Copperman #clubfilm #recensioni #disabilità #clubhandicap

Buona giornata a tutti voi cari clubbers, oggi vi parlerò di “Copperman” , un film del 2019  per la regia di Eros Puglielli.

Anselmo è un giovane uomo, ha un disturbo dello spettro autistico e lo troviamo, all’inizio del film, seduto su di un prato a chiacchierare con una bambina, a cui racconta la proprio storia.

Storia di un bambino molto particolare, dotato di una rara sensibilità e soprattutto di una grandissima fantasia che vive da solo con la sua mamma ,perché suo padre è un supereroe che gira il mondo per salvare e proteggere gli indifesi.

Anselmo è ossessionato dai supereroi e, proprio come il suo papà, vuole esserlo anche lui, in special modo da quando conosce Titti, una tenera, indifesa bambina, vittima di un padre violento.

Anche Titti è stravagante come lui, vede il mondo in maniera diversa, con occhi pieni di fantasmagorica fantasia, tra loro c’è l’”amor” puro e tenero dei bambini, suggellato da una goccia di cristallo di un lampadario, che Anselmo regala alla piccola Titti e che lei porterà appesa al collo, con la stessa grazia e attenzione che avrebbe una gentildonna nell’indossare un prezioso monile.

Ma l’idillio è destinato a finire presto, la piccola Titti viene portata via, lontana dal suo Anselmo.

Gli anni passano e ritroviamo Anselmo ormai grande nel corpo ,ma ancora bambino nel cuore e nella mente e soprattutto scopriamo che Anselmo è riuscito nel suo sogno più grande: è diventato un supereroe!

Di giorno è Anselmo, giovane uomo che lavora in una comunità ma di notte è Copperman, il supereroe con l’ armatura di rame e con ai piedi i pattini a rotelle!

Anche Titti ritorna nella città natale e con lei porta anche sua figlia, la bimba con cui Anselmo sta parlando all’inizio del film, ma ora è proprio la sua Titti ad avere bisogno di aiuto e chi può aiutarla se non Copperman?

“Copperman “ è un film di rara sensibilità che riesce a trattare argomenti come la disabilità, la violenza domestica,  i traumi infantili, con un approccio mai pietistico o ancor peggio sensazionalistico. Sono la fantasia e la semplicità le armi utilizzate per affrontare la vita, molto spesso difficile e crudele, utilizzate da Anselmo e Titti. E allora il papà che ti ha abbandonato alla nascita diventa un supereroe che vaga per il mondo cacciando i cattivi, la lontananza della persona amata non è nulla, solo un’attesa , al punto che dirai al tuo amore ritornato: “Per tutti questi anni non ho fatto che aspettarti”.

L’handicap di Anselmo e dei suoi amici della comunità dove lavora, diviene un superpotere, qualcosa che agisce con positività, incantando lo spettatore, che rimane affascinato da questa realtá da fiaba in cui il crudo cinismo non trova terreno fertile.

Particolare menzione la meritano poi la scenografia e la fotografia che riescono veramente a trasportarti in un mondo meravigliosamente retrò, in un’atmosfera che ricorda i vecchi fumetti anni ’30, con quei colori accesi e lievi allo stesso tempo, con quelle figure ed ambientazioni che tanto hanno fatto sognare bambini di ogni epoca.

L’amore di cui ci parla questo film è quello a cui ogni essere umano dovrebbe aspirare perché è puro, disinteressato, vólto a proteggere e custodire l’altro, che diviene prezioso e insostituibile.

Un amore che nasce e cresce solo se vissuto alla luce di ciò che Gesù ha detto ad ognuno di noi: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”, quale esempio migliore di Lui, che ha dato la vita per i suoi amici, per coloro che amava, cioè ognuno di noi.

Alessandra Fusco

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