del papato contro il potere imperiale (quello degli imperatori del Sacro Romano Impero). I quattro concili che si tennero in questo periodo (che ebbero tutti luogo a Roma, in Laterano) avevano lo scopo di consolidare quella che viene comunemente detta “riforma gregoriana”, una riforma della Chiesa realizzata in particolare sotto i pontificati di Leone IX, Nicola II e Gregorio VII (da cui prese il nome). Questi papi avevano operato per affrancare l’episcopato dal potere civile e avevano promosso una radicale riforma del clero occidentale, combattendo la simonia (vale a dire la compravendita dei poteri spirituali), il nicolaismo (il matrimonio dei preti e dei vescovi) e diversi abusi ecclesiastici molto diffusi.
Il Primo Concilio Laternse fu convocato al fine di regolare una volta per tutte la questione dell’investitura laica. Gregorio VII, nel 1075, aveva proibito a chiunque di ricevere una chiesa o un’abazia dalle mani di un laico, sia dietro pagamento che in modo gratuito. In un primo momento il pontefice era riuscito ad imporre la propria volontà all’imperatore Enrico IV (Canossa, 1077), ma successivamente aveva dovuto soccombere nei confronti di questo. La lotta era continuata con i loro successori e si era conclusa con la Dieta di Worms del 1076, in cui l’imperatore Enrico V e il papa Callisto II avevano stipulato quello che può essere considerato il primo concordato della storia. L’imperatore aveva rinunciato all’investitura con il pastorale e l’anello e si era impegnato a rispettare l’elezione canonica e libera dei vescovi da parte del clero. Il papa aveva accettato che le elezioni alle sedi episcopali si svolgessero alla presenza dell’imperatore, stabilendo che le eventuali nomine contestate fossero regolate dal metropolita o dai vescovi della provincia ecclesiastica. Il papa aveva inoltre accettato che l’imperatore concedesse le regalie e lo scettro al vescovo nominato prima che avvenisse la sua consacrazione.
Il concilio fu convocato da papa Callisto II nel dicembre 1122, e si riunì dal 18 marzo al 6 aprile 1123 circa. Erano presenti circa 300 vescovi e forse 600 abati della Chiesa occidentale. L’intento era quello di ratificare per via canonica gli accordi raggiunti alla succitata Dieta di Worms, della quale furono letti e approvati gli atti.
Non è sopravvissuta alcuna registrazione delle decisioni del Concilio, ma furono promulgati 22 (o, secondo alcuni, 25) canoni, e furono trattate varie questioni particolari, come la canonizzazione di Corrado di Costanza (morto nel 976), la concessione del pallio all’arcivescovo Adalbero di Brema-Amburgo, la disputa tra York e Canterbury attorno a quale delle due sedi spettasse il primato in Inghilterra e l’annosa controversia tra la chiesa di Genova e quella di Pisa in merito all’investitura dei vescovi della Corsica. I canoni stessi per lo più riaffermarono sentenze precedenti (in particolare quelle del Concilio di Reims nel 1119), e andavano da principi generali applicabili a tutta la Chiesa a questioni di interesse immediato o regionale. Molti degli stessi furono poi sussunti nel cosiddetto Decretum Gratiani. Questi si occupavano principalmente degli uffici e dei ministeri spirituali e della protezione delle chiese e delle relative proprietà, persone e luoghi.
Il Concilio affrontò la questione delle ordinazioni compiute dall’antipapa Gregorio VIIII (al secolo Maurizio Burdino), sanzionandone l’annullamento (can. 5). Per opporsi alle intromissioni del potere laico nei beni ecclesiastici, si dichiarò tale reato sacrilegio (can. 8), si ribadì la condanna della simonia, comportante la decadenza immediata dalla dignità (can. 1), si riaffermò che l’elezione canonica era indispensabile da parte dei vescovi per ricevere la consacrazione (can. 3). Contro l’inveterato abuso dell’assegnazione delle cariche ecclesiastiche a individui privi di ordinazione, se ne permise l’accesso ai soli sacerdoti e diaconi (can. 6).
