Il libro di Giuditta è un libro inserito all’interno della sezione dei libri storici della Bibbia. Anche se come dice Ravasi è un libro “fintamente storico” (G. Ravasi, Giuditta, EDB, 1995, p. 68): cioè non è pensato e scritto come una fedele ricostruzione degli eventi circa la liberazione di del popolo di Israele dagli Assiri. Il libro vuole essere, invece, espressione / spiegazione di come Dio salva anche da terribili scenari di dominio; secondo gli studi di Ernst Zenger fondamentalmente può dividersi in tre parti:
Capitoli 1 – 3: dramma iniziale in cui Nabucodonosor re di Assiria annienta il generale giudaico Arfacad, e invia Oloferne suo generale a occupare il territorio di Giuda.
4 – 7: Nabucodonosor si presenta come Dio, il vero Signore. A quel punto che interviene all’interno degli israeliti il sommo sacerdote Ioiakim a rifiutare che è Nabucodonosor non è Dio.
Ultima sezione 8 – 16 si vuole mostrare che soltanto il Signore Dio e gli distrugge le guerre e salva Israele in un modo particolare; cioè Chiama Giuditta figlia di Merari è vedova di Manasse dalla tribù di Simeone.
Giuditta disse:
«Lodate il mio Dio con i timpani,
Giuditta 16, 1 – 10
cantate al Signore con cembali,
elevate a lui l’accordo del salmo e della lode;
esaltate e invocate il suo nome.
2 Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre;
egli mi ha riportata nel suo accampamento
in mezzo al suo popolo,
mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori.
3 Calò Assur dai monti, giù da settentrione,
calò con le torme dei suoi armati,
il suo numero ostruì i torrenti,
i suoi cavalli coprirono i colli.
4 Affermò di bruciare il mio paese,
di stroncare i miei giovani con la spada,
di schiacciare al suolo i miei lattanti,
di prender come preda i miei fanciulli,
di rapire le mie vergini.
5 Il Signore onnipotente li ha rintuzzati
per mano di donna!
6 Poiché non cadde il loro capo contro giovani
forti,
né figli di titani lo percossero,
né alti giganti l’oppressero,
ma Giuditta figlia di Merari,
con la bellezza del suo volto lo fiaccò.
7 Essa depose la veste di vedova
per sollievo degli afflitti in Israele,
si unse con aroma il volto,
8 cinse del diadema i capelli,
indossò una veste di lino per sedurlo.
9 I suoi sandali rapirono i suoi occhi
la sua bellezza avvinse il suo cuore
e la scimitarra gli troncò il collo.
10 I Persiani rabbrividirono per il suo coraggio,
per la sua forza raccapricciarono i Medi.
Questo brano prende il nome di Cantico di Giuditta; stilisticamente è un vero e proprio cantico, molto lungo e allo stesso tempo molto bello, di cui si è tramandata l’espressione cantata e recitata (in modo salmico e alleluiatico diremmo oggi), in forma gioiosa fino ai tempi della Vergine Maria; tale Cantico di Giuditta, a sua volta, attinge traduzione di cantare in nome del Signore dal canto di Mosè dopo l’uscita dal deserto.
Cosa ci insegna la storia di Giuditta? Lei è, come dicevamo, donna vedova che Dio incarica di dare un segno al popolo ebraico presso dagli Assiri e dal loro terribile comandante Oloferne; Giuditta usa la sua seduzione per decapitare Oloferne e gettare nel panico gli Assiri, così da rinvigorire e dare speranza agli ebrei, cosicché superino la dominazione.
Nel cantico, Giuditta ringrazia Dio per essere stata chiamata a questo compito con grande prudenza, con grande astuzia è proprio Giuditta con la sua audacia che è in grado di mostrare come Dio sia provvidente nei confronti del popolo di Israele. C’è, inoltre, un altro passaggio che mi aveva colpito: si dice, infatti, che Giuditta, figlia di Merari, “con la bellezza del suo volto fiaccò Oloferne”.
La salvezza di Dio viene anche tramite la bellezza. Perché Dio è il bello per eccellenza: colui che esprime l’armonia, l’integrità e la chiarezza in se stesso e lo riverbera nella creazione.
Perciò, tutti quanti siamo chiamati con il suo aiuto e con la sua Grazia, a riverberare e a ripresentare la bellezza; come dice Von Balthasar, la bellezza è un quasi Sacramento, è una quasi modalità che Dio ha per mostrarci i suoi divini misteri invisibili.
Alleniamoci, allora, a cogliere la bellezza. A vedere in tutte le brutture di questi tempi incerti, il bello della grazia di Dio, che entra nel mondo in modi davvero inattesi. Come inatteso, per gli ebrei, era che proprio Giuditta, una donna, per di più, vedova, si fosse resa strumento di Dio.
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
Gesù dolce, Gesù amore
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