«Va’ dai miei fratelli e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro» (Gv 20, 17): questo sembra il messaggio che ci perviene, quest’oggi, da Roma, centro della cristianità, in cui si è svolta la cerimonia per la canonizzazione di due giovani santi nati nel Novecento (compreso il primo santo millenial – per una volta, la mia generazione è ricordata per qualcosa di positivo!).
Alcune affinità biografiche
Piergiorgio Frassati (Torino, 1901-1925) e Carlo Acutis (Londra, 1991 – Monza, 2006), due pionieri sull’autostrada verso il Cielo (così quest’ultimo chiamava l’Eucaristia). Due epoche diverse: metà del Novecento uno, l’epoca a cavallo del cambio di millennio il secondo. Milano e Torino, le capitali economiche d’Italia. I gruppi ecclesiali, san Francesco e San Domenico, i fondatori dei mendicanti, due santi che affondano le radici nel Medioevo, ma ancora affascinano le giovani anime. In entrambi casi, famiglie agiati. Non aver problemi economici, tuttavia, non significa non notare quelli altrui: fu vero per entrambi, che si prodigarono in ogni modo per alleviare le sofferenze dei più bisognosi (nel caso di Piergiorgio, in particolare, fu probabilmente il suo impegno per i poveri la causa – indiretta – della sua morte. Entrambi amanti dello sport (in particolare, Pier Giorgio di alpinismo). Entrambi morti per una malattia fulminante: poliomielite il primo, leucemia il secondo, che in breve tempo si prese le loro giovani vite, a 15 e 24 anni.
Non proprio due santini
Oggi vediamo le loro foto, sorridenti, con vestiti straordinariamente familiari (soprattutto, nel caso del secondo!) ai nostri, così simili. I nostri adolescenti, probabilmente, riconoscerebbero al primo sguardo persino i loro marchi preferiti, indosso a Carlo! Non siamo abituati…
Eppure, sono lontani dalle perfezione, dalle sgridate o dai rimbrotti. Piergiorgio dopo un inizio disastroso al classico (bocciato due volte, per le difficoltà in latino), optò per l’istituto sociale. Carlo, che se la cavava nelle materie umanistiche, aveva invece difficoltà in matematica, tanto che una volta, insieme a un paio di compagni, si prese una nota, perché, insieme a due compagni (dopo essere rimasto nascosto a lungo nell’armadio di classe, quando, ormai, allertato il preside e col pensiero di chiamare i carabinieri) uscì fuori, gridando: “Booh!”.
Una fede… ricostruita
Rispetto alla vita di fede, poi condividono un’altra peculiarità. Nonostante l’appartenenza formale alla Chiesa, nessuno dei due nasce in una famiglia molto praticante, anzi, pare che il padre di Piergiorgio, Alfredo, direttore del quotidiano La Stampa, non manifestasse affatto di gradire la sua frequentazione dei gruppi ecclesiali, anzi: non nascondeva il suo disappunto su questo aspetto.
Nonostante la ricchezza…
«È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio» (Mt 19, 24) ripete Cristo, con il suo pungente umorismo, nel Vangelo. Ma, ai nostri, le sfide piacciono e non si lasciano scoraggiare. Quello che il Maestro stesso, 2000 anni fa, aveva individuato come possibile ostacolo, per loro, con la grazia di Dio, è diventato un trampolino di lancio verso l’onore (e gli oneri, ragazzi miei!) degli altari.
Nella Torino degli Anni Venti, a muso duro contro fascisti e comunisti, oppure, nella Milano-bene degli Anni Duemila, poco cambia: quando il cuore si abbronza al sole dell’Eucaristia, nonostante i soldi e gli agi, riesce a vedere in ogni uomo e donna un fratello e una sorella, una creatura di Dio da amare e di cui prendersi cura. I genitori non sempre capiscono queste scelte: spesso, non sanno né approvano tutto, magari preoccupati della rispettabilità, oppure anche solo (aggiungo: comprensibilmente!) preoccupati per l’incolumità del giovane erede. Molto emerge ai funerali. Quando gente di ogni estrazione sociale si fa avanti per onorarne la memoria, per riconoscere il bene ricevuto: con la loro semplice presenza, diventa una silenziosa testimonianza nei loro confronti.
Due santi, diversi
Piergiorgio, dal canto suo, si dimostrò un precursore nell’intuire le possibilità del laicato cattolico, nella vita quotidiana e civile, nonché in politica; manifestò, ad esempio, un innegabile acume politico nel momento in cui, pur appoggiando il Partito Popolare di don Luigi Sturzo (una formazione che voleva farsi carico dell’identità assiologica cattolica), ne rilevava la pericolosa vicinanza all’allora agli albori partito fascista.
Carlo, invece, sorprende per un altro dettaglio: nonostante la poca simpatia per la matematica, doveva avere davvero una mente brillante se all’età di 9 anni aveva iniziato a leggere libri universitari di programmazione, poiché, avendo intuito le potenzialità di Internet, aveva realizzato una mostra virtuale sui miracoli eucaristici. Allora, il web non era così ricco come oggi, per cui non poteva attingere ad esso: come racconta la madre, coinvolgeva l’intera famiglia, per documentarsi, con foto e altro materiale, che confluì nel suo sito.
Due santi, per il mondo di oggi
Nel giorno della sua canonizzazione, suo fratello Michele[1] legge la prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, domandando a tutta piazza san Pietro, secondo quanto si trova nel nono capitolo del Libro della Sapienza: «Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?» L’omelia che segue pare rispondervi.
Due santi, giovani, sportivi, che amavano la lettura e l’Eucaristia, ma che sapevano coinvolgere i loro coetanei per attrazione[2]. Con le scarpe chiodate o con quelle da ginnastica, vale la pena incammino al seguito di Cristo. I santi di cui il nostro tempo ha bisogno per ricordare a tutti che, oggi ancora, Cristo può essere l’attrattiva che risponde alle inquietudini del cuore dell’uomo[3].
Maddalena Negri (articolo precedentemente pubblicato sul sito www.sullastradadiemmaus.it)
Vedi anche: Leone XIV, omelia nella messa di canonizzazione (7 settembre 2025)
Fonti immagini:
[1] Quest’ultimo è gemello di Francesca, entrambi hanno oggi quindici anni, la stessa età di Carlo al momento della morte. E mi fa sorridere pensare che, tra qualche anno, in un colloquio di lavoro, al descrivere la loro famiglia, potrebbero ritrovarsi a dire: “Ho anche un fratello, che adesso è santo!”.
[2] Concetto mirabilmente espresso da Benedetto XVI, nell’omelia pronunciata il 13 maggio 2007, ad Aparecida, in Brasile, in occasione della V Conferenza Generale episcopale dei vescovi dell’America Latina e dei Caraibi: “La Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per “attrazione”: come Cristo “attira tutti a sé” con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce, così la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore.”
[3] Cfr. Aurelio Agostino, Confessioni (I, 1)
Scopri di più da Club Theologicum
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento