Biografia
Sant’Efrem il Siro (Nisibi, 306 – Edessa, 9 giugno 373), nacque in una famiglia pagana (anche se alcune fonti definiscono i suoi genitori cristiani) e fu battezzato all’età di 18 o 28 anni dall’asceta e vescovo Giacomo di Nisibi (303 – 338), la cui influenza sulla sua vita giovanile fu profonda. Ancora più significativa fu l’influenza del secondo successore di Giacomo, Vologese (346 – 361), con la sua originale combinazione di ascetismo e formazione culturale, quando Efrem era già noto come un insegnante di notevoli capacità nella scuola di Nisibi.
Quando l’imperatore cristiano Gioviano fu costretto a cedere Nisibi ai parti dopo la sconfitta subita da Giuliano l’apostata (363), Efrem emigrò con molti altri cristiani a Edessa, dove continuò a insegnare, raggiungendo un notevole prestigio in seno alla chiesa locale. La scuola esegetica di Edessa, intermedia nel metodo tra il letteralismo antiocheno e la tipologia alessandrina, deve a lui la sua gloria e forse anche la sua fondazione. Ordinato diacono, forse già da Giacomo di Nisibi, a quanto pare non divenne mai sacerdote. Sembra che si sia finto pazzo al fine di evitare la consacrazione episcopale, alla quale era stato designato. Lo storico della Chiesa Sozomeno sottolinea il riserbo di Efrem nel trattare con le donne e nota come, pur di natura piuttosto irascibile, fosse riuscito a sviluppare un notevole controllo di sé.
La qualità e la profondità dell’insegnamento di Sant’Efrem gli anno guadagnato la nomina a Dottore della Chiesa da parte dei Papa Benedetto XV nel 1920.
Il pensiero
Di una notevole importanza sono gli scritti di Efrem indirizzati contro le eresie, come quelli contenuti nel secondo volume delle opere siriache (che include 56 inni contro Marcione, Bardesane e Mani) o il terzo volume delle stesse (che include 87 inni contro gli “investigatori”, cioè gli scettici, specialmente gli ariani e gli anomiani). Gli inni e i discorsi di Efrem hanno un’importanza fondamentale soprattutto rispetto alla storia del dogma. Particolare è la posizione che in questi troviamo espressa, per esempio, rispetto al destino ultimo dell’uomo: dopo la morte avviene un giudizio particolare che fissa il destino dell’anima. Seguendo però una linea di pensiero che ebbe notevole fortuna in Oriente e sopravvisse sembra fino al XIV secolo, egli riteneva che le anime dei giusti in attesa della resurrezione rimanessero in una sorta di sonno, non godendo della beatitudine prima della resurrezione del corpo. La sua descrizione forte e realistica del Giudizio Universale ispirò Dante.
Particolarmente devoto alla Vergine Maria, Efrem esaltava il suo culto e si espresse a favore della dottrina dell’Immacolata Concezione. Altri dogmi che trovano sostegno nei suoi scritti sono quello del peccato originale, quello del libero arbitrio e della sua armonia con la grazia divina, quello del primato di Pietro, quello dell’intercessione dei santi e quello della presenza reale del corpo e del sangue di Cristo nelle specie consacrate. Un’antifona (n. 48) recuperata in armeno sostiene come la Trinità, specialmente lo Spirito, produca la presenza dell’umanità glorificata di Cristo sotto la parvenza del pane e del vino eucaristici. Nostro Signore, attraverso la destra del Padre, cioè lo Spirito Santo, è nell’Eucaristia, e attraverso l’Eucaristia è nel cuore degli uomini, senza diminuzione, nella sua totalità, adattandosi alla loro piccolezza. Per Efrem, come per molti Padri orientali, la consacrazione eucaristica, così come l’incarnazione e la redenzione, è opera di tutta la Trinità.
Le opere
Non è ancora chiaro quante siano esattamente le opere autentiche di Efrem il Siro pervenuteci
Alcune delle stesse ci sono giunte in siriaco. Tra queste, le opere certamente autentiche sono gli Inni (sulla fede, contro le eresie, sulla verginità, sulla Chiesa, sul paradiso, sulla crocifissione), i Carmina Nisibena, alcuni sermoni (sulla fede, su nostro Signore) e alcuni commenti biblici (Genesi, Esodo, ecc.). Teodoreto testimonia (Hist. eccl. 4.29.3) che gli inni di Efrem “davano lustro alle assemblee cristiane”, e Sozomeno riferisce (Hist. eccl. 3.16.7) che i cristiani erano soliti cantarli accompagnati dalla musica.
Ci sono poi gli scritti pervenutici in greco. Molti di questi sono spuri, ma alcuni sono traduzioni letterali di originali siriaci che possono benissimo provenire da Efrem. Sozomeno afferma (Hist. eccl. 3.16.2) che “le traduzioni greche, iniziate durante la sua vita, perdono poco o nulla della loro forza originale”.
Altri suoi scritti ci sono pervenuti in traduzioni latine. Si tratta di traduzioni molto antiche che, spesso, sono più fedeli a quello che doveva essere il testo siriaco originale rispetto a quelle greche.
In armeno ci sono giunti diversi commenti a scritti neotestamentari, ma anche alcuni scritti in versi.
Infine, ci sono le opere di Efrem pervenuteci in georgiano, slavo, copto e arabo, il cui valore e la cui autenticità sono variabili e discussi.
Adriano Virgili
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