Beda nacque nel regno inglese di Northumbria, nella regione a sud del fiume Tyne, probabilmente nel 672 o nel 673 e morì nel suo monastero nella stessa regione, probabilmente nel 735. Ciò che sappiamo di lui e della sua vita lo dobbiamo a quanto egli stesso ha scritto alla fine della sua Historia Ecclesiastica gentis Anglorum (completata nel 731). Nato in un territorio che poco dopo sarebbe appartenuto al duplice monastero dei SS. Pietro e Paolo, con case a Wearmouth e Jarrow, Beda fu affidato dalla sua famiglia allo stesso da bambino e qui spese praticamente tutta la sua vita. Fu ordinato diacono all’età insolitamente precoce di 19 anni e sacerdote a 30 anni. Il titolo con cui è passato alla storia, “Venerabile”, era probabilmente quello che generalmente allora veniva dato ai presbiteri dalle sue parti.
Nel corso di una vita esteriormente tranquilla, Beda utilizzò la considerevole biblioteca monastica messa insieme dal fondatore e abate del suo monastero, Benedetto Biscop (628-690 circa), per diventare uno dei più grandi eruditi della sua epoca. Le sue opere coprono aree assai variegate, che vanno dalla grammatica, alla metrica, alla cronologia; quest’ultima è una sua specialità, legata sia ai suoi interessi storici che al suo coinvolgimento nella controversia, ancora viva ai suoi tempi, contro coloro che si rifiutavano di accettare la pratica romana di calcolare la data della Pasqua. La sua Storia ecclesiastica è comunemente e giustamente oggi considerata come una chiava di volta nello sviluppo dell’arte e della scienza storiografica; mentre i suoi voluminosi commenti alle Scritture furono molto apprezzati dai suoi contemporanei e in tutto il Medioevo. In questi ultimi, Beda sembra aver mirato soprattutto a presentare con chiarezza le opinioni dei grandi Padri latini, principalmente (ma non esclusivamente) Agostino, Girolamo, Ambrogio e Gregorio, anche se sappiamo che conosceva bene il greco e probabilmente un anche po’ di ebraico. Di una certa importanza sono anche alcune delle sue Epistole, in particolare una al suo ex allievo Egberto (morto nel 766), arcivescovo di York. Altre sue opere storiche sono la Storia degli Abati (del suo monastero) e la Vita di Cutbertoin versi e in prosa.
Secondo i suoi contemporanei, Beda era un monaco che irradiava una santa gioia nell’insegnamento e nell’apprendimento. Alla santità di vita, questi coniugava una considerevole acutezza intellettuale che gli dette modo di offrire un contributo particolarmente originale allo sviluppo della pratica e del pensiero nella Chiesa occidentale. Le sue opere esegetiche mostrano, nella loro precisione e chiarezza, la sua sensibilità per le esigenze degli studenti monastici di formazione non latina che le avrebbero utilizzate. La lettera a Egberto è piena di suggerimenti sani e pratici, tra cui l’uso del volgare nelle preghiere, per migliorare la vita religiosa dei laici.
Beda disponeva una notevole capacità di intuire il senso degli eventi e di cogliere le qualità più proprie dei personaggi di cui tratta nella sua Storia ecclesiastica. Ad esempio, notevole è il ritratto che costui ci ha lasciato di Sant’Aidano (di Lindisfarne, morto nel 651). Quasi tutto ciò che si sa di Aidano proviene da Beda, e ciò che questi racconta del funzionamento specifico della missione irlandese di costui ci permette di affermare che Aidano fu uno dei grandi geni missionari di tutti i tempi. Anche la conoscenza di un altro genio pratico, l’orientale Teodoro di Tarso (602-90), che giunse in Inghilterra in età avanzata e, come arcivescovo di Canterbury, inaugurò un’epoca d’oro per il primo cristianesimo inglese, deriva principalmente dalle pagine di Beda. Quell’età dell’oro stava volgendo al termine al momento della morte di Nostro, ma aveva raggiunto il suo scopo: aveva portato a compimento il lungo e impegnativo compito, iniziato 300 anni prima dai celti britannici e irlandesi, di convertire al cristianesimo latino le isole britanniche, barbare e totalmente estranee alla cultura romana.
Con un genio quasi profetico, Beda vide e giudicò chiaramente l’importanza di ciò che stava accadendo nell’Inghilterra della sua generazione e di quella precedente. La sua Storia ecclesiastica illustra i grandi eventi in modo da rivelarne il significato. In questo sta il suo valore come scritto storiografico; ma c’è di più della comprensione storica. La Storia ecclesiastica rappresenta un significativo progresso nella comprensione teologica. In questa emerge chiaramente la percezione che il suo autore aveva del fatto che una nuova era si stava aprendo per la Chiesa, tanto che la stessa rimane una guida imprescindibile per chi voglia comprendere il senso teologico degli eventi, a prescindere dal tempo e dal luogo.
Venerato come santo fin da subito dopo la sua morte, Beda il Venerabie è stato proclamato Dottore della Chiesa nel 1899.
Adriano Virgili
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