I Padri del Concilio, in ossequio ai principi della riforma gregoriana, colpirono duramente la poca disciplina e l’avidità dei sacerdoti, secolari e regolari. Proibirono con severità ai titolari di uffici ecclesiastici di cedere la cura delle anime e le prebende delle chiese a chi non ne avesse ricevuta apposita approvazione da parte dei vescovo (can. 4), interdissero ai monaci di celebrare messe pubbliche, di visitare malati e dare l’Estrema Unzione, di assegnare penitenze da compiersi tra il popolo (can. 18). Per reprimere il concubinato del clero, si vietò la coabitazione con donne, eccettuati i casi previsti dal Concilio di Nicea (can. 8). Venne proibito il matrimonio a coloro che avevano emesso i voti monastici o erano costituiti negli ordini sacri e si impose che i matrimoni già avvenuti venissero sciolti e che le parti contraenti fossero sottoposte a penitenza (can. 21).
Per consolidare il prestigio del sacerdozio e l’autorità della gerarchia, venne decretata l’intangibilità degli ecclesiastici e delle loro cose (can. 20). Si vietò ai vescovi di riconciliare le persone scomunicate da altri vescovi (can. 2). Venne confermata la sottomissione al potere vescovile dei monasteri che erano vincolati in tal modo dai tempi di Gregorio VII (can. 19).
Si provvide anche a colpire vari crimini e abusi: condannando matrimonio fra consanguinei (can. 10), infliggendo gravi pene ai falsari (can. 16) e a quanti sottraevano offerte dagli altari (can. 15). Il Concilio si occupò di molte questioni particolari, riguardanti specialmente i domini temporali del papa. Si stabilì la pena della scomunica contro eventuali invasori del feudo ecclesiastico di Benevento (can. 11). Fu imposto agli abitanti del quartiere del Portico di S. Pietro a Roma di non impadronirsi, come era loro consuetudine, dei beni dei concittadini morti senza eredi (can. 14).
Un problema molto sentito dai Padri conciliari era anche quello relativo alle vessazioni e alle rapine a cui sovente andavano incontro i pellegrini durante i loro viaggi. Si decise perciò di infliggere la scomunica chiunque derubasse o molestasse i suddetti (can. 17). Contro le ambizioni di autonomia dell’arcivescovo ravennate, furono condannate le alienazioni territoriali compiute da lui e dai suoi predecessori (can. 22). Furono anche stabilite severe punizioni per coloro che infrangevano la “Tregua di Dio” nei giorni stabiliti (can. 18 bis).
Altro tema particolarmente caro ai convenuti al Concilio era quello della riconquista dei luoghi santi. A questo proposito si promisero a tutti coloro che si fossero uniti ad una crociata l’assoluzione dei peccati e delle benedizioni straordinarie (can. 12). Si stabilì al contempo l’interdetto per tutti coloro che dopo aver preso la croce non avessero tenuto fede all’impegno così assunto prima della Pasqua successiva (can. 13).
Il Primo Concilio Lateranense non definì alcun nuovo dogma e, come accennato sopra, si limitò a ribadire e ratificare fondamentalmente cose già precedentemente stabilite. Esso tuttavia, in quanto liberamente riunito e presieduto dal papa senza alcun intervento laico o preoccupazione politica, contribuì a rafforzare l’ordinamento gerarchico e canonico della Chiesa e la sua influenza morale sulla società, servendo così da modello per i successivi concili ecumenici medievali.
Adriano Virgili
Alcuni riferimenti bibliografici:
Pietro Palazzini (a cura di), Dizionario dei concili, Roma, Città Nuova, 1963-1968, VI Voll.
Giuseppe Alberigo (a cura di), Decisioni dei concili ecumenici, Torino, UTET, 1978
Pierre-Thomas Camelot, Paul Christophe, Francis Frost, I concili ecumenici, Brescia, Queriniana, 2001
Klaus Schatz, Storia dei Concili. La Chiesa nei suoi punti focali, Bologna, EDB, 2012
Marina Benedetti (a cura di), Storia del cristianesimo. L’età medievale (secoli VIII-XV), Roma, Carocci, 2015
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