È il Sabato Santo, giorno del grande silenzio. Le campane tacciono, in attesa del grande annuncio della Risurrezione che le riporterà alla vita. Il silenzio delle campane riflette il silenzio della Santa Madre Chiesa, che attende con speranza l’arrivo della Pasqua.
Come era il primo Sabato Santo, quasi duemila anni fa? Come è stata vissuto questa attesa?
Forse sarebbe meglio chiedersi: c’era una attesa? L’attesa della Risurrezione significa che uno crede che la Risurrezione arriverà: significa la fede. Dove era la fede della Chiesa in questo giorno? Dove era la Chiesa?
Ripercorriamo il racconto della Passione per rispondere a questa domanda. La maggior parte dei discepoli si sono scappati: se ci sono, guardano la scena da lontano. Pietro, che poco prima ha affermato la sua fede in Cristo, l’ha appena negato.
Sappiamo, però, che non tutti hanno abbandonato Cristo nell’ora della sua Passione:
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. (Gv 19, 25-27)
C’erano quindi alcune donne che l’hanno seguito fin lì. Ma leggiamo che, di queste, alcune sono andate a ungere il corpo di Cristo la mattina di Pasqua:
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. (Mc 16,1)
Non si unge un corpo risorto, ma si unge un corpo morto. Se le donne sono andate a ungere il corpo di Gesù, vuol dire che non credevano che sarebbe risorto, e non attendevano la sua Risurrezione. Certamente, erano spinte da un immenso affetto e amore verso il Maestro, un amore così grande che erano pronti a stare presso la croce e probabilmente subire lo scherno sia dei farisei, sia dei romani. Ma non avevano ancora una fede piena nella Risurrezione.
Presso la croce di Cristo, c’era pure il discepolo amato, l’apostolo Giovanni, colui che ha riposato sul petto di Gesù durante l’ultima cena. Forse lui attendeva con speranza la Risurrezione?
Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. (Gv 20, 4-8)
Leggiamo che lui “vide e credette”, e non aveva “compreso la scrittura”. Allora, non è lui che cerchiamo.
Chi ci rimane? Sua madre! Lei che ha accompagnato Cristo fin dalla sua concezione, che ha sorvegliato su di Lui durante la sua infanzia, che l’ha seguito discretamente durante i giorni della sua missione pubblica, e che è stata presso la sua croce nell’ora più buia della sua vita: in questo giorno, dove era? Dato che l’ha amato così tanto, perché non è andata con le altre donne a venerare il corpo del suo Figlio diletto?
Perché lei aveva compreso le sacre scritture, e aveva compreso tutto l’annuncio di Cristo: con fede ferma credeva e aspettava la Risurrezione. Essendo immacolata, non soffriva quell’oscuramento dell’intelletto dovuto al peccato originale: con l’aiuto della grazia, conosceva e penetrava in fondo il messaggio del suo Figlio.
Scrisse Dionigi il Certosino:
Chi può pensare, immaginare o dire quanto luminosa, sicura e forte fosse la fede della splendidissima Vergine? […] Per questo, nel tempo della Passione, lei sola rimase pienamente stabile e perfetta in una situazione di fede esplicita.[1]
Scrisse inoltre il teologo domenicano Reginald Garrigou-Lagrange:
Durante la Passione, quando tutti gli Apostoli tranne Giovanni si sono allontanati, lei rimane presso la croce, eretta in piedi. Non cessa neanche per un istante di credere che suo Figlio è veramente il Figlio di Dio, Dio stesso, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, che apparentemente è stato sconfitto, ma che in realtà è il vero vincitore sul demonio e sul peccato, e che in tre giorni conquisterà la morte con la sua Risurrezione. L’atto di fede di Maria sul Calvario, in quest’ora sommamente oscura, fu il più grande mai esistito, il suo oggetto era il più difficile mai incontrato: che Gesù vincerà la più grande delle vittorie attraverso la più completa delle immolazioni.[2]
Non c’è nessun dubbio allora! Nel silenzio di quel primo Sabato Santo, la fede continua viva ed ardente nell’anima della Beata Maria, colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto. (Lc 1,45)
Dove era la Chiesa in attesa della Risurrezione quel giorno? Nel cuore di Maria, che attendeva con fede fervente e firma speranza la vittoria del suo Figlio. Ogni Sabato Santo, la Santa Madre Chiesa vive ancora questa esperienza di Maria: è Lei l’icona della Chiesa in attesa.
Però l’attesa della Pasqua è in sé stessa un’immagine per tutta la vita ecclesiale, perché la Chiesa è la Sposa di Cristo, che vive un’attesa continua dell’arrivo del suo Sposo divino, quando i secoli raggiungeranno il loro splendido compimento nelle Nozze eterne: un Sabato Santo prolungato.
Questi riguarda anche tutti noi.
Per noi che viviamo questa attesa escatologica, oggi è il momento di guardare al nostro modello e Madre nella fede. La Chiesa e i suoi membri dovrebbero, senza dubbio, salire altri monti del Calvario, dovrebbero vivere altri momenti pieni di oscurità e di tenebre. Ma con Maria sappiamo che il Sabato Santo non è un giorno di sconfitta, ma semplicemente un giorno di attesa, illuminato dalla fede e dalla speranza.
Così, quando il nostro Salvatore arriverà in vittoria, possiamo dirgli con gioia nei nostri occhi: Ti stavamo aspettando.
Buona attesa.
Sia lodato Gesù Cristo!
Fr Jean Gabriel M. Pophillat OP
[1] cit. in Luigi Gambero, Maria nel pensiero dei teologi latini medievali, Milano, Edizioni San Paolo, 2000. 390-391.
[2] Reginald Garrigou-Lagrange, La mère du Sauveur et notre vie intérieure, Paris, Éditions du Cerf, 1948. 133-134.
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