Sono stati qui, avanti e indietro fra il chiostro e la sacrestia. Portando in giro abiti, cavi, pedane, luci, mixer e tanto altro ancora.
Sì, un lavoro eccezionale, uomini e donne preparatissimi e bravissimi: parlo dell’organizzazione dello spettacolo teatrale Caterina – Il Potere della Parola, scritto e prodotto in memoria del 50° anno della proclamazione di S. Paolo VI di Santa Caterina da Siena quale dottore della Chiesa.
Già da qualche anno la comunità minervitana ospita questa kermesse cateriniana, coordinata dal compianto fr Angelo Di Marco, nostro confratello improvvisamente deceduto lo scorso luglio. Proprio in memoriam anche del nostro confratello, si è deciso di concludere la preparazione di questo splendido spettacolo; tutta la produzione, iniziata poco prima della pandemia da Covid 19, ha subìto bruschi rallentamenti, il rinvio delle prime date, e adesso finalmente, nei giorni del 2 e 3 ottobre, ha visto finalmente andare in scena.
Ecco i personaggi principali che si sono incontrati durante la fabula scenica, Papa Gregorio XI (R. Talevi) Regina Giovanna I di Napoli (R. Pasqualoni), una meretrice di Perugia (M. Gravinese) Monna Lapa (P. Lambardi), cittadino di Perugia/vassallo Regina (A. Buccolini) guidati dalla narratrice Tiziana Corese, per la regia di Elisabetta Bernardini.



Questi personaggi sono introdotti dalla narratrice, calati nel loro contesto privato, intimo, fra disperazione e attesa di grazia di Cristo. Proprio in quello spazio privata, in quella cella interiore chiusa a qualsiasi relazione dialogica, Caterina irrompe, non direttamente recitando ma con le sue lettere. Inaspettatamente tutti i personaggi ricevono una lettera di Caterina: e questo rompe la loro abitudinarietà, la loro comfort zone. Caterina è il fuoco pronto a far ardere le legna bagnate dei loro cuori. Tutti gli attori sono straordinari nella impersonificare e poi nella resa scenica: segnalo uno struggente papa Gregorio XI, attaccato e coperto di menzogne da tutti, ma non da lei, la piccola vergine senese. Un plauso anche alla regina Giovanna I e alla meretrice, come al cittadino e vassallo, pronti a dare voce all’impeto cateriniano di verità; una voce narrante che sa far calare lo spettatore nella catarsi più piena, una purificazione ascetica per entrare nel tredicesimo secolo; seconda segnalazione infine per Monna Lapa, una vera e propria caratterista senese, che ci ha fatto riflettere e ridere, della sua “citta” Caterina, che davvero aveva “un bel cervello”.

In tutto questo, la figura di Caterina da Siena ancora una volta ci insegna l’importanza del discepolato, dell’ascolto ubbidiente ed attivo alla Parola del Suo Maestro, del Suo Unico ed Eterno Sposo. Uno spettacolo che fra risa e momenti profondi, ci permette di provare a gustare l’atmosfera del raptus estatico, dell’amore unitivo di Caterina per Gesù il Cristo Ponte.
Straordinario in
Gesù dolce, Gesù amore
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
Sono sicuro che sia stato bellissimo ed interessante; mi è dispiaciuto non esserci stato.
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