Le teorie di Guido Bortoluzzi esposte nel primo articolo sembrano così stravaganti da dover essere del tutto inaudite. In realtà don Guido espone una teoria devoluzionista già comune nell’apologetica dell’Ottocento e che sarà popolarizzata in Italia dall’agronomo Giuseppe Sermonti.
La scienza funziona spesso in modo abduttivo: osservando qualcosa, abduco come causa la sua miglior spiegazione. Io osservo fatti biologici: le diverse specie animali, i fossili, la loro distribuzione nei continenti, le loro somiglianze genetiche, il modo in cui cambiano. L’evoluzione è la loro miglior spiegazione: da una specie A si sono sviluppate nel tempo le specie B, C, D… Ora immaginiamo invece che Dio abbia creato dal nulla la specie B: questa si è devoluta nella specie A, la quale si è rievoluta in B. Se le cose fossero andate così, io potrei osservare gli stessi dati. Si tratta di un meccanismo alternativo all’evoluzione che può produrre gli stessi effetti. Questa è la visione devoluzionista.
Il problema è che l’abduzione è legittima solo se fatta verso la miglior spiegazione. E la devoluzione non lo è. Vediamo perché…
- Si tratta di un’ipotesi complessa e ad hoc: la si crea solo perché si vuole mantenere una lettura letterale della Genesi.
- L’idea di una devoluzione/rievoluzione sottende un’evoluzione teleologica: la specie A sarebbe “destinata” ad evolversi verso una B più perfetta. Noi sappiamo invece che l’evoluzione dipende da spinte ambientali su mutazioni indipendenti dall’ambiente. Le specie non sono assolutamente più o meno perfette, solo più o meno adatte a specifici ambienti.
- Che, partendo da materiale inorganico, si formino molecole organiche, esseri unicellulari, esseri pluricellulari sempre più complessi, è razionale. Il meccanismo contrario invece, in cui si parte da animali complessi per tornare indietro verso forme semplici, è incomprensibile. Come sarebbero apparsi questi esseri? Dal nulla? Perché non ne appaiono più?
- Non è proprio vero che la devoluzione prevede gli stessi effetti. Don Guido parla di giganti e di ancestri dalla testa canina esistenti 50 milioni di anni fa. Perché non troviamo i loro fossili? Gombloddo?! 😊
- Da queste “rivelazioni” don Guido implica idee che contraddicono pure altre scienze. Ciò che tocca un buco nero esce dall’esistenza? No, il buco nero può emettere della radiazione. L’eccentricità dell’orbita terrestre è causata da sue esplosioni? No, anche i pianeti extrasolari hanno orbite eccentriche e mai se n’è visto esplodere uno. Il sistema solare origina dalla collisione di una stella con una cometa? No, le comete hanno masse negligibili. La luna è troppo fredda per essere composta da rocce saldate? No, i mari sono segni di un’antica attività vulcanica. Il punto oceanico più caldo è nel Pacifico (dove la Terra tende a esplodere)? No, è nel golfo persico, oceano Indiano.
Certo, è sempre possibile ignorare ogni problematica con scetticismo: basta immaginare il demone cartesiano che ci fa osservare proprio queste cose anche se sono false. Resta che tutto ciò rende l’ipotesi devoluzionista una spiegazione peggiore dell’evoluzione.
Posto il fallimento della proposta di don Guido, cosa dovremmo pensare?
Il contrasto tra evoluzione e Genesi oggi si concentra su due temi: il monogenismo e lo stato di perfezione originale. L’evoluzionismo infatti descrive, per una serie di motivi, un’origine poligenica dell’uomo (i.e. discende da un gruppo di alcune migliaia di individui) ovviamente senza rilevare alcuno stato passato con abilità sovraumane. Data l’impossibilità del contrasto tra fede e ragione, abbiamo il dovere di accogliere quanto vediamo; quindi, non possiamo ignorare i dati empirici dell’evoluzione. Quindi dobbiamo capire come leggere la Genesi.
La compatibilità tra Genesi ed evoluzione poligenista mi è stata confermata in discussioni private da numerosi teologi: Francesco Vermigli, Giuseppe Paparone OP, Fiorenzo Facchini, Chino Biscontin. Compatibilità confermata anche dal frate e bioingegnere Nicanor Austriaco OP (qui). Infatti Gn 1, 27, in una tradizione indipendente dal capitolo 2, non descrive la creazione di un singolo uomo, ma di un’umanità molteplice (la Bibbia riporta sia monogenismo che poligenismo). Che lo stato di perfezione non sia da intendere come storico è sostenibile tramite Gn 2, 15: Dio rapisce un uomo nell’Eden, Eden che in molta esegesi ebraica (es. Vita di Adamo ed Eva, libri di Enoch) non è un luogo della Terra ma del Cielo o comunque a metà via tra i due, risultando ora fuori dal mondo e dalla Storia (qui). Tanzella-Nitti (qui) spiega come la perdita dello stato di perfezione possa essere la perdita di una potenzialità e non di facoltà attuali, come sottolineano anche Maurizio Flick e Zoltan Alszeghy (qui, qui e qui). Contro una lettura storica ingenua si esprime infine Claudio Doglio (video qui e qui): il racconto genesiaco, rientrando nel genere del mito, non descrive un evento storico che accade una sola volta, ma un evento che avviene continuamente nella vita di ogni uomo.
Alessio Montaigner
Foto di Darwin Laganzon da Pixabay
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