17 dicembre. La Provvidenza di Dio in piccoli sprazzi. Giorno 2. #novenaclub2021

In quel tempo l’Imperatore Augusto con un decreto ordinò il censimento di tutti gli abitanti dell’impero romano.
Questo primo censimento fu fatto quando Quirino era imperatore di Siria.
Tutti andavano a far scrivere il loro nome nei registri, e ciascuno nel proprio luogo di origine.
Anche Giuseppe partì da Nàzaret, in Galilea, e salì a Betlemme, la città del re Davide, in Giudea.
Andò la perché era discendente diretto del re Davide, e Maria sua sposa, che era incinta, andò con lui.
Mentre si trovavano a Betlemme, giunse per Maria il tempo di partorire, ed essa diede alla luce un figlio, il suo primogenito. Lo avvolse in fasce e lo mise a dormire nella mangiatoia di una stalla, perché non avevano trovato altro posto.


        
           Intanto i pastori dicevano gli uni agli altri:
<< Andiamo fino a Betlemme per vedere quel che è accaduto e che il Signore ci ha fatto sapere. >>
Giunsero in fretta a Betlemme e la trovarono Maria, Giuseppe e il bambino che dormiva nella mangiatoia.
Dopo averlo visto, dissero in giro ciò che avevano sentito di questo bambino.
Tutti quelli che ascoltarono i pastori si meravigliarono delle cose che essi raccontavano.

“Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.”

Dal vangelo secondo Matteo 2, 1-12

Per meditare sul primo giorno della novena cliccare qui

Abbagliati dalle lucine natalizie e impegnati nella corsa ai regali, viviamo il periodo natalizio in un’aura di perfezionismo che a volte ci fa perdere il contatto con quanto di essenziale dovremmo vivere a Natale. È facile dire che dovremmo festeggiare la Nascita di Gesù e portare il Vangelo nella vita quotidiana. Ce lo diciamo tutti gli anni… ma, concretamente, cosa ci può insegnare il passo della Sacra Scrittura che ne parla? Nella prima scena, c’è una giovane coppia che sta per avere un figlio. Nel 2021 saremmo abituati, per questo evento, a pretendere al minimo che ciò avvenisse in un ospedale, con tutte le accortezze del caso. Nei casi di coppie particolarmente fortunate, si può addirittura scegliere la clinica dove nascerà il bambino sulla base di una serie di parametri: numero di nascite annuali, lontananza/vicinanza da casa, avanzamento delle tecniche mediche utilizzate… questo almeno nel mondo occidentale. In quel passo, però, il massimo della cura per la nascita del bambino era trovare una stanza d’albergo con i dovuti comfort, perché il parto potesse andare bene. Maria e Giuseppe girano tutti gli alloggi, ma non ne trovano nessuno. L’unico posto che trovano è una stalla e lì nascerà il figlio di Dio. Non è una situazione comoda, e ci ricorda di tutte quelle volte che pur mettendo tutto noi stessi in una situazione, non troviamo la chiave che ci apre la porta desiderata. Alla fine, ci ritroviamo in quella che per noi è una situazione scomoda, ed è proprio lì che nasce Gesù. Basta, in un certo senso, un sacro poco, che sia una mangiatoia, un po’ di vino, cinque pani e due pesci… Alzerò ancora di più l’asticella… Gesù non nasce in un alloggio meno comodo ma comunque non male, nasce forse nel peggiore. Certo, forse potevano non trovare nemmeno una stalla, ma sappiamo bene che – quando ci siamo impegnati davvero noi stessi – la Provvidenza un po’ ci aiuta sempre. Magari però… non a ottenere ciò che vorremmo, ma quello che si può, quello che è meglio per noi o soltanto… qualcosa. Ad ogni modo, non si può dire che la situazione non fosse particolarmente difficile. E veniamo al dunque: Cristo nasce nelle nostre parti peggiori. È lì che vuole andare. Perché? Per assolverci dall’impegno di migliorarle? Per dire “eh vabbè dai, t’ho creato così… che dobbiamo fare? Pazienza…” No, il Signore nasce nelle nostre parti peggiori per farci sentire amati anche lì e per portare sé stesso in quelle parti e aiutarci a bonificarle. È esperienza di molti aver reincontrato il Signore in momenti non proprio felici della propria vita (anche se non sempre è così, ovviamente) e, in questi casi, è molto “facile” rendersi conto di quanto questo incontro abbia cambiato la vita, quanta speranza abbia dato, quanta forza per affrontare le difficoltà. Gesù, se lo seguiamo, ci porta a migliorare noi stessi e il mondo che ci sta intorno. Se non c’è questo, forse abbiamo incontrato qualche surrogato, qualche palliativo, ma non Lui.

Dicevamo che, anche nel momento peggiore, Dio permette a noi di cogliere piccolissimi sprazzi della sua Provvidenza. In fondo, a ben pensarci, Dio permette sempre qualcosa: permette che viviamo, che pensiamo, parliamo, che facciamo amicizia… e a volte anche cose un po’ più “stra-ordinarie”, nel senso di pienamente ordinarie ma che ci portano veramente sollievo. Alla grotta, infatti, accorrono i pastori e anche i Magi. Dei pastori, sappiamo che vanno a lodare il bambino, non ci viene detto se portano dei doni… ma con un po’ di fantasia potremmo anche pensare che è molto difficile che si vada a trovare qualcuno, poi di così importante, senza portare un dono. Potrebbero aver portato i frutti del loro lavoro: formaggi, lana, e qualunque cosa servisse a un bambino. Dopo un bel po’, invece, arriveranno i Re Magi… questi sì, ne siamo certi, portano dei doni: oro, incenso e mirra. Doni che ci ricordano la regalità di Cristo ma anche, senza essere materialisti, di un certo valore economico. Potevano servire per il suo futuro sostentamento? Non voglio dare risposte – che non ho – sul perché il fatto sia avvenuto o sui pensieri di Dio… ma mettere accento sul fatto che Dio non ci abbandona e permette la Provvidenza, anche economicamente consistente a volte. La Provvidenza però, non arriva “a caso”, ma quando facciamo nascere e crescere Dio nel nostro cuore… perché possa essere usata bene. E soprattutto, il Signore ci chiede, dopo essere stati graziati dalla sua Provvidenza arrivata per mano di altri… di essere Provvidenza a nostra volta… e non solo a Natale.

Da queste considerarzioni propongo alcuni spunti pratici.

  • Cosa chiedo e come nella preghiera? Voglio fare la Volontà di Dio o la mia? Sono disposto/a a farmi “scardinare le certezze” e ad accettare la Provvidenza di Dio?
  • Come ho deciso di essere Provvidenza per gli altri quest’anno?

Laura Zaccaro

Immagine dipinta da Tiziana Irene Viggiano.

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