San Domenico l’uomo della libertà. #triduosandomenico2021

Domenico ha vissuto nella libertà di figlio di Dio l’obbedienza della fede.

Annoverato tra i canonici del Capitolo Cattedrale di Osma, certamente non aveva alcun progetto di lasciare la propria realtà geografica ed ecclesiale: chi accetta di diventare canonico, di solito non pensa di fare il missionario o l’itinerante. Dio, però, lo guiderà per le strade che egli non immaginava neppure, fino a farlo approdare a Bologna, dove concluderà la sua intensa e fruttuosa giornata terrena, attorniato da confratelli che sicuramente mai aveva immaginato di avere. È proprio vero, come ha scritto W. Shakespeare che: “… ciò dovrebbe insegnarci che una divinità c’è che dà forma ai nostri fini, comunque noi li vogliamo abbozzare”. Anche se ce ne dimentichiamo Dio è il Signore non solo della storia universale, ma anche di quella personale. Egli ci guida, ma sempre lasciandoci liberi, là dove fino a poco tempo prima non avevamo neanche immaginato quanto a mete e tempi, ma sorprendendoci sempre alla fine, come Abramo, come Giuseppe e Maria, come i Magi, come la Maddalena e l’apostolo Tommaso detto Didimo.

Domenico non ha ricercato mai di essere un originale, un ‘protagonista’ ossessionato di vendere la propria immagine, ed ha sempre colto le possibilità che la vita gli offriva come delle occasioni che Dio gli offriva per realizzare il suo progetto d’amore che aveva pensato per lui e per la Chiesa. La prova l’abbiamo in quanto non ha avuto nessun problema ad accettare la decisione del Concilio Lateranense IV (1215) e ribadita da Innocenzo III, di scegliere una Regola per il suo futuro Ordine tra quelle esistenti, cosa che fece adottando la Regola di sant’Agostino. Ugualmente, mostrando così di essere un vero e proprio leader, non ha avuto nessun problema a fidarsi dei confratelli e tra questi di quelli più preparati. Di fatto lasciò alla decisione del Capitolo Generale di Bologna del 1220 (17 o 20 maggio) l’approvazione delle Consuetudini che si erano adottate e vissute dall’approvazione dell’Ordine avvenuta nel 1216. Inoltre, nonostante che dagli Atti del processo di canonizzazione siamo informati che molte delle leggi erano state direttamente volute dal Fondatore, sono quasi sicuro, sulla base delle testimonianze storiche e di logiche conclusioni, che in quest’opera Domenico si sia servito della competenza di esperti canonisti che erano entrati nell’Ordine, primo tra tutti il b. Reginaldo d’Orleans, anche se questi morì il 12 febbraio 1220, quindi poco prima della celebrazione del Capitolo Generale.

Questa è una lezione preziosa per tutti le figlie e i figli di san Domenico, ma alla fine per tutti le donne e gli uomini di ogni tempo: obbedire, nella libertà dei figli, alla volontà di Dio vivendo ciascuno la propria specifica vocazione. Obbedienza come ascolto (lat. oboedire, der. di audire ‘ascoltare’, col pref. ob-) di chi vuole, addirittura più di noi stessi, il nostro vero bene e la nostra vera felicità, non quella di qualche piacere fuggente ed ingannevole, ma quella che dimora stabilmente nel profondo del nostro cuore. Questo insegnamento vale per ognuno che è tentato di rifarsi esclusivamente ai propri calcoli e piani strategici, programmazione e piani quinquennali o progetti di resilienza, dimenticandosi che esiste lo Spirito Santo che ci guida una volta che abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare e l’abbiamo fatto con amore. Quindi, l’importanza della fede che è certa dell’intervento di Dio, come quella di Abramo: “Dio stesso provvederà …” (cf Gn 22, 8).

Fr Bruno Esposito OP.

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