Ecco che vengono i giorni, dice il Signore, ed io susciterò a David un rampollo giusto, un re che regnerà e sarà sapiente e farà valere il diritto e la giustizia sulla terra. In quei giorni Giuda sarà salvato e Israele dimorerà sicuro, e questo è il nome col quale sarà chiamato: Il giusto nostro è il Signore. Per questo, ecco che vengono i giorni, dice il Signore, e non diranno più: Vive il Signore che trasse i figli di Israele dalla terra d’Egitto! Ma: vive il Signore che trasse e ricondusse la progenie della casa di Israele dalla terra del settentrione e da tutte le contrade là dove li aveva cacciati e abiteranno la loro terra!”. Ger 23 5-8.
La nascita di Cristo avvenne in questo modo. Essendo Maria, sua madre, fidanzata a Giuseppe, prima che fossero venuti ad abitare insieme, si trovò che ella aveva concepito per virtù dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, che era uomo giusto e non la voleva esporre all’infamia, decise di lasciarla segretamente. Mentre egli stava ripensando a queste cose, gli apparve in sogno un angelo del Signore, che gli disse: “Giuseppe, figlio di David, non aver timore a prenderti in moglie Maria, perché quel che è nato in lei è opera dello Spirto Santo. Ella darà alla luce un figlio, che tu chiamerai Gesù, poiché salverà il suo popolo dai loro peccati”. Tutto ciò avvenne affinché si adempisse quanto aveva detto il Signore a mezzo del profeta: “Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio, che sarà chiamato Emmanuele”, il che vuol dire: “Dio con noi”. Svegliatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva comandato l’angelo del Signore e, presa con sé la sua sposa non la conobbe finché ella diede alla luce il figlio suo primogenito, a cui pose nome Gesù.
Dal vangelo secondo Matteo 1, 18-24.
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L’8 dicembre scorso si è concluso l’anno dedicato a San Giuseppe, indetto dal Santo Padre Francesco. Meditando sull’Avvento e su questi passi della Scrittura non si può sorvolare sul ruolo che San Giuseppe e la Santissima Vergine hanno avuto nella prima venuta di Cristo. Entrambi avevano un ardente desiderio di vedere il Messia e ogni momento della loro vita, prima della nascita di Cristo, hanno pregato, in ogni modo fosse loro possibile, per poter vedere il Messia e servirLo. La brama di San Giuseppe di vedere il Messia[1] ci è raccontata da una mistica e serva di Dio, madre Maria Cecilia Baij (1694-1766) del monastero delle Benedettine di Montefiascone vicino Viterbo. Ella scrisse nel 1736, un’opera intitolata “Vita interna di San Giuseppe”, su comando del suo confessore e fu pubblicata per la prima volta nel 1921 da mons. Pietro Bergamaschi su impulso del Papa Benedetto XV e del card. Alfredo Ildefonso Schuster.
Certamente non è ignoto anche il profondo e traboccante desiderio della Santissima Vergine di poter vedere il Redentore[2]. La preghiera della Vergine toccò delle vette che mai creatura umana poté toccare e toccherà nella storia dell’intero genere umano. Questo può esser detto senza timore di smentita, visto e considerato quanto Sant’Alfonso riporta ne “Le Glorie di Maria”[3], dove si spiega come sia parere comune dei teologi che le preghiere della Santissima Vergine siano state così ineffabilmente sublimi da accelerare la prima venuta del Messia e con essa la Redenzione del genere umano di cui parla Geremia nel verso 8. La “terra” a cui il Profeta si riferisce è chiaramente il Paradiso, in cui “la progenie della casa d’Israele”, ovvero noi, se lo avremo meritato, potremo godere eternamente della visione beatifica.
Anche noi dobbiamo approfittare di questo periodo d’Avvento che la Santa Madre Chiesa ci dona e far nostro il desiderio di San Giuseppe e della Santissima Vergine, ma in una maniera differente. È chiaro che loro attendevano la prima venuta di Cristo mentre noi, d’altra parte, attendiamo l’instaurazione del Regno di Maria e, successivamente, la seconda e ultima venuta del Salvatore. Di fronte a quanto accade nel mondo ognuno di noi può essere portato allo scoraggiamento in quanto vede, praticamente negli occhi, un male che sembra avanzare inesorabile. Ma la Madonna a Fatima ha promesso “infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”. E se è vero, come suggerisce San Luigi Maria Grignon de Montfort nel suo Trattato della vera devozione alla Vergine[4], che il Regno di Cristo si realizzerà per mezzo del Regno di Maria, noi dobbiamo sospirare, con tutte le nostre energie e offrendo tutte le sofferenze cagionate dal male che ci circonda, l’avvento di questo regno sublime per affrettarne la realizzazione! Un regno in cui, come dice S. Luigi, “si respirerà Maria, come si respira l’aria”! Che cosa bella, che cosa desiderabile, visto ciò che invece si respira oggi! San Tommaso d’Aquino, insegna che la preghiera di molti vien più facilmente esaudita[5]. E non solo! Afferma anche che la Divina Provvidenza ha disposto dall’eternità che certi effetti dovessero essere conseguiti per le preghiere degli uomini[6]. Questo è certamente un grande mistero, ma non c’è altro che ci serve sapere per unire i nostri desideri, la nostra preghiera, l’offerta dei nostri sacrifici quotidiani, perché si realizzi il regno di Maria e, con esso il Regno di Nostro Signore Gesù Cristo!
