Tra i molti doni dello Spirito Santo ve ne sono due che definiscono la personalità di Santa Caterina da Siena: la fortezza e la sapienza. Nella sua biografia è scritto che all’età di dodici anni diede il primo segno della sua forza e sapienza interiore opponendosi al legittimo desiderio della sua famiglia, ovvero quello di darla in matrimonio. Difatti, ella aveva in mente un altro matrimonio più interessante e ambizioso, un matrimonio spirituale con Gesù risorto.
I biografi ricordano unanime che la santa non sapeva leggere. Questo fatto deve essere collocato nel contesto del suo tempo, infatti nel XIV secolo vi erano molte donne, né uomini, che erano analfabeti. Caterina non aveva bisogno di saper scrivere per dettare riflessioni mistiche di alto livello, che le sono valse il titolo di Dottore della Chiesa, ad esempio: la conoscenza della bontà di Dio è lo specchio che ci fa conoscere “la nostra propria dignità e indegnità”, cioè la dignità di sapere che siamo immagine di Dio e l’indegnità di sapere quanto ci manca per diventare come lui.

Un buon esempio di sapienza e forza era la sua cura per i malati. La sua vocazione di preghiera si combinava perfettamente con la sua carità. Usciva per le strade per curare i malati affetti da patologie contagiose, di cui nessuno voleva prendersi cura e che soffrivano di una continua solitudine. La sua cura per i poveri e i malati si riflette bene in una scena (un po’ leggendaria) raccontata dal suo confessore e biografo Raimondo di Capua, in cui paragona la santa a San Martino di Tours, che si tolse il mantello per coprire i poveri, e nel coprire i poveri era consapevole di vestire Cristo stesso. Ebbene, Caterina, a un povero che le chiedeva l’elemosina, non avendo altro da dargli, diede una croce d’argento che portava sul petto. Di notte ebbe una visione: Cristo stesso le restituiva la croce.
L’impegno politico ed ecclesiale di Caterina era un segno di forza e di sapienza. Una donna di poca cultura parlò alle autorità politiche e allo stesso Pontefice, esortandoli a cambiare i loro atteggiamenti, preoccupata com’era della pace sociale e dell’unità della Chiesa. Ciò è inaudito per una donna di 25 anni nel XIV secolo. Si potrebbe parlare, inoltre, della sensibilità ecologica di una Caterina che amava la bellezza dei fiori e della natura.
Oggi i cristiani hanno bisogno di imparare da Caterina: in un mondo ferito dall’ingiustizia e dalla menzogna, dove il dolore umano, la fragilità e la vulnerabilità sono evidenti, noi abbiamo bisogno della forza e della sapienza che non viene da noi stessi ma da Dio. Come Caterina dobbiamo imparare a chiedere questi doni in umiltà e in ginocchio.
Insomma, Caterina è una mistica con gli occhi aperti. La sua unione con Dio la esorta a prendersi cura dei bisognosi e a rimproverare i potenti, compresi le alte cariche della Chiesa, per la loro mancanza di verità e di amore. Da questo punto di vista, si potrebbe applicare a lei il motto di Tommaso d’Aquino, che l’Ordine dei Predicatori, al quale apparteneva, ha fatto proprio: “contemplare e far conoscere ciò che è contemplato”. Più seria la preghiera, migliore la predicazione, più attiva la carità e più determinato l’impegno profetico per denunciare l’inaccettabilità del potere umana.
Fr. Néstor Rubén Morales, OP

Immagindi santa Caterina dipinte dal p. Felix op.
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