Fabio Fuiano
[1] M. Maria Cecilia Baij, “Vita del glorioso patriarca san Giuseppe”, Libro I, p. 43, Edizioni fiducia, 2021. La serva di Dio a più riprese racconta dell’ardente desiderio di San Giuseppe di vedere il Messia: “Gli fu poi manifestato dai suoi genitori come Iddio aveva promesso di mandare il Messia al mondo, che si stava aspettando con desiderio, e che i Patriarchi antichi tanto lo bramavano, e ciò gli fu anche insinuato dall’Angelo nel sonno; onde il nostro Giuseppe s’accese di un vivo e ardente desiderio di questa venuta e ne porgeva calde suppliche a Dio, affinché si fosse degnato di accelerare il tempo. Da questo momento, tutte le sue preghiere tendevano a questo fine, e Iddio udiva con gusto le suppliche dell’innocente Giuseppe e di esse molto si compiaceva, e di ciò gliene dava una chiara testimonianza, perché quando Giuseppe gli porgeva queste suppliche, Iddio gli riempiva il cuore di giubilo e di consolazione, onde il nostro Giuseppe vieppiù si animava a fare la richiesta, e così si andava avanzando nell’amore verso il suo Dio e nelle suppliche premurose”.
[2] P. G. Bucceroni, “La Beata Vergine Maria. Considerazioni sopra i misteri della sua vita”, cap. VIII, p. 87, 1913. Cfr. S. Bernardo Sen. Serm. 4. De Immaculata Conceptione Beatae Virginis. a.1, c. 3. “Dicono i Santi, che Maria si trovava allora tutta raccolta in una profonda contemplazione sulla venuta del Messia da Dio promesso. Infiammata di carità per Dio e per gli uomini, Essa in quel momento desiderava ardentemente la venuta di Gesù Cristo nel mondo, affinché fosse glorificato il santo Nome di Dio, e fosse la perdita delle anime riparata coll’opera della Redenzione. Meditava Essa quel tratto d’Isaia Profeta, nel quale è predetto che una vergine doveva concepire e partorire il Salvatore del mondo. Essa pensava quanto grande doveva essere questa Vergine, e desiderava di essere sua umile serva – «Oh mandatela, o Signore, mandatela ben presto» – pregava Essa nel suo cuore. «Che possa io vederla, che possa io rendere qualche piccolo servigio a Lei ed al suo divin Figlio! Ecco l’ancella del vostro Figliuolo e della sua Madre fortunata. Degnatevi, o Signore, di accettarmi per questo officio»”.
[3] S. Alfonso Maria de Liguori, “Le Glorie di Maria”, parte II, Discorsi sulle sette feste principali di Maria, discorso III, Della presentazione di Maria. Qui il Santo scrive: “Ah sì che per amore di questa gran fanciulla accelerò il Redentore la sua venuta nel mondo; poiché dov’ella per sua umiltà non si stimava neppure degna di esser la serva della divina Madre, ella fu eletta per questa Madre; e coll’odore delle sue virtù e colle sue potenti preghiere tirò nel suo seno verginale il divin Figliuolo”. Cfr. http://www.intratext.com/ixt/ITASA0013/_PI.HTM.
[4] S. Luigi Maria Grignon de Montfort, “Trattato della Vera Devozione alla Vergine”. S. Luigi apre il trattato con questa frase: “Per mezzo della Santissima Vergine Maria Gesù Cristo è venuto al mondo; ugualmente per mezzo di lei, egli deve regnare nel mondo”.
[5] Cfr. S. Tommaso d’Aquino, “Summa Theologiae”, IIª-IIae q. 83 a. 7 ad 3.
[6] Ibid. IIª-IIae q. 83 a. 2 co.